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Burundi, capo giunta militare: “Qualcuno del mio partito mi vuole morto”

Ci sono delle persone che mi vogliono morto e non sono degli oppositori! Sono all’interno del nostro partito”. Questa la dichiarazione shock del Presidente Evariste Ndayishimiye, conosciuto con il nome di battaglia: Generale Neva. Ndayishimiye è stato eletto Presidente nel giugno 2020 dopo aver truccato le elezioni del maggio 2020 che avevano visto la vittoria del candidato dell’opposizione: Agathon Rwasa.
I risultati falsi furono notificati presso la struttura alberghiera di un imprenditore italiano di Napoli, strettamente collegato con il regime burundese.
Nello stesso mese della nomina del Generale Neva morì l’ingombrante dittatore Pierre Nkurunziza per complicazioni da Covid19. Un decesso molto strano sui cui aleggiano vari sospetti avvenuto in un ospedale rurale gestito dall’associazione del ex Governatore della Sicilia, Totò Cuffaro.
Dopo la morte del dittatore di fatto si è installata al potere una giunta militare. Oltre al Generale Neva sono giunti al potere i più duri fautori del dominio razziale hutu tra cui il Maresciallo Generale Alain Guillaume Bunyoni divenuto Primo Ministro.
Con questa dichiarazione ufficiale il Generale Neva rende pubblica la frattura all’interno del partito di regime CNDD-FDD (Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia)  e la sua ala militare: Forze in Difesa della Democrazia.

Dall’inizio dell’anno all’interno della giunta militare vi è in atto una lotta per la supremazia totale tra due correnti. La corrente moderata del Generale Neva (minoritaria) e quella dei falchi guidata dal Maresciallo Generale Bunyoni.

La lotta per il potere si è acutizzata durante il processo di revisione dei rapporti tra Burundi e Unione Europea che prevede la possibilità di abrogare le sanzioni decise dalla UE nel 2016 per gravi crimini contro l’umanità commessi dal dittatore Nkurunziza a seguito della decisione del 2015 di ottenere illegalmente un terzo mandato presidenziale e della conseguente rivolta popolare repressa nel sangue.

Dopo la morte del dittatore Nkurunziza, all’interno del CNDD-FDD si sono create due fazioni politiche. La prima capeggiata dal Generale Neva (alias Evariste Ndayishimiye) punterebbe su una riforma del regime offrendo una parvenza di riforme democratiche. La seconda, capeggiata dal Maresciallo Generale Alain Guillaume Bunyoni, vorrebbe mantenere l’attuale assetto repressivo e sanguinario della giunta militare per meglio sfruttare tutti gli affari sporchi dal riciclaggio di denaro al contrabbando di oro congolese, dalla tratta di schiave verso i Paesi arabi al traffico di organi umani. Affari sporchi dove sempre più consistente è il sospetto di implicazioni della Mafia italiana da quella siciliana a quella napoletana.

Il 20 settembre il Generale Neva ha tentato di assassinare il suo rivale politico: il Primo Ministro Bunyoni. Il tentativo di assassinio (il secondo in meno di un anno) non è andato in porto. In compenso è stata uccisa la sorella di Bunyoni, Madame Chantal Hatungimana lunedì 20 settembre. Ricopriva importanti cariche presso il  Ministero degli Interni.

Il Primo Ministro Bunyoni ha reagito scatenando le milizie Imbonerakure (quelli che vedono lontano) ex ala giovanile del CNDD-FDD trasformata nel 2014 in una milizia paramilitare sotto il controllo dei terroristi ruandesi FDLR, molto presenti in Burundi in qualità di alleati politici militari del regime.

Le Imbonerakure hanno inaugurato una stagione di puro terrorismo attuando vari attentati alla bomba a mano in luoghi pubblici di Bujumbura, Gitega, Ngozi e altre città minori del Burundi che stanno causando decine di vittime tra i civili. Secondo una indagine del quotidiano sudafricano The Continet del gruppo editoriale Mail & Guardian, le Imbonerakure sono sostenute e aiutate dai reparti speciali della polizia del “Gruppo Mobile di Rapido Intervento”. Il Presidente cerca di contrastarli con l’appoggio dei servizi segreti e di parte dell’esercito. Le Imbonerakure che vengono arrestati sono immediatamente giustiziati senza regolare processo.

La lotta intestina al regime sembra destinata ad aggravarsi creando tutti i presupposti per un guerra civile tra hutu. Una seria problematica per la lobby pro regime all’interno dell’Unione Europea e per alcune lobby religiose italiane che tentano di abrogare le sanzioni UE imposte nel 2016 per gravi crimini contro l’umanità compiuti dal regime. Il piano di riattivare gli aiuti europei si basa sull’illusione di riforme democratiche e sulla stabilità del Burundi.

L’attuale guerra senza quartiere all’interno della giunta militare sconfessa palesemente la rosea realtà virtuale offerta dalle lobby pro CNDD-FDD in Europa. Le stesse lobby che hanno tentato (senza riuscirci) una speculazione mediatica sull’assassinio dell’Ambasciatore italiano in Congo: Luca Attanasio, dando la colpa al vicino Ruanda. Il gruppo terroristico FDLR è tutt’ora identificato dal governo congolese come il mandante dell’assassinio di Attanasio.  

Lo scontro interno alla giunta militare è arrivato ad un punto di non ritorno. La violenza praticata dal regime contro la società ora si rivolge contro lo stesso regime. Dobbiamo comprendere che siamo di fronte ad un regime che ha fatto della violenza l’unico mezzo per governare. All’interno dei questo regime non esistono persone illuminate che vogliono una vera riforma democratica. Esistono lobby economiche politiche che stanno lottando per la supremazia assoluta”, fa notare l’intellettuale David Gakunzi.

Affiancata alla lotta intestina del CNDD-FDD è stata avviata una nuova campagna di arresti di massa attuata dalla polizia politica detta “Documentation” rivolta contro gli oppositori hutu del CNL del leader Agathon Rwasa e contro la minoranza tutsi. Per le strade di Bujumbura, Gitega, Ngozi e altre città circolano dei pick up della polizia politica senza targa con a bordo decine di arrestati. Si ha il sospetto che la maggior parte di essi venga successivamente eliminata.

In questo clima di violenza e lotte per il potere ricompare l’opposizione armata. Il gruppo ribelle RED Tabara ha recentemente attaccato l’aeroporto internazionale di Bujumbura e altre 3 località del Burundi. Gli ultimi scontri si sono registrati una settimana fa. Si nutre il sospetto che il RED Tabara godano dell’appoggio e degli aiuti del vicino Ruanda, nonostante la politica ufficiale di distensione avviata dal dicembre 2020 dal governo ruandese e dal regime burundese.

 

 

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