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Migranti in un centro di detenzione libico. Ph. credit: Francesca Mannocchi / L'Espresso

Libia. Mandati di arresto internazionale chiesti per i trafficanti di esseri umani

Per la prima volta, un procuratore della Corte penale Internazionale si è recato in Libia. La comunicazione con il Consiglio di sicurezza, annunciati in un report numerosi mandati di cattura internazionale per crimini di guerra, crimini contro i diritti umani e crimini contro i migranti.

Migranti in un centro di detenzione libico. Ph. credit: Francesca Mannocchi / L'Espresso
Migranti in un centro di detenzione libico. Ph. credit: Francesca Mannocchi / L’Espresso

Nel report inviato al Consiglio di sicurezza il procuratore capo della Corte Penale Internazionale (CPI) Kharim Khan è stato chiaro, anche se per ora  i nomi dei citati nel documento rimane riservato, in attesa che il Tribunale internazionale dell’Aja convalidi la richiesta della procura: “Coloro che cercano di trafficare e sfruttare i migranti e i rifugiati, prendono di mira le persone più vulnerabili, che non hanno o hanno pochissima capacità di far valere i propri diritti umani fondamentali”.

Un vulnus normativo aveva bloccato fino ad oggi il perseguimento dei trafficanti di esseri umani. La Corte penale internazionale infatti, era stata autorizzata a procedere solo per crimini di guerra e i crimini contro i diritti umani o commessi a danno di esseri umani non rientravano in questa casistica.

Ph. Credit: icc-cpi.int/
Khamir Khan, procuratore capo della CPI con sede all’Aia. Ph. Credit: icc-cpi.int/

Ma il procuratore Kharim Khan ha sottolineato come “una valutazione preliminare dell’Ufficio, i crimini contro i migranti in Libia possono costituire crimini contro l’umanità e crimini di guerra“.

Per intenderci, i trafficanti fino ad oggi hanno agito impunemente consci della difficoltà degli investigatori nel poter dimostrare i loro collegamenti con le milizie che da anni combattono per il controllo del paese.

Ma gli investigatori sono arrivati ad un crocevia, riuscendo a dimostrare invece come tutta la filiera del traffico di esseri umani, torture e stupri compresi, sono ingranaggi di uno stesso meccanismo, piuttosto redditizio, delle milizie coinvolte nel conflitto libico.

“È un obbligo collettivo garantire che i responsabili di tali crimini siano chiamati a risponderne” ha detto Khan.

I mandati di arresto, qualora venissero accolti dal Tribunale e si tramutassero in ordini di arresto, potrebbero mettere in imbarazzo molti paesi e andrebbero ad incidere profondamente nel contesto libico.

Il Gen. Haftar, uno dei contendenti alla guida del paese. Ph. Credit: Startmag
Il Gen. Haftar. Ph. Credit: Startmag

Le persone sulle quali si indaga sono infatti a capo dei clan che oggi lottano per la spartizione del potere nel paese in particolare quelle legate al generale Haftar, l’uomo forte della Cirenaica, sono legate alle milizie, alla guardia costiera, all’esercito.

Un primo passo, come sottolinea Khan. “Presenteremo ulteriori richieste d’arresto, perché le vittime vogliono vedere l’azione della giustizia e le prove sono ormai disponibili”.

La procura infatti ha ammesso anche le denunce di organizzazioni internazionali per i diritti umani e organizzazioni non governative e ammesso in esame alcune indagini giornalistiche tra le quali quelle da Nello Scavo, giornalista di Avvenire, attivo da anni sul fronte immigrazione e traffico di esseri umani.

Indagini e mandati di cattura che potrebbero mettere in serio imbarazzo alcuni paesi europei, che nel tempo hanno sottoscritto accordi e cooperato (anche in campo militare – ricordate le motovedette donate alla guardia costiera libica?) con i personaggi incriminati.

Italia, Malta, Francia, Turchia, Russia, sono solo cinque di una platea forse più ampia di paesi che nel tempo hanno cooperato con le (diverse) autorità libiche, in un contesto di guerra civile, dominato da clan da sempre in lotta tra loro, che hanno utilizzato il traffico di esseri umani come arma di pressione e strumento di interesse (-non solo economico).

Abbiamo visto vittime in tutte le parti della Libia, da Bengasi, da Derna, da Tajura o Murzuk o Tawergha” ha detto Khan. ” Ho incontrato un uomo che ha perso 24 membri della sua famiglia”.

Khan si è mostrato deciso, facendo riferimento alle richieste presentate ed alle indagini in corso. “Questo è solo l’inizio. Non è un punto di arrivo”.

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