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Francia – Africa: il tour di Emmanuel Macron in Gabon, Angola, Congo e Rd Congo

Questa è una settimana africana per il presidente francese Emmanuel Macron: lunedì a Parigi, all’Eliseo, ha tenuto un discorso in cui ha esposto la sua visione della strategia militare e diplomatica francese in Africa, mentre da mercoledì è in viaggio in quattro Gabon, Angola, Congo Brazzaville e, da ieri sera, Congo Kinshasa:

Il discorso all’Eliseo

L’obiettivo dichiarato del discorso presidenziale, prima di partire per l’Africa, è stato di definire la direzione della strategia militare e diplomatica francese nel continente per il prossimo quadriennio. Dopo il ritiro delle truppe francesi dal Mali e dal Burkina Faso, Emmanuel Macron ha annunciato che la presenza militare del suo Paese in Africa sarà meno forte nei prossimi anni: i soldati francesi saranno meno numerosi e dovranno lavorare in collaborazione con i soldati africani. Nelle intenzioni di Macron, si è trattato dell’avvio di un “nuovo partenariato” con il continente africano, dove la Francia sta perdendo influenza a favore di Cina e Russia (quest’ultima attraverso la presenza sempre più marcata di propaganda e mercenari) e dove va espandendosi un sentimento antifrancese. L’Eliseo nega qualsiasi tentativo di “ritorno al passato”, insistendo sulla volontà di ridefinire il rapporto con l’Africa.

Libreville, Gabon: One Forest Summit

Mercoledì sera il presidente Macron è atterrato a Libreville, la capitale del Gabon, prima tappa di un tour in Africa centrale, dove giovedì ha partecipato alla conferenza internazionale “One Forest Summit”, un incontro sulla conservazione delle foreste tropicali, essenziali per la lotta al riscaldamento globale:

Con circa 220 milioni di ettari, il bacino del Congo ha la seconda foresta più grande del pianeta dopo l’Amazzonia. A Libreville, i 20 Paesi partecipanti all’One Forest Summit, tutti in rappresentanza di grandi bacini forestali, hanno proposto più impegno politico per maggiori finanziamenti, con l’obiettivo di proteggere il 30% della natura entro il 2030, secondo questa mappa:

– Un accordo equo tra i paesi forestali e la comunità internazionale, per conciliare ambizione ambientale e sviluppo economico.
– Un’iniziativa faro per proteggere le riserve più vitali di carbonio e biodiversità (Positive Conservation Partnerships, con un budget iniziale di 100 milioni di euro, e un meccanismo per remunerare i Paesi esemplari attraverso i “certificati di biodiversità”).
– Un progetto scientifico intitolato “One Forest Vision”, per misurare il saldo netto della presenza di carbonio e mappare (“fino al singolo albero”) le riserve più vitali di carbonio e biodiversità dell’Amazzonia, dell’Africa e dell’Asia nei prossimi cinque anni.
– Una strategia degli imprenditori dei tre bacini forestali “10by30” che punta a creare 10 milioni di posti di lavoro entro il 2030 in attività legate allo sfruttamento sostenibile delle foreste tropicali, e una serie di primi impegni concreti da parte delle aziende.

Ulteriori informazioni sono qui.

Libreville: politica del Gabon

La presenza di Macron nella capitale del Gabon ha avuto anche un altro aspetto, strettamente legato alla politica di quel Paese: nel prossimo agosto vi si terranno le elezioni presidenziali e l’attuale Capo di Stato, Ali Bongo, è probabile che si ricandiderà, per cui l’opposizione gabonese ha protestato contro la visita del leader francese perché la vede come un sostegno al presidente Bongo, membro di una delle famiglie più influenti del Paese, al potere dal 2009 e rieletto nel 2016 in un’elezione contestata dai suoi avversari.

Il clima politico non è dei più sereni e una dichiarazione alla stampa dell’oppositore Jean Gaspard Ntoutoume Ayi, vicepresidente dell’Unione Nazionale, suona alquanto tenebrosa: “La visita di Emmanuel Macron non porta un voto ad Ali Bongo. Ma la conseguenza potrebbe essere un pericolo per i francesi e per gli interessi francesi in Gabon. La mia preoccupazione è che se scoppierà una crisi politica intorno alle elezioni”.

Sollecitato su questo aspetto dai giornalisti africani già lunedì, dopo il suo discorso all’Eliseo, il Presidente Macron ha sottolineato che la sua visita in Gabon non è in alcun modo un “viaggio elettorale”.

Luanda, Angola

Venerdì 3 marzo il tour di Macron è stato particolarmente intenso: dopo essere decollato dal Gabon, si è recato in Angola e, nel pomeriggio, nel Congo Brazzaville, per poi arrivare in serata nel Congo Kinshasa.

