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Burkina Faso, un nuovo massacro conferma la deriva della lotta al terrorismo

L’ennesimo massacro in un villaggio nel nord del Burkina Faso è la conferma della deriva della lotta al terrorismo della Giunta militare burkinabé.
Il bilancio dell’attacco a Karma  è ancora incerto ma le vittime sarebbero almeno 150, tra cui 50 donne e 21 bambini.
Le testimonianze dei pochi sopravvissuti sono terrificanti.
Giovedì scorso nel nord del paese, decine di uomini hanno preso d’assedio il villaggio di circa 400 abitanti.
Sono arrivati in moto e a bordo di pickup, tutti in abiti militari.
Vedendo l’esercito, gli abitanti del villaggio si erano mostrati subito ospitali e gioviali. Ma la loro gioia è stata breve. i primi colpi hanno raggiunto gli uomini, poi tutti gli altri.
Uno dopo l’altro sono caduti donne, bambini e anziani.
Anche chi era  riuscito a fuggire è stato catturato, torturato per essere poi ”finito”.
Alcune madri sono state uccise con i bambini che portavano sulla schiena avvolti in strisce di tessuto.
Il massacro è stato denunciato ieri dai superstiti, che hanno diffuso un comunicato per chiedere che l’esercito faccia chiarezza su quanto accaduto. Non ci sono al momento cifre certe sui morti, il procuratore locale parla di 60 morti mente l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani sostiene che siano non meno di 150 i civili uccisi. L’Onu sostiene che gli autori del massacro siano membri delle forze di sicurezza accompagnati da paramilitari. In Burkina Faso l’esercito da 3 anni con i suppletivi è affiancato dai “Volontari per la difesa della patria”, milizie filo governative reclutate con una campagna su scala nazionale che ha raccolto 50.000 adesioni di chi voleva aiutare le forze armate regolari a combattere il terrorismo.
Ma purtroppo in molte occasioni i civili sono assimilati agli jihadisti.
la strage di Karma sarebbe il peggior massacro perpetrato dall’esercito contro i civili dal 2015.
Tutto suggerisce che si tratti di un’operazione di rappresaglia dopo un attacco che era costato la vita a sei soldati e 34 volontari pochi giorni prima molto vicino al villaggio.
Questo ciclo di violenza ai perpetua da mesi in Burkina Faso. In particolare nella parte del nord del paese dove le forze armate sono in prima linea contro gli jihadisti del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani, vicino ad Al-Qaeda (l’altro ramo della jihad nel Sahel, lo Stato Islamico nel Grande Sahara, è principalmente impiantato nell’est e nel nord-est.)
Nel Sahel, i terroristi islamici regnano sovrani. In alcune aree del Burkina Faso si stima che controllino il 40% del territorio, in particolare la regione settentrionale.
Coinvolto dal 2015 in una spirale di violenze jihadiste, il Paese ha subito la perdita di oltre 10.000 civili e soldati negli ultimi sette anni. Le violenze hanno causato circa due milioni di sfollati interni
Ka giunta militare al potere ha condannato la strage, parlando di “atti barbari” e sollecitando indagini in merito.  ma spesso accusa le popolazioni di complicità con i gruppi jihadisti. Da qui la deriva contro i civili, senza distinzioni.

 

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