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Angola, l’uscita dall’OPEC e l’accordo con la RDCongo sull’estrazione di idrocarburi

L’Angola ha annunciato la sua uscita dall’OPEC, l’organizzazione degli stati esportatori di petrolio, dopo 16 anni di adesione. Come ha dichiarato il ministro delle Risorse minerarie dell’Angola, Diamantino Azevedo, “il nostro ruolo nell’organizzazione non è stato ritenuto rilevante, per cui, sebbene non sia stata una decisione presa alla leggera, è giunto il momento di uscire e fare in modo che l’Angola persegua i suoi obiettivi“.

La decisione dell’Angola è dovuta a controversie sul tetto massimo di produzione all’interno dell’OPEC, ma porta con sé diversi dubbi sulla capacità del gruppo di controllare il mercato petrolifero. Il 30 novembre l’OPEC aveva annunciato le quote di produzione aggiornate per Angola, RDCongo e Nigeria, come concordato nella precedente riunione ministeriale di giugno, ma Luanda ha ritenuto non congruo l’1,11 milioni di barili al giorno assegnati dall’OPEC, per cui, dopo un rinvio dovuto all’insoddisfazione anche di altri Paesi, il governo dello Stato dell’Africa meridionale ha deciso di lasciare il cartello.

Diamantino Azevedo ha spiegato che “Se rimaniamo nell’OPEC, l’Angola sarà costretta a ridurre la produzione, il che va contro la nostra politica di evitare il declino e di rispettare i contratti“. L’Angola era membro dell’OPEC dal 2007 ed è il terzo Paese tra quelli con le maggiori riserve di petrolio in Africa, nonché uno di quelli che quest’anno ha registrato le maggiori perdite nella produzione di petrolio.

Attualmente l’OPEC conta 13 membri e non è la prima volta che alcuni lasciano l’organizzazione, come l’Indonesia nel 2016, il Qatar nel 2019 e l’Ecuador nel 2020. Secondo gli esperti, i prossimi a uscire potrebbero essere addirittura gli Emirati Arabi Uniti: un effetto domino che rischia di far crollare il gruppo.

Intanto, l’Angola e la Repubblica Democratica del Congo hanno firmato giovedì sera a Luanda un accordo sulla condivisione della produzione di idrocarburi della zona di interesse comune (ZIC), che si trova tra la parte nord-occidentale dell’Angola e la parte sud-occidentale della RDCongo, dopo un primo accordo d’intesa che era stato raggiunto il 13 luglio scorso a Kinshasa.

Il ministro congolese degli Idrocarburi, Didier Budimbu, ha dichiarato che lui e il suo omologo angolano, Diamantino Azevedo, hanno trovato un accordo sul contratto di condivisione della produzione tra i loro rispettivi Paesi e il gruppo di imprenditori che partecipano al progetto, tra cui SONANGOL, COBIL SA e SONAHYDROC.

Gli effetti concreti di questa firma riguardano le concessioni e la proprietà dei diritti sulla zona marittima di interesse comune, che ora è più chiaramente suddivisa tra RDC e Angola. In sostanza, i due Paesi si divideranno una quota paritaria dei proventi derivanti dai diritti e dagli obblighi dei concessionari.

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