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Dal Marocco all’Italia, storia di Samira Mhait e della Santeria AfroCubana

“Io posso ringraziare con tutto il mio cuore il mio Padrino Hector Navarro Bombu, grazie a lui la mia vita è cambiata. Quando ero piccola avevo paura di me stessa, di quello che vedevo e sentivo. Tutto ciò che sentivo succedeva. Col passare degli anni ho avuto la possibilità di conoscere il mio padrino, ma purtroppo, solo dopo aver incontrato tantissime persone che dicevano di volermi aiutare, ma che in realtà predicavano il falso. Io non ho mai creduto a nessuno di loro. Sapevo, che stava per arrivare qualcuno che poteva davvero mostrarmi chi sono e per che cosa combattere. Il mio Padrino, uno dei pochi uomini rimasti a Cuba, che rappresenta veramente la parola “Santeria” e che sà perfettamente del “Palo Mayombe”. Un uomo di molto rispetto e lealtà che non abbandona nemeno un suo hajato/a “figlioccio/a”. Con molto rispetto posso dire che questo uomo è ancora quel poco della verità e onestà che è rimasto nel mondo “Africano”. (Samira Mhait)

Spesso nei film e nella letteratura è facile imbattersi nella Santeria Cubana, ma pochi sono veramente in grado di spiegare cosa sia questo affascinante culto che vede le sue origini nel continente africano. Samira Mhait, ragazza anglo/marocchina nata e cresciuta in Italia, spiritista, e di ritorno da un recente viaggio a Cuba, ci ha fornito in esclusiva per Focus on Africa Magazine alcune informazioni a riguardo: “La Santeria, termine dispregiativo coniato dagli spagnoli, (chi pratica il culto preferisce utilizzare i termini Lukumi oppure Regla de Ocha), è per prima cosa un culto, ma anche una filosofia di vita. Un mix di pratiche magiche e cultura, arrivate nel Nuovo Mondo dall’Africa durante la tratta degli schiavi africani. Infatti la Santeria nasce da un cocktail tra le divinità Yoruba e i santi della religione cattolica, ma tutto sommato anche con l’Islam.” Indubbiamente la Santeria nel corso dei secoli è diventata parte fondamentale della vita dei cubani e ce lo dimostra il grande attaccamento di questo popolo nei confronti del culto. “I colonizzatori spagnoli – prosegue Samira – nel XVI secolo furono i primi a disprezzare la Santeria e i suoi rituali, trovando eccessiva la divinazione degli africani nei confronti dei Santi. Gli spagnoli consideravano primitiva questa venerazione, giudicandola in malo modo senza capirla”. La Santeria come la conosciamo oggi, deve la sua grande diffusione nelle Americhe e nei Caraibi principalmente a causa delle navi negriere, che a metà del 1500, lungo la rotta atlantica, affollarono di schiavi africani le piantagioni di canna da zucchero. “Gli schiavi africani – aggiunge Samira – per la maggior parte provenivano dal territorio Yoruba, situato tra gli attuali stati di Benin e Nigeria, che nelle colonie del Nuovo Mondo importarono i loro culti e le loro usanze, dando vita anche alla Macumba, al Voodoo di Haiti e al Candomblé brasileiro oltre alla Santeria Cubana. Gli schiavi furono costretti dai colonizzatori a battezzarsi con il rito cattolico, ma senza escludere il culto africano, creando un vero e proprio sincretismo religioso per non perdere la cultura di origine africana. Ad oggi un credo non esclude l’altro e non è raro vedere cubani frequentare la Messa e praticare la Santeria”. Nella Santeria Cubana sono fondamentali la trance, la divinazione e la danza. “Per riassumere grosso modo il concetto di questo culto – spiega Samira – dobbiamo partire da Olofi/Olorun/Olodumare, che rappresentano similmente alla Santissima Trinità il Creatore di ogni cosa, la legge universale e l’immensa forza vitale del tutto. Questa figura suddivisa in tre differenti manifestazioni è fonte di un dono denominato Aché, ovvero l’energia spirituale e la grazia. Ad accompagnare il Creatore ci sono gli Orixas, che potremmo definire semidei o messaggeri e funzionari della divinità primordiale, alcuni dei quali esseri umani di grande valore diventati Orixas in seguito alla morte terrena. Ogni Orixas è rappresentato da una propria iconografia, musica e rituale”. Tuttavia per comprendere pienamente la Santeria Cubana è necessario ripercorrere la storia della creazione secondo il culto originario degli Yoruba africani: “Il Dio Olofi – racconta nuovamente Samira – viveva la sua eternità in uno spazio senza fine, circondato da fiamme, vapore e fuoco. Ma un giorno si annoiò di tutto questo. Con il suo potere fece scendere acqua. Vennero a crearsi voragini enormi nella roccia ed anche l’oceano che divenne dimora di Olokun. Yemayà divenne la madre universale di tutti gli Orixas, creando dal suo ventre le stelle e la luna. Di conseguenza Yemayà insieme a Olofi, Olodumare, e Obatalà, decisero di far assorbire il fuoco dalle viscere della terra tramite il temibile Aggayù Sola, simbolo dei misteri della profondità e del vulcano. Le ceneri sparse ovunque formarono la terra, che grazie a Orichaoko, ebbe la forza di far nascere ogni sorta di vegetazione. In quel momento il saggio Osain si aggirava nei boschi. La sua forza fece nascere le paludi e dalle acque stagnanti le epidemie rappresentate da Babalù Aye. Yemayà, la saggia madre di ogni cosa, creó i fiumi di acqua dolce e potabile per permettere a Olofi di poter creare la razza umana. Da qui nacque Ochun. Infine Olofi decise di ritirarsi lasciando ogni funzione e decisione a Obatalà, che in seguito creò gli uomini e le donne, ma col tempo, vedendo gli errori degli esseri umani andò a vivere tra le nubi. Dall’alto poteva vedere ogni cosa e col tempo si accorse che per un errore di Olofi non era stata creata la morte”. A questo punto viene spontaneo chiedersi come viene vista la morte secondo la Santeria: “Secondo il popolo africano degli Yoruba – conclude Samira – una volta morto l’essere umano viene condotto in cielo al cospetto di Olofi, che insieme all’ Orixas tutore del defunto analizza il comportamento di quest’ultimo in vita. In seguito il defunto, premiato con la vita eterna, viene trasformato in pioggia. Dopo tre mesi dal giorno della morte, la pioggia scesa nei fiumi diventa roccia. Una persona vicina al defunto con gli occhi chiusi si immerge nel fiume e sentendo lo spirito del defunto in una delle pietre la estrae con la mano destra dal fondo del corso d’acqua. Una volta a casa viene custodita in un recipiente e venerata da tutti i membri della famiglia. Ma ovviamente tutto quello detto fino ad ora è solo un riassunto del culto che amo e pratico con passione. È impossibile descrivere tutto in un solo articolo. Ci saranno altre occasioni per farlo. Io sono una spiritista, figlia di Yemayà, i morti mi parlano all’orecchio. So’ di poter cambiare gli eventi grazie alla Santeria Cubana. Il mio scopo è quello di aiutare le persone e ogni giorno che passa è un’occasione per farlo.”

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