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Francesco in Sud Sudan striglia i leader politici: basta parole, si attui accordo di pace

Papa Francesco, arrivando in Sud Sudan, il paese più giovane e più povero del mondo, ha avvertito i leader politici ricordandogli  che la storia li giudicherà duramente se continueranno a rallentate  l’attuazione dell’accordo di pace del 2018.
Ad accompagnarlo nel paese prevalentemente cristiano l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e il moderatore della Chiesa di Scozia, il Rt. Rev. Iain Greenshields.
Insieme sperano di spingerà i media internazionali a puntare i riflettori su quella che Francesco definisce una “crisi dimenticata”.”Sono qui come pellegrino, prego perché in questo caro Paese, dono del Nilo, scorrano fiumi di pace; gli abitanti del Sud Sudan, terra della grande abbondanza, vedano sbocciare la riconciliazione e germogliare la prosperità”. Sono le prime parole di Papa Francesc. Le ha scritte sul libro d’onore del Palazzo presidenziale dove a breve terrà il discorso alle autorità del Paese
. Si tratta di un paese poverissimo dove, come ricorda l’Onu c’è una grave emergenza umanitaria grave con due terzi della popolazione che sopravvive grazie agli aiuti umanitari. Secondo le Nazioni Unite, 9,4 milioni delle persone più vulnerabili avranno bisogno di assistenza e protezione salvavita urgenti nel 2023, rispetto agli 8,9 milioni del 2022. Nel Paese ci sono più di 2 milioni di persone sfollate, molte delle quali da anni. “Gli effetti cumulativi e combinati di anni di shock legati al clima, come inondazioni e siccità, conflitti e violenza subnazionale, hanno distrutto le case e i mezzi di sussistenza delle persone, privandole del futuro che meritano” sostiene l’Onu. Inoltre, per il quarto anno consecutivo il Paese è a rischio sono inondazioni su larga scala, che provocano distruzione e sfollamenti. La situazione della sicurezza in Sud Sudan resta grave con violenze sessuali diffuse e difficoltà per le agenzie umanitaria a raggiungere le popolazioni vulnerabili. il Sud Sudan, riferisce l’Onu, è uno dei luoghi più pericolosi per gli operatori umanitari, a causa della violenza armata, con nove operatori umanitari uccisi e 450 incidenti segnalati nel 2022 e già tre operatori umanitari uccisi nel 2023. “Le vittime dirette di questi attacchi – spiega l’Onu – sono gli operatori umanitari, quasi invariabilmente cittadini sud sudanesi, ma le vittime indirette sono le persone più vulnerabili” che vengono private degli aiuti senza i quali rischiano di non sopravvivere.

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