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Mayotte (Francia), il governo vuole abolire lo jus soli

Da quasi un anno Mayotte è scossa da una profonda crisi politico-sociale, dovuta principalmente alla forte pressione migratoria proveniente dalle Comore a ovest e dal Madagascar a est. L’arcipelago di Mayotte si trova nell’Oceano Indiano, nella parte settentrionale del canale del Mozambico, e dal 2011 è un dipartimento francese d’Oltremare, quindi è tecnicamente un territorio dell’Unione Europea. Lo scorso 24 aprile 2023, il governo francese lanciò l’Operazione Wuambushu (“ripresa”), un blitz con polizia ed esercito volto a “contrastare l’immigrazione illegale e l’insicurezza“, così da “ripristinare l’ordine” e “stroncare la criminalità“.

Mayotte, tensioni per l’operazione Wuambushu nel dipartimento d’oltremare francese

Un anno fa la Francia aveva l’obiettivo di espellere almeno 10.000 migranti privi di documenti, per lo più comoriani, grazie a un accordo di rimpatrio con le Comore risalente al 2019, ma che il vicino stato insulare non intende rispettare, anche perché estremamente povero. Da allora sono state smantellate baraccopoli e alloggi precari, come in questo servizio del maggio 2023:

Come ha scritto “Charlie Hebdo” in un editoriale particolarmente efficace, si trattò di una “gigantesca operazione di polizia [che] aveva tutte le caratteristiche di un’operazione di comunicazione che rischia di aggiungere caos a caos“:

Dopo tanti mesi, infatti, l’azione non ha risolto i problemi di Mayotte, per cui adesso il governo centrale francese rilancia con una decisione molto dura e controversa: la fine dello jus soli nell’arcipelago. Il ministro degli Interni Gérald Darmanin ha dichiarato domenica 11 febbraio, durante un viaggio in quel dipartimento d’oltremare, che, per combattere l’immigrazione clandestina, “non sarà più possibile diventare francese se non si è figli di genitori francesi“. Si tratta di un annuncio, ma che riguarda una revisione costituzionale, perché questo principio della cittadinanza francese è applicato in Francia da diversi secoli, in una forma o nell’altra.

Insieme allo jus sanguinis (il diritto di sangue), alla naturalizzazione o al matrimonio, lo jus soli (mitigato dallo jus scholae) è uno dei modi per ottenere la nazionalità francese. Concretamente, un bambino nato sul territorio francese da genitori stranieri può diventare francese dall’età di 13 anni (facendone richiesta) se ha vissuto in Francia per almeno cinque anni, o – in modo automatico – dall’età di 18 anni e ha completato un ciclo scolastico.

La situazione a Mayotte è già parzialmente diversa dal 2018, quando la legge sull’asilo e l’immigrazione di quell’anno imponeva di dimostrare che almeno uno dei propri due genitori si trovava in una situazione legale per più di tre mesi al momento della nascita del bambino. Chiaramente, aggiungendo più condizioni si riduce il numero delle persone interessate, ma stando alle dichiarazioni di Darmanin, adesso sarebbe lo jus soli nel suo complesso a scomparire da Mayotte.

Nel diritto francese lo jus soli esiste almeno dal 1515, quando il Parlamento di Parigi concesse lo status di “suddito del re” ai bambini nati in Francia da genitori stranieri. Dopo quasi tre secoli, quel diritto fu sancito nella prima Costituzione del 1791 e, successivamente, nel Codice civile di Napoleone del 1804. In seguito, nel 1851 e nel 1889 fu imposto il principio dei doppi diritti civili, al fine di aumentare innanzitutto il numero delle persone impegnate nel servizio militare, ma questo automatismo fu eliminato nel 1993 con la cosiddetta legge “Pasqua-Méhaignerie”. Da allora, ci sono stati ulteriori vari tentativi di modifica, ma nessun governo francese era arrivato al punto di volerlo eliminare del tutto in una parte del territorio.

Oggi in Francia lo jus soli è considerato un principio fondamentale della République, per cui, spiega Jules Lepoutre, professore di diritto all’Università della Costa Azzurra, “prevedendo diritti differenziati e più ristretti in un territorio d’oltremare, stiamo facendo la storia coloniale francese“.

Come spiega ancora Lepoutre, per varare la riforma il governo ha la possibilità di varare una legge ordinaria, ma si esporrebbe a un’eventuale censura da parte del Consiglio costituzionale, che potrebbe considerare la soppressione dello jus soli come un “attacco sproporzionato all’indivisibilità della Repubblica“. Per questa ragione, l’esecutivo sembra maggiormente propenso alla revisione costituzionale. Ed è quanto sostiene anche Laurent Fabius, presidente del Consiglio costituzionale,

Parte degli abitanti di Mayotte è favorevole al progetto di Darmanin, convinti che permetterebbe di prendere di mira direttamente alcuni canali di immigrazione clandestina. Lo sostiene Mansour Kamardine, deputato di Les Républicains (centro-destra): “A loro non interessano i migranti provenienti dall’Africa dei Grandi Laghi, perché vogliono arrivare in Francia e in Europa. Ma quelli provenienti dal Madagascar e dalle Comore hanno interesse ad avere la nazionalità francese“.

Anche per Estelle Youssouffa, deputata di LIOT (Libertés, indépendants, outre-mer et territoires, un gruppo centrista e filo-macroniano), “l’abolizione dello jus soli è vitale per Mayotte [perché] metterà fine ad una vera e propria “pompa di aspirazione” in termini di immigrazione clandestina“.

Di opinione radicalmente diversa, invece, sono i deputati di sinistra e diversi specialisti, come lo storico Patrick Weil, secondo il quale questa scelta di Darmanin “non avrà alcun impatto“, dal momento che “ciò che incide è il divario di risorse tra Mayotte e le Comore“, che ha un prodotto interno lordo otto volte inferiore.

In effetti, i dati dell’Agenzia sanitaria regionale (ARS) e della Sanità pubblica francese dicono che, nel 2021, la maggior parte delle donne straniere che hanno partorito a Mayotte viveva già sull’isola almeno due anni prima del parto. Pertanto, è solo una sparuta minoranza ad arrivare a Mayotte durante la gravidanza (secondo una nota del 2023 dell’ARS, sarebbe l’11%).

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