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Marocco, il sisma ha ucciso oltre 2000 persone

Il terremoto che ha colpito il Marocco nella sera dell’8 settembre è una tragedia sempre più grande. Il bilancio provvisorio del sisma, diffuso dal Ministero dell’Interno marocchino nella tarda serata del 9 settembre, a 24 ore dalla scossa, è di almeno 2.012 persone morte e 2.059 ferite, di cui 1.404 in gravissime condizioni. I danni sono ingenti soprattutto nella regione di Marrakech e nelle aree montane dell’Atlante centro-meridionale, dove i soccorsi fanno fatica ad arrivare. Si teme, dunque, che l’entità della catastrofe sia destinata a peggiorare man mano che proseguono le ricerche.

La notte appena trascorsa è stata la seconda in strada per i marocchini, con il timore di ulteriori scosse di assestamento. L’evento ha suscitato un’ondata di solidarietà in tutto il mondo, con diversi paesi e organizzazioni che hanno offerto il loro aiuto a Rabat. I leader dei 27 paesi membri dell’Unione europea hanno firmato una lettera indirizzata al re del Marocco, Mohammed VI, in cui affermano di essere “pienamente solidali” e “pronti ad aiutare in qualsiasi modo possa essere utile“.

La Croce Rossa ha allertato la comunità internazionale sull’importanza degli aiuti da inviare in Marocco, sottolineando che saranno necessari per “mesi o addirittura anni“.

Solidarietà al Marocco è stata espressa da tutti i leader mondiali, compresa la presidente del consiglio italiana, Giorgia Meloni, che ha scritto di aver “appreso con dolore il tragico bilancio del devastante terremoto che ha colpito il Marocco” e ha espresso “vicinanza e solidarietà al Primo Ministro Akhannouch e al popolo marocchino, manifestando la piena disponibilità dell’Italia in questa emergenza“.

Particolarmente significativi sono stati anche i messaggi inviati dall’Algeria “al fraterno popolo marocchino per le vittime del terremoto“, dal momento che i due vicini hanno interrotto le relazioni diplomatiche nell’agosto 2021, e da Israele, con cui il Marocco nel 2020 ha normalizzato le sue relazioni diplomatiche, ricevendo un’offerta di aiuto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Intanto in alcune zone i soccorsi sono rallentati dalle difficili condizioni sul campo. Vicino ad Agadir i danni sono estesi: il villaggio di Douar Tagadirte Tidili è stato parzialmente distrutto dalla violenza delle scosse, ma i soccorsi non sono ancora arrivati sul posto e gli stessi residenti cercano di ritrovare i loro cari sotto le macerie, finché sono ancora in tempo: “Un’intera famiglia di sei persone è morta nel terremoto, tutti hanno paura, tutti qui hanno perso qualcuno“. Ovunque si fruga tra le macerie alla ricerca di un segno di vita.

In altri casi, i rallentamenti sono di natura formale. Ad esempio, Arnaud Fraisse, fondatore della ONG francese “Secouristes sans frontières”, dice di essere pronto a partire con la sua équipe per il Marocco per aiutare le vittime del terremoto, ma al contempo spiega che non può a causa di un blocco da parte delle autorità marocchine, che non danno il via libera ai soccorritori internazionali.

“Focus on Africa” sta seguendo attentamente l’evolversi della situazione e per recuperare le prime informazioni di ieri, rimandiamo al nostro articolo pubblicato poche ore dopo il disastro:

Marocco, un forte terremoto causa almeno 800 morti nella regione di Marrakech

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