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Africa Ortodossa, intervista al professor Tudor Petcu

Quest’oggi abbiamo come ospite tra le nostre pagine, il prof. Tudor Petcu, del Dipartimento Filosofia delle Religioni dell’Università di Bucarest, membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Dimitrie Cantemir, professore di filosofia presso la Little London International Academy, scrittore, filosofo, dottore di ricerca in Filosofia della politica e collaboratore presso il Dipartimento di scienze della storia e della documentazione storica nella Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Milano.

Buongiorno professore, innanzitutto grazie per la sua disponibilità. Siamo a conoscenza di tutto il suo impegno per quanto riguarda la religione ortodossa in generale, considerata perlopiù un “fenomeno” presente nell’Europa orientale. In pochi sanno della presenza della Chiesa Ortodossa nel continente africano. In che modo nel corso della storia la Chiesa Ortodossa ha messo le sue radici in Africa?

Buongiorno e la ringrazio per il suo invito e anche per il soggetto da Lei proposto per questa intervista. Per rispondere alla sua domanda ci vorrebbe un libro intero, ma potrei dire che l’Ortodossia in genere, considerata come retta fede, ha giocato un ruolo importante sul piano dell’evoluzione della spiritualità africana. Potremmo prendere in considerazione la chiesa ortodossa etiope, decisamente molto più antica delle chiese ortodosse dell’Europa orientale. In questo senso, parliamo di una Ortodossia africana nel vero senso della parola perché le sue tradizioni, ma anche la sua resistenza mostrata in un contesto storico e culturale per nulla favorevole, hanno dato al continento africano un aspetto straordinario che potrebbe essere riconducibile anche alla radice dell’Ortodossia europea. Chiaramente, anche l’iconografia dell’Ortodossia etiope porta alla luce il mondo biblico, così com’è spiegato nelle Sacre Scritture, insieme ad elementi particolari africani per mostrarci che l’Ortodossia sia innanzitutto una fede universale, avendo la capacità di adattarsi a qualsiasi particolarità culturale. Certamente, dovremmo prendere in considerazione anche la Chiesa Ortodossa Copta dell’Egitto, descritta storicamente dai vari vescovi martiri che, davanti alle persecuzioni islamiche, non si sono mai tirati indietro dinanzi al sacrificio supremo per Gesù Cristo, avendo sempre abbracciato la croce per raggiungere la luce. Ci sarebbero anche le missioni della Chiesa Ortodossa Greca in Africa il cui impatto ha favorito la nascita di alcune comunità ortodosse in Togo, Camerun e Uganda, ma in questo caso abbiamo a che fare solo con l’inizio di un “alternativo” cammino spirituale, sperando, nel prossimo futuro di poter parlare di una vera Ortodossia africana.

Data la forte presenza della religione islamica nel Nord Africa, quali sono attualmente i rapporti tra musulmani e ortodossi nel territorio?

I rapporti non sono purtroppo dei migliori perché alcuni fedeli, sia cristiani che musulmani, non hanno ancora capito che abbiamo un unico Dio, che ci ha dato un pianeta di cui dovremmo prenderci cura, ma possiamo fare questo solo se viviamo in pace tra di noi. Gli ortodossi nel Nord Africa rappresentano un esempio da cui prendere ispirazione, perché la loro resistenza spirituale davanti all’odio manifestato da alcuni musulmani, mostrano ad alcuni ortodossi europei cosa significa vivere davvero nel nome di Gesù, avendo allo stesso tempo la forza di accettare la sofferenza come benedizione.
Come saranno i rapporti nel futuro è tutto da vedere, possiamo solo sperare che gli ortodossi nel Nord Africa non vengano più lasciati soli come accaduto fino ad ora.

Gli ortodossi lottarono duramente per favorire l’indipendenza di Uganda (9 ottobre 1962) e Kenya (12 dicembre 1963). Infatti fu proprio a Nairobi che nacque il primo seminario ortodosso dell’Africa Sub-Sahariana. Protagonisti di queste vicende furono Jomo Kenyatta, il padre dell’indipendenza dell’attuale stato del Kenya e presidente del paese fino alla sua morte il 22 agosto 1978, e l’arcivescovo Makarios, conosciuto soprattutto per le sue battaglie contro il dominio britannico sull’isola di Cipro. Può fornirci ulteriori informazioni in merito a questi eventi?

In merito a questa domanda, penso che gli aspetti sottolineati riguardino più una realtà politica che religiosa, e che non rappresenta affatto la vera Ortodossia. Io credo che l’Ortodossia debba trasmettere il messaggio del Vangelo e non quello di impegnarsi in lotte dalle connotazioni puramente politiche. Il ruolo dei veri ortodossi non è quello di favorire l’indipendenza di un paese, ma quello di portare sempre il messaggio della pace nel cuore di tutti.

Si sente spesso parlare di Chiesa Copta in Egitto e di Chiesa Ortodossa Etiope. Ci sono differenze tra queste due confessioni religiose? Quali sono invece i punti in comune?

Le differenze sono culturali, non religiose, ma i punti in comune sono senza ombra di dubbio la “resistenza martirica”, lo spirito della povertà e della semplicità e, non da meno, la capacità di dare un significato locale all’Ortodossia, adattandola alle particolarità culturali dei loro paesi. Il teologo francese François Boespflug, un grande conoscitore dell’Ortodossia etiope ma anche dell’Ortodossia copta, mette in evidenza tre aspetti fondamentali che riguardano molto da vicino la sua domanda:

1) una storia ortodossa dell’Africa esiste solo grazie agli sforzi dell’Ortodossia etiope e di quella copta dell’Egitto.

