Dopo la grande messa con oltre un milione di partecipanti all’aeroporto di Ndolo, il Pontefice ha incontrato nel pomeriggio del 1° febbraio gli sfollati dalle province orientali congolesi, dove oltre un centinaio di gruppi armati ribelli combattono tra loro o contro l’esercito regolare, ma sempre comunque contro le popolazioni locali, in una guerra lontana, interminabile e dimenticata dal resto del mondo.
Le Pape rencontre des victimes de violences au #Congo
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— Philippine de Saint Pierre (@pdesaintpierre) February 1, 2023
Le sofferenze subite nella zona del Kivu e nell’Ituri sono arrivate a Kinshasa davanti al Papa sulle gambe e nella voce di ragazzi e ragazze, uomini e donne che gli hanno raccontato storie terribili e a volte raccapriccianti di violenza estrema: hanno mostrato le loro cicatrici fisiche e morali, le vite spezzate e gli arti mutilati. Papa Francesco ha ascoltato a lungo e con attenzione le terribili esperienze di persone e comunità dilaniate da ribellioni e conflitti, abusi e massacri compiuti dalle milizie ribelli che da decenni tengono sotto ostaggio l’intera zona orientale del Congo, soprattutto quella confinante con Uganda, Rwanda e Burundi.
Ad ognuno il Papa ha teso la mano e ha offerto un rosario o una medaglia, oppure ha benedetto i figli nati dallo stupro della madre. È anche per incontrare queste persone che Jorge Bergoglio ha voluto fortemente questo viaggio apostolico in RDCongo, un Paese ricchissimo e poverissimo, plurale e variegato, grande quanto l’Europa occidentale e per il quale lui stesso si è definito un “pellegrino di pace” e ha intitolato il viaggio “Tutti riconciliati in Gesù Cristo”. Papa Francesco ha sempre desiderato usare la sua influenza per farsi sentire dai protagonisti dei conflitti a convincerli di fermare le armi, i saccheggi, gli stupri.
#RDC: "Je suis le deuxième de ma famille. Mon grand frère a été tué dans des circonstances que nous ignorons. Mon père a été tué devant moi en territoire de Beni.", les témoignages des victimes de l'insécurité dans l'est devant le pape pic.twitter.com/zAmQNdvZwQ
— Stanis Bujakera Tshiamala (@StanysBujakera) February 1, 2023
Una giovane donna di Butembo ha mostrato le braccia monche, senza le mani tagliate da un machete; un’adolescente di Goma ha raccontato il suo anno e mezzo di prigionia e violenza quotidiana da parte di un gruppo armato; due fratellini originari di Beni hanno ricordato i loro genitori e i loro familiari uccisi in una orribile incursione notturna di una milizia terrorista. Spesso i testimoni hanno detto di aver perdonato i loro aggressori, dicendo che la forza di questo gesto arriva loro dalla Bibbia e dal Vangelo, al punto da definirsi oggi come “attivisti della pace”.
#PapeEnRDC : Violées, mutilées, les victimes venues du Nord;Sud Kivu& Ituri racontent au Pape la violence subie à cause des conflits armés dans leurs provinces.
Elles bénéficient de l’accompagnement spirituel et psychosocial de l’Église pour surmonter le traumatisme causé. pic.twitter.com/qLY2Q1bwGC
— #PapeEnRDC (@PapeEnRdc) February 1, 2023
Dopo aver ascoltato tutte le storie (“Vatican News” le ha raccolte tutte, in francese, qui), Papa Francesco ha concluso con questa benedizione:
“Signore nostro Dio, dal quale deteniamo il nostro essere e la nostra vita, oggi deponiamo gli strumenti delle nostre sofferenze sotto la croce del tuo Figlio. Ci impegniamo a perdonarci a vicenda ea scappare da tutti i percorsi di guerra e conflitto per risolvere le nostre divergenze. Ti chiediamo, Padre, con la tua grazia, di fare del nostro Paese, la Repubblica Democratica del Congo, un luogo di pace e di gioia, di amore e di pace dove tutti si amano e vivono insieme fraternamente. Il tuo Spirito ci accompagni sempre e il Santo Padre qui presente preghi per noi”.
#RDC: « Vous vous enrichissez par l’exploitation illégale des biens de ce pays (…), faites taire les armes. Arrêtez de vous enrichir sur le dos des plus faibles, ça suffit », les mots forts du pape François à Kinshasa devant les victimes de l’insécurité dans l’Est du pays pic.twitter.com/7fxA5r7nxF
— Stanis Bujakera Tshiamala (@StanysBujakera) February 1, 2023