La Chiesa Cattolica Etiope chiede a gran voce la cessazione dei bombardamenti e delle ostilità, una soluzione politica del conflitto e l’accesso degli aiuti umanitari per la popolazione tigrina, allo stremo e in pericolo da due anni. Le parole del Vescovo di Adigrat, Abuna Tesfaselassie Medhin.
Non è la prima volta che la Chiesa Cattolica e in particolare Abuna Tesfaselassie Medhin si espongono per la pace nella regione. Un rischio a volte pagato caro, dai religiosi e dalle congregazioni che non hanno mai abbandonato il campo.
In due anni di guerra i religiosi che hanno pagato con la detenzione in carcere sono decine, ma la posizione assunta non è mai cambiata.
Ma a pagare di più è la popolazione.
La guerra ha devastato il nord del paese e creato la crisi umanitaria più grave a livello mondiale, con oltre 9 milioni di persone a rischio per la mancanza di cibo (nelle tre regioni del Tigray, Ahmara e Afar), per la mancanza ormai quasi assoluta di servizi sanitari e di medicine.
Ieri è arrivata l’appello da parte della Chiesa Cattolica. Una denuncia energica e addolorata dei bombardamenti indiscriminati di abitazioni ed infrastrutture civili, che hanno causato centinaia di morti tra la popolazione.
“Oltre l’assedio e la fame, che già sono motivo di grande sofferenza, gli attacchi con droni e aviazione, il bombardamento sistematico e indiscriminato di luoghi pubblici, centri urbani, mercati, ospedali e scuole, hanno distrutto ogni strumento utilizzato per resistere a questo terrorismo mostruoso”.
Il passaggio è duro, non lascia spazio ad alcun fraintendimento su ciò che accade.
“I bombardamenti continui e brutali di città e villaggi nei distretti del nord e dell’est del Tigray hanno portato distruzione e perdita di vite incalcolabili tra la popolazione. I distretti di Mekelle, Wukro, Adyabo, le città di Sheraro, Shire, Rama, Adi Daero, Dedebit, Adigrat, Gulomekada, la zona di Irob, di Dawhan e Alitena”.
Proprio ad Alitena ci viene viene segnalato il bombardamento dell’Ospedale gestito dalle Figlie della Carità.
Una situazione disastrosa.
Le agenzie umanitarie non riescono ad entrare nella regione, i servizi essenziali (come le telecomunicazioni e il sistema bancario) inesistenti, la mancanza di medicine per malati cronici, come i diabetici o gli ipertesi, i vaccini per i neonati e quelli per la rabbia ed il morbillo introvabili – si legge nell’appello.
Ormai si muore per mancanza di insulina o di cardioaspirina, si muore anche perché nelle aree rurali non si riesce ad arrivare, a causa della mancanza del carburante.
Le vittime di stupro, non possono fare accesso ai programmi sanitari e psicologici post trauma e al netto di tutto ciò, come giustamente sottolineato da Abuna Tesfaselassie Medhin, oltre un milione. mezzo di giovani sono privati del diritto all’educazione da ben tre anni.
L’appello e le richieste.
Ua situazione che sta collassando e che necessita di un’azione immediata da parte della comunità internazionale, della politica e delle agenzie umanitarie. Non è il primo, ma forse il più forte.
Fermare immediatamente i bombardamenti indiscriminati sui centri urbani, permettere l’accesso delle agenzie umanitarie nella regione e ristabilire i servizi di base sono gli elementi essenziali per porre le basi ad una soluzione diplomatica del conflitto.
Ma non basta. Occorre – aggiunge il Vescovo di Adigrat – che tutti i partner internazionali, i network cattolici e non, i media, gli attivisti e le associazioni della diaspora facciano sentire il loro peso e continuino ad unire gli sforzi per assicurare al Tigray una pace duratura.
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