2) entrambe le ortodossie hanno sviluppato un’iconografia unica che ha descritto con le immagini lo spirito africano sotto l’aspetto culturale.

3) entrambe le ortodossie sono le più antiche, e possiamo dedurre a rigor di logica che le vere radici dell’Ortodossia si trovino in Africa.

Io aggiungerei anche il fatto che l’identità africana, così come fu percepita dalla iconografia delle due chiese ortodosse, rappresenta il modo perfetto di definire l’essenza dell’ essere umano ortodosso africano, ovvero quella dell’uomo dotato della forza necessaria per accettare sempre il dramma sacro della vita.

Oltre all’evangelizzazione, di cosa si occupa la Chiesa Ortodossa in terra africana? Sono presenti missioni ortodosse con “personale” proveniente dall’estero oppure ogni eventuale attività è totalmente gestita da africani?

Parlare di una vera Ortodossia africana sembrerebbe, almeno in questo momento un po’ difficile perché, per quanto si sa, la maggioranza religiosa dell’Africa non è nemmeno cristiana. L’eredità spirituale è rappresentata dall’Islam o dalle religioni locali come l’animismo. Abbiamo a che fare con alcuni gruppi di africani convertiti all’Ortodossia, che è una situazione che ricorda molto ciò che succede oggi in Occidente, dove non si può ancora parlare di Chiesa Ortodossa Occidentale, essendo ancora un proggetto che richiede abbastanza tempo. Ma le missioni ortodosse dall’estero, anche quella rumena, contribuiscono anche al diritto all’educazione per i bambini e per le donne, essendo molto ben conosciuto il fatta che queste due classi sociali vengano sempre perseguitati dal sistema politico. Le chiese ortodosse dall’estero hanno costruito delle scuole, anche alcuni ospedali, tenendo conto del fatto che le malattie in Africa rappresentino un vero fenomeno che non potrebbe essere ignorato. Non da meno, le missioni ortodossi hanno sempre cercato di agire contro le guerre civili, come per esempio in Togo o in Nigeria ma purtroppo i risultati non sono ancora visibili. Quando si parla di Ortodossia africana, prenderei tuttavia in considerazione una realtà forse poco conosciuta, ma che merita tutta l’attenzione, ovvero la Chiesa Cattolica Ortodossa del Camerun, che è la rappresentazione diretta in Africa della Chiesa Ortodossa dell’Europa Occidentale, la cui Santa Sede si trova a Parigi, in Francia. Questa realtà ortodossa è l’unica che è riuscita a sviluppare un’insegnamento teologico ortodosso sul continente africano, facendo riferimento in questo senso all’Istitutto di Teologia Ortodossia di Yaoundé, Camerun.

A ovest i cattolici, e est gli ortodossi. Tutto questo in Europa dopo lo scisma del 1054. In Africa la linea è la stessa oppure ci sono legami tra ortodossi africani e Chiesa Cattolica?

Chiaramente ci sono legami tra gli ortodossi africani e la Chiesa Cattolica perché in genere i cristiani in Africa non possono sopravvivere senza accettare l’unità in Cristo. Non so se anche altri sono d’accordo sulla mia affermazione, ma io sono convinto che l’Africa cristiana potrebbe essere un vero modello per l’ecumenismo europeo, trasformato piuttosto in una ideologia sociale. In Africa, senza idealizzare, i cristiani hanno trovato la soluzione affinché tutti siano uniti nel nome di Gesù: l’amore per il Figlio di Dio, la risurrezione di Gesù è il legame principale tra tutti quelli che si dichiarano cristani.

Per quanto riguarda le divine liturgie, che rito viene utilizzato generalmente in Africa?

In genere abbiamo a che fare col rito greco-orientale, ma non dovremmo dimenticarci nemmeno di quello occidentale e in questo senso i diversi movimenti ortodossi occidentali, tra i quali anche la Chiesa Ortodossa Italiana, cominciano ad essere una vera fonte d’ispirazione per molti africani. Ma da un altro lato, gli africani sono dipendenti anche delle loro particolarità culturali che saranno sempre integrate in ciascuno rito, per questo credo che si potrà, se non si può già, parlare di un rito africano ortodosso.

Ultima domanda: nel 614, il profeta dell’Islam Maometto organizzò la prima Egira (migrazione) di fedeli islamici in fuga dalla penisola araba verso l”Etiopia per sfuggire alle ostilità dei Quraysh nei confronti del nascente Islam. Questo avvenimento ha lasciato qualche segno nella fede ortodossa e in quella islamica?

Certamente, ma le ferite della storia non sarano guarite se le due comunità non sapranno mai vivere in pace. Se devo essere sincero, un vero musulmano potrà sempre amare un cristiano e un vero cristiano potrà sempre amare un musulmano. La storia in genere ha lasciato segni in tutti noi ma dobbiamo cominciare a costruire un nuovo mondo, carratterizzatto da pace e bontà. Non so come sarà il futuro ma credo sinceramente che la Chiesa Ortodossa abbia qualcosa da dire, almeno per dare nascita a una civilizzazione dell’amore sul continente africano.

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