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Etiopia, 528 caschi blu di origine tigrina chiedono asilo in Sudan

528 soldati dell’esercito federale etiope, inquadrati nelle truppe di peacekeeping UNISFA di stanza ad Abyei, hanno richiesto asilo politico al Sudan.

I soldati, impiegati in una zona ricca di petrolio contestata a confine tra Sudan e Sud Sudan,  temono di essere perseguiti in patria a causa della loro appartenenza etnica ha confermato il maggiore Gebre Kidane, intervistato da France Press: “Un certo numero di soldati ha deciso di chiedere asilo al Sudan e di non tornare in Etiopia – confermando la voce ed aggiungendo che – ora sono accolti in un luogo sicuro dalle Nazioni Unite.

La responsabilità di concedere asilo spetta alle autorità sudanesi che sono assistite dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati nell’accoglienza di queste persone”.

Già dal mese di Febbraio, il Sudan ha avanzato la richiesta all’ONU di sostituire i 4200 soldati etiopi con soldati provenienti da altri stati africani (fino alla fine del 2021 i soldati etiopi costituivano la maggioranza della missione di peacekeeping delle Nazioni Unite).

La motivazione risederebbe negli scontri nati a confine, nell’area di al Fashaqa, da tempo terra contesa tra i due confinanti e soprattutto per le divergenze nate con l’accensione delle turbine della diga GERD.

I soldati, che si trovavano nella base di Kadugli, nel South Kordofan, sono stati prima portati in un campo profughi per civili eritrei, vicino a Gadaref, per poi trovare riparo sicuro attraverso l’Unhcr.

© REUTERS

Durante lo stato di emergenza, scaturito con l’ampliarsi del conflitto tra Addis Abeba e le truppe tigrine, oltre 15000 persone di etnia tigrina sono state arrestate e incarcerate senza una chiara motivazione.

A fare le spese della repressione contro i tigrini, anche uomini dell’esercito federale. Sin dall’inizio del conflitto ufficiali e militi di origine tigrina sono stati sollevati dagli incarichi e collocati in aree sicure. Ad oggi non sappiamo se siano stati rilasciati e quale sia stata la loro sorte.

La paura di fare la stessa fine incerta aveva già portato, nell’Aprile del 2021, un centinaio di peacekeeper etiopi in servizio nella missione delle Nazioni Unite in Darfur, a chiedere asilo politico.

“Alcuni caschi blu sono già tornati in Etiopia. Alcuni di loro sono stati arrestati, altri uccisi a causa della loro etnia – ha aggiunto Gebre Kidane- Vogliamo che la comunità internazionale presti attenzione”.

I soldati, soprattutto gli ufficiali, a causa della loro conoscenza in campo militare e della loro esperienza professionale, sono considerati una minaccia nei confronti dello stato.

A pesare, le correlazioni con quanto accaduto nella notte tra il 3 ed il 4 Novembre 2020, con l’attacco alla base settentrionale dell’ENDF, l’interruzione delle comunicazioni per opera di un ufficiale di origine tigrina in seno al ministero della difesa, il passaggio di ufficiali e sottufficiali nelle file del TDF.

 

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