vai al contenuto principale

Burundi, al via il vertice per la pace nella Regione dei Grandi Laghi

Comincia oggi a Bujumbura, in Burundi, l’11° Vertice del Meccanismo di Monitoraggio dell’Attuazione dell’Accordo Quadro per la Pace, la Sicurezza e la Cooperazione per la RDCongo e la Regione dei Grandi Laghi. La riunione si svolgerà fino a sabato 6 maggio, quando vi prenderà parte anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres.

Al vertice parteciperanno tutti i leader della Regione dei Grandi Laghi, al fine di fare il punto sui progressi e sulle sfide nell’attuazione dell’accordo firmato ad Addis Abeba dieci anni fa, ma anche degli accordi più recenti firmati a Luanda e Nairobi l’anno scorso.

Ai lavori parteciperà anche la RDCongo, come ha annunciato Patrick Muyaya, ministro della comunicazione, dei media e portavoce del governo congolese, che ha sottolineato la necessità affrontare le tensioni tra Kinshasa e Kigali, la crisi del gruppo ribelle M23 nell’est del Paese e le dimissioni del generale Nyagah dal comando della forza regionale dell’EAC.

In particolare, António Guterres discuterà con tutti i leader della regione, come ad esempio con William Ruto in occasione di una cena di Stato offerta dal presidente del Kenya e con il presidente del Burundi Évariste Ndayishimiye, padrone di casa del vertice.

Come è noto, le tensioni principali sono tra la RDCongo e il Rwanda, per cui molta attesa è anche verso le autorità congolesi, che pochi giorni fa hanno accusato ancora una volta il governo rwandese di aver di fatto boicottato gli accordi: “gli sforzi sono stati annientati dalla malafede del Rwanda, attraverso molteplici infiltrazioni e la sua influenza diretta sul movimento dei terroristi M23”.

Il Quadro di Pace, Sicurezza e Cooperazione per la Repubblica Democratica del Congo e la Regione (noto come “Accord-cadre pour la paix, la sécurité et la coopération pour la république démocratique du Congo et la région”, o più semplicemente “Accord-cadre d’Addis-Abeba”) (il testo è consultabile qui) fu firmato il 24 febbraio 2013 per porre fine al conflitto più sanguinoso dalla seconda guerra mondiale, nonché per affrontare le cause profonde della violenza e delle guerre ripetute nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Il testo prevede una serie di riforme nel settore della sicurezza (esercito, polizia), per il consolidamento dell’autorità statale, per il decentramento, lo sviluppo dei servizi sociali di base, la riconciliazione, tolleranza e democratizzazione. Lo scopo di questo tipo di azioni è di preparare il terreno alla ripresa economica e alla democratizzazione del Paese dopo cicli di conflitti da parte di gruppi armati sia nazionali che stranieri e atti di violenza di massa e gravi violazioni dei diritti umani.

L’accordo fu firmato da 11 Paesi: Sudafrica, Angola, Burundi, Uganda, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo, Rwanda, Sud Sudan, Tanzania e Zambia, a cui poi si aggiunsero nel 2014 anche Kenya e Sudan, nonché quattro istituzioni internazionali e regionali, ossia le Nazioni Unite, l’Unione africana, la Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi (ICGLR) e Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC).

A 10 anni dalla firma dell’accordo di Addis Abeba, dunque, il vertice di Bujumbura intende fare il punto su quanto è stato realizzato e quanto resta ancora da fare all’interno di un contesto geopolitico in forte movimento e l’emergere di nuove crisi, come all’est della RDCongo, nella Repubblica Centrafricana e soprattutto nel Sudan.

Torna su