A Luanda ha partecipato a un forum economico incentrato sull’agricoltura, a cui hanno preso parte più di 50 aziende francesi, come grandi produttori di cereali, allevatori e specialisti in piscicoltura. Al termine dei lavori la Francia e l’Angola hanno firmato una partnership volta allo sviluppo del settore agricolo e agroalimentare di questo Paese, uno dei primi produttori di petrolio africano che mira a diversificare la propria economia.

La partnership franco-angolana coinvolgerà professionisti del settore privato francese e mira a creare settori integrati, dalla produzione alla trasformazione agroalimentare. In particolare, l’Agenzia francese per lo sviluppo (AFD) concederà un prestito di 150 milioni di euro per un “programma di resilienza climatica e sicurezza idraulica”. Come spiegato anche durante la conferenza stampa congiunta tra i presidenti Macron e Joao Lourenço, l’accordo prevede anche la fornitura di un satellite per l’osservazione della Terra da parte di Airbus e l’assistenza tecnica del gruppo Suez nel settore idrico, ma la Francia proporrà anche soluzioni in termini di infrastrutture, acqua, energia e finanziamenti, al fine di far decollare i progetti nelle zone rurali.

Brazzaville, Congo

Il presidente francese è arrivato alla fine del pomeriggio di venerdì nella capitale del Congo, proveniente dall’Angola, ed è ripartito in serata per Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), proprio di fronte, sull’altra sponda del fiume che ha dato il nome ai due Paesi. A Brazzaville Macron ha avuto un incontro privato di circa un’ora con il suo omologo congolese Denis Sassou Nguesso, in cui hanno trattato soprattutto temi storici. Nella conferenza stampa successiva, infatti, i due Capi di Stato hanno parlato del generale Charles de Gaulle, che durante la Seconda guerra mondiale aveva dichiarato Brazzaville capitale della Francia libera:

Emmanuel Macron ha sottolineato che tra i temi di interesse bilaterale c’è quello “memoriale, storico e culturale”, mentre Denis Sassou Nguesso ha elencato i siti storici e turistici, come il memoriale Savorgnan de Brazzà, la scuola di pittura Poto-Poto e il monumento Félix-Eboué, che il presidente francese potrebbe visitare a Brazzaville quando in futuro vi resterà più a lungo, riferendosi alla sua visita che molti congolesi hanno considerato troppo breve. In effetti la visita di Macron è stata rapidissima, ma la ragione è da individuare soprattutto nell’imbarazzo di trovarsi accanto ad un presidente-dittatore come Sassou Nguesso, al potere da quasi 40 anni e di cui le organizzazioni per i diritti umani denunciano le violente politiche e repressioni, sebbene il francese non abbia espresso esplicitamente preoccupazioni.

Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo

Dopo aver attraversato il grande fiume, Macron è stato accolto all’aeroporto di Kinshasa dal Primo Ministro congolese Lukonde Sama e dal Vice Primo Ministro Lutundula, mentre un incontro con il Capo di Stato Félix Antoine Tshisekedi è previsto per stamattina, sabato 4 marzo, al Palais de la Nation, durante il quale i due leader discuteranno di sicurezza, investimenti e cooperazione.

Questa visita del Capo di Stato francese avviene in un contesto regionale molto teso, perché la RDCongo e il Rwanda sono in conflitto da più di un anno: Kinshasa accusa Kigali di sostenere il gruppo armato M23 che ha conquistato molte località nella provincia del Nord Kivu, dove i combattimenti tra l’esercito congolese e i ribelli si sono intensificati nelle ultime settimane. C’è molta attesa, dunque, per quanto dichiarerà Macron: i congolesi si aspettano una sua condanna del Rwanda, con il quale tuttavia il Presidente francese ha avviato un nuovo rapporto due anni fa, quando chiese scusa per le responsabilità del suo Paese nel genocidio dei tutsi nel 1994: qui.

Per Macron, l’erosione diplomatica tra RDC e Rwanda è una “regressione inaccettabile”, per cui insiste sulla necessità di “una risposta collettiva”, cioè regionale. Ufficialmente, Parigi riconosce il “sostegno” di Kigali all’M23, tuttavia non sembra che all’orizzonte ci sia una possibile rottura delle relazioni diplomatiche franco-rwandesi. Comunque sia, questo argomento sarà al centro dell’incontro odierno, dove parte della popolazione del più grande Paese francofono accusa il Presidente francese di sostenere il Rwanda, al punto che nei giorni scorsi si sono svolte anche varie manifestazioni contro il suo arrivo.

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