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Egitto, la propaganda di un regime sui diritti umani: il caso Maat. Inchiesta di Antonella Napoli

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha annunciato il 15 ottobre l’abolizione dello stato di emergenza in Egitto ristabilendo i pieni diritti del popolo egiziano. In un post sulla sua pagina Facebook, Al Sisi ha dichiarato: “Sono felice che condividiamo insieme quel momento che abbiamo sempre cercato con fatica e duro lavoro. Grazie al suo grande popolo e agli uomini leali, l’Egitto è diventato un’oasi di sicurezza e stabilità nella regione”.
Questa mossa, di portata internazionale, ha l’obiettivo di mostrare al mondo che l’Egitto si sta rimettendo in carreggiata, in un momento in cui la nuova amministrazione statunitense è tornata a porre l’accento sul rispetto dei diritti umani.
L’immagine dell’Egitto come “un’oasi di pace e stabilità” di cui ha parlato al-Sisi non è però altro che propaganda per il consumo esterno al fine di distogliere l’attenzione dalla realtà dei fatti.
E lo fa attraverso i media filogovernativi e organizzazioni come MATT che pur affermando di occuparsi di violazioni dei diritti umani ha sempre negato che l’Egitto sia un Paese fortemente autoritario dove le forze di sicurezza hanno il completo controllo sulla società.
Con questo docufilm abbiamo voluto mostrare il vero volto di MATT e illuminare la propaganda del governo che, dalla presa del potere nel 2013, si è dimostrato repressivo e chiuso, anche più di quello di Mubarak, come noi italiani ricordiamo bene per i casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki.
L’inchiesta investigativa giornalistica realizzata da Antonella Napoli, una produzione internazionale con un team che ha operato tra Egitto, Qatar e Turchia,, rivela come il governo egiziano per favorire la propaganda di regime utilizzi finte organizzazioni per i diritti umani per distrarre l’attenzione dalle violazioni perpetrate attraverso uno spietato sistema di intelligence e di sicurezza.

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