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Dal Niger al cinema in Italia senza dimenticare origini e passioni

Balkissa Maiga,è attrice, mediatore culturale e parla 5 lingue. Vive in Italia da anni ed è perfettamente integrata nella società italiana.  Oltre al mestiere dell’attrice ha creato una società cooperativa culturale denominata Ankafrikindi con l’obiettivo di fare da ponte tra i paesi del continente africano da cui proviene e l’ Italia .

Dottoressa Maiga, Lei è laureata in lettere. Puoi dire ai lettori di Focus on Africa dove ha studiato e da dove viene il suo interesse per le lingue, visto che ne parla almeno cinque?
«Ho fatto la triennale alla FLASH (Faculté de Langues, Arts et Sciences Humaines) di Bamako, nella capitale maliana. Per quanto riguarda il mio interesse per le lingue… sai quando si nasce in paesi come i nostri, crescere con varie lingue è d’obbligo. Io stessa sono frutto di tre paesi africani (mio nonno materno era un senegalese, mio padre del nord dal Mali, mia madre metà Senegal, metà Niger). Ogni qualvolta parliamo di paesi e zone, parliamo anche di culture e lingue diverse. Dentro casa mia si parlava peul, sonrai, bambara: si cresce in una società multilingue, che sicuramente ti porta a sviluppare una curiosità verso le altre. Ho scelto un liceo linguistico, dove studiai oltre al francese, ch’era la lingua ufficiale, l’arabo e l’inglese».
Mi può parlare della sua carriera artistica e dei film ai quali Lei ha partecipato?
«Mi avvicinai all’arte al liceo negli anni 2000: attraversavo un periodo un po’ difficile a livello personale, integrai la compagnia teatrale del liceo Massa Makan Diabaté e da allora, tra teatro e cinema, non mi sono più fermata. Ho trovato lì un veicolo di espressione incredibile, proprio ciò di cui la mia mente aveva bisogno. In Italia ho lavorato con grandi registi, come Alessandro Gassman, Michele Placido, Nanni Moretti, Alessandro Genovesi, Stefano Sollima e tanti altri. Uno dei personaggi che mi è rimasto più impresso è quello di Kidal, una delle protagoniste di “Sette minuti”: si tratta di una presentazione del Teatro Stabile dell’Umbria, che ha fatto il giro dell’Italia. Il testo è di Stefano Masini; in seguito, Michele Placido ha portato al cinema lo stesso testo, con lo stesso titolo».
In Italia negli ultimi anni ci sono stati, purtroppo, molti episodi di razzismo: qual è la sua opinione a riguardo? Lei ritiene che negli ultimi anni ci sia stato un aumento del razzismo?
«Il razzismo in Italia si fa sentire, perché quando ci sono dei problemi economici si tende a cercare un capro espiatorio. Io ho ritrovato, alcuni anni fa, delle bucce di banane sopra lo zerbino di casa mia a Roma: ero il periodo in cui Salvini era diventato ministro dell’interno. È stato un periodo molto brutto per me, che pure sono italiana: stavo quasi per decidere di andare via dall’Italia, perché non volevo che mia figlia crescesse in un Paese dove viene predicato l’odio verso chi è diverso. Non condivido che l’Italia firmi un accordo in Tunisia con un dittatore sanguinario, che è responsabile della morte di tante persone nel deserto del Sahara. Non è questa l’immagine che l’Italia deve dare alle generazioni future. Perché non decidiamo di migliorare la situazione delle popolazioni africane? Forse perché vogliamo continuare ad avere schiavi che lavorano nei campi italiani per tre euro all’ora?»

Pochi giorni fa in Niger c’è stato un golpe militare: ci può dire qualcosa del Paese in cui Lei è nata?

«Non è mai bello quando c’è un colpo di stato, perché un golpe fa andare indietro il Paese di quarant’anni. La domanda è: se il Niger è tra i primi produttori al mondo di uranio, come mai il popolo è così povero?»

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