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Cop27, dal mondo dell’attivismo una denuncia inascoltata ma che resta forte

Prende il via oggi  a Sharm El Sheikh  la Cop27, la conferenza internazionale sul clima che legittima quanto mai prima l’Egitto agli occhi del mondo.
Ma il paese del presidente dittatore Abdel Fattah al-Aisi non ha mai cambiato rotta. Ha solo mostrato un volto diverso. O almeno ci sta provando.
La china di instabilità e autoritarismo è inarrestabile e incontrovertibile.
Non solo per il sistematico uso degli arresti arbitrari, della tortura e del metodo delle ‘sparizioni forzate’ nei confronti di oppositori e attivisti, ma anche per le crescenti tensioni tra militari e islamisti in tutto il Paese che esacerbano ulteriormente la già grave situazione dei diritti.
Quando il presidente egiziano ha annunciato il 15 ottobre dello scorso anno la fine dello stato di emergenza in Egitto aveva garantito il “ristabilendo dei pieni diritti del popolo egiziano.”.
Secondo Il Cairo,  l’Egitto è diventato “un’oasi di sicurezza e si stabilità per tutta la regione”, come dimostrerebbero i rapporti rinsaldati con la Turchia e il dialogo “aperto e costruttivo” con tanti partner e attori internazionali.
Ma il grande attivismo diplomatico e comunicativo degli egiziani non è altro che pura propaganda al fine di distogliere l’attenzione dalla realtà dei fatti per l’uso e il consumo esterno.
Aattraverso i media filogovernativi e organizzazioni come MATT (su cui abbiamo realizzato un’inchiesta giornalistica investigativa che oggi riproponiamo in questo primo piano sulla Cop27) che afferma di occuparsi di violazioni dei diritti umani ma ha sempre negato che l’Egitto sia un Paese fortemente autoritario che attraverso le forze di sicurezza esercita il pieno
 controllo della società.
Illuminare la propaganda del governo egiziano, che dalla presa del potere nel 2013 si è dimostrato ancor più repressivo e chiuso di quello di Mubarak – come noi italiani ricordiamo bene per i casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki – è l’unico modo per noi giornalisti che guardiamo ai diritti umani come un valore imprescindibile di dare un contributo alla verità.
L’Egitto non è un paese sicuro e ancor meno democratico e degno di ospitare eventi internazionali che hanno al centro, almeno teoricamente, proprio diritti fondamentali per l’umanità. 

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