Google sta utilizzando l’intelligenza artificiale per tradurre oltre 1.000 lingue, incluse quelle meno conosciute e a rischio di estinzione. Il progetto, guidato da Jeff Dean e Isaac Caswell, utilizza il modello PaLM 2 per tradurre lingue comuni e rare, coinvolgendo le comunità locali per ottenere dati di qualità. Solo l’1% dei dati su Internet riguarda le lingue africane, molte delle quali sono prevalentemente parlate e non scritte.
Google adds 110 new languages to its translation services, a quarter from Africa, including Fon, Kikongo, Luo, Ga, Swati, Venda, and Wolof. #AI showing how access will be easier while algorithmic control will become more skewed.https://t.co/c8MOWiYj6P
— Carlos Lopes (@LopesInsights) June 29, 2024
Recentemente sono state aggiunte 110 lingue, tra cui il romani e lingue africane come il N’Ko (creata da Solomona Kanté nel 1949 per preservare la lingua mandingue) e il tamazight, permettendo a circa 600 milioni di persone di accedere a Google Translate. Tuttavia, la traduzione vocale è ancora limitata. In Ghana, Google sta lavorando per migliorare la comprensione degli accenti locali. L’azienda collabora con università africane per raccogliere e condividere dati, sostenendo la ricerca locale attraverso finanziamenti.
L’obiettivo di Google è preservare le lingue e renderle accessibili, anche in contesti digitali. La ricerca in IA, prevalentemente in inglese, sta ora includendo anche le lingue africane, suscitando orgoglio e speranza tra i ricercatori locali. Attualmente, Google supporta 211 lingue e mira a raggiungere quota 1.000. Nonostante possibili errori, il progetto continua a migliorare grazie al contributo delle comunità. In definitiva, Google vuole che questi strumenti facilitino il commercio e la comunicazione globale, riducendo le barriere linguistiche e valorizzando il potenziale economico e culturale delle lingue locali.