In Etiopia, i rifugiati eritrei aventi diritto garantito dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati – UNHCR, hanno denunciato arresti, detenzioni arbitrarie, percosse e privazioni da parte delle forze di polizia ai tanti di loro che parlano tigrino (lingua che parlano Eritrea ed in Tigray, lo stato regionale settentrionale dell’Etiopia). Nel contempo, come si apprende dal The Guardian, hanno denunciato anche l’UNHCR di averli “abbandonati”.
Nonostante il diritto di rifugiato permesso e ricevuto dall’UNHCR i tanti eritrei affermano di essere stati presi di mira con deportazione forzata in campi di prigionia, in zone dilaniate dalla guerra scoppiata in Tigray nel novembre 2020 e sconfinata nelle vicine regioni Amhara e Afar a metà 2021.
Arresti e detenzioni non solo su rifugiati con status legale, ma anche eritrei che hanno cittadinanza straniera.
Yonas* cittadino britannico di origine eritrea ad inizio di luglio 2022 era in vacanza ad Addis Abeba, in visita a luoghi di culto e religiosi della capitale etiope. Le forze di polizia hanno fermato l’autobus in cui viaggiava con altri 140 eritrei alla periferia di Addis Ababa.
“Hanno radunato solo quelli di noi che parlano il tigrino. Oltre ai rifugiati, c’erano decine di eritrei con passaporti europei, canadesi, statunitensi e britannici. Hanno preso le nostre cose e ci hanno costretto a salire su un altro autobus. Non ci hanno parlato del nostro ‘crimine’. Non hanno ascoltato quando tutti hanno mostrato la loro carta d’identità e passaporti dell’UNHCR [agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati” ha affermato l’eritreo con cittadinanza britannica.
“Ci siamo rifiutati di salire sull’autobus perché gli agenti di polizia non ci hanno dato alcuna spiegazione. Ma gli agenti ci hanno picchiato e intimidito. C’era anche una folla di gente comune che ci ha aggredito verbalmente. Avevamo paura.”
Il gruppo è stato forzatamente deportato in un campo di prigionia a Debark, nella regione Amhara. Yonas ed altre 10 persone sono stati rilasciati alcuni giorni dopo. Gli altri sono ancora detenuti nel campo di Alemwach con migliaia di altri profughi eritrei.
“È molto duro” ha detto Yonas “Manca di servizi di base come l’acqua. È spaventoso perché ci sono molte milizie violente nella zona. Mi hanno arbitrariamente arrestato e arbitrariamente rilasciato. Non c’è legge e ordine”.
Il The Guardian ha visionato dozzine di certificati di rifugiati con status valido e legale garantito da UNHCR che hanno permesso valido per vivere nella capitale etiope.
Nelle testimonianze raccolte dal media britannico, i rifugiati eritrei hanno denunciato l’ente delle Nazioni Unite per i Rifugiati di non averli tutelati.
Abraham, un padre di tre figli, ha detto di aver vissuto e lavorato ad Addis Abeba da quando è fuggito dall’Eritrea nel 2013. È stato trasferito nel campo in Amhara il 9 luglio ed è separato dai suoi figli e dalla moglie, che sono rimasti in città .
“Ho stabilito la mia vita ad Addis, confidando che l’UNHCR avrebbe protetto i miei diritti di rifugiato. Ma ora sembra che io non abbia alcun diritto. Non abbiamo avuto alcuna spiegazione del motivo per cui siamo trattenuti qui, quanto tempo ci vorrà. Nessuno dell’UNHCR ce lo ha chiesto. Ci hanno abbandonato. Non abbiamo nessun posto dove andare per rivendicare i nostri diritti, non c’è nessun posto dove andare per chiedere protezione”.
I “ribelli” tigrini hanno abbandonato l’area della regione Amhara nel dicembre 2021 per ritirarsi in Tigray e quindi da quel periodo non ci sono combattimenti attivi.
I rifugiati hanno dichiarato che il campo di prigionia non è sicuro, aggiungendo che gruppi armati e banditi stanno terrorizzando le persone del luogo.
“Ci sono molte persone armate. Saccheggiano e rapiscono le persone. Non sai chi ti attaccherà”, ha detto Samuel, un altro rifugiato trasferito con la forza da Addis Abeba.
“Non è nemmeno sicuro per la gente del posto. Non c’è acqua né cibo nel campo e i rifugi sono in cattive condizioni. Avevo terminato la procedura per il visto e mi aspettavo di recarmi in Norvegia la scorsa settimana. Ma ora sono costretto a vivere qui, lasciato in una situazione incerta”.
Amira, che viveva ad Addis Abeba da 7 anni, ha detto che l’UNHCR l’ha delusa.
“Sono fuggita in Etiopia, affidandomi alle promesse dell’UNHCR. Ma l’organizzazione è quasi inesistente in questi giorni. Non protegge più i nostri diritti. Ho tutti i documenti legali. Non c’è motivo per cui dovrei essere trattenuta qui”
Dichiarazione rilasciata dall’ UNHCR al The Guardian
“A seguito del nostro intervento con le autorità, alcune delle persone hanno potuto essere ritrasferite ad Addis Abeba. Stiamo anche dando seguito alle autorità sui casi rimanenti. Stiamo lavorando per garantire che le persone ricevano il supporto necessario” ha affermato un portavoce.
Mentre l’ufficio del Premier etiope Abiy Ahmed Ali non ha dato alcuna risposta e commento.
Dall’inizio della guerra dai risvolti etnici iniziata in Tigray il 4 novembre 2020, i rifugiati eritrei con regolare status di diritto, come la società civile di etiopi di origine tigrina, sono stati attaccati ed oggetto di abusi da tutte le parti. I rifugiati eritrei sono stati arrestati e ricollocati con la forza dal governo etiope nel dicembre 2020. La stessa categoria di persone che è stata anche presa di mezzo e colpita dai “ribelli” del Tigray e dalle stesse truppe eritree. Gli stessi militari eritrei coinvolti massicciamente, ma subdolamente nella guerra genocida ed alleati delle forze di difesa del governo etiope. A settembre, Human Rights Watch ha riferito che le truppe eritree hanno ucciso, “rapito”, detenuto o rimpatriato con la forza rifugiati eritrei nel campo di Hitsats nel Tigray tra novembre 2020 e gennaio 2021.
HRW – Human Rights Watch ha anche documentato uccisioni indiscriminate e violenze sessuali da parte delle milizie tigriane nello stesso campo. Secondo quanto riferito, decine di rifugiati sono morti.
Uccisi e massacrati adulti e bambini eritrei in un campo IDP nel Tigray occidentale nel gennaio 2022: un raid aereo della difesa militare etiope.
L’ UNHCR ha dichiarato a settembre 2021 che circa 7.600 eritrei che erano stati ospitati nei campi di Hitsats e Shimelba nel Tigray sono risultati dispersi.
NOTA: tutti i nomi nell’articolo sono stati modificati per proteggere le loro identità e sicurezza individuale
Credit foto di copertina: I rifugiati eritrei protestano davanti all’ufficio dell’UNHCR ad Addis Abeba lo scorso anno dopo gli attacchi ai rifugiati in due campi. Fotografia: Tiksa Negeri/Reuters