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Università dei rifugiati, la storia di Harout che studiava per laurearsi online mentre viveva in tenda

Si è laureato il primo rifugiato siriano iscritto alla facoltà di ingegneria di Uninettuno. Grazie al suo input è nata l’Università dei Rifugiati che oggi accoglie più di 750 iscritti.

Ha occhi neri che brillano e il sorriso fiero di chi ha finalmente raggiunto il suo obiettivo: originario di Aleppo, Harout Marderossian  ha iniziato i suoi studi in Siria, dove ha conseguito la laurea triennale in Chimica, prima di essere costretto a lasciare il Paese a causa della difficile situazione politica e dell’inasprimento dei conflitti interni. La sua continua ricerca di nuove opportunità lo porta a scoprire le videolezioni sul sito di Uninettuno, tenute proprio da alcuni suoi docenti in Siria costretti anch’ essi oggi a fuggire da guerre e persecuzioni.
Spinto dal desiderio di non abbandonare gli studi e aiutare altri ragazzi rifugiati,  Harout ha fatto richiesta per istituire l’Università per Rifugiati presso Uninettuno, unico ateneo al mondo in cui si insegna e si apprende in ben sei lingue (italiano, francese, inglese, arabo, greco e polacco); un’ iniziativa che ha aperto le porte dell’istruzione accademica a centinaia di rifugiati provenienti da 28 differenti Paesi del mondo.
L’Università per Rifugiati offre l’accesso gratuito al portale di Uninettuno, permettendo ai richiedenti asilo di iscriversi a corsi di laurea, master e programmi di qualificazione ma anche di riqualificazione professionale. Harout è uno dei 50 beneficiari delle borse di studio messe a disposizione da Uninettuno per studenti rifugiati richiedenti protezione internazionale: un programma universitario che ha l’obiettivo di sostenere il percorso accademico dei giovani immigrati con status di rifugiato, offrendo loro l’opportunità di iscriversi gratuitamente a uno dei corsi di laurea dell’università telematica. Attualmente l’ Università per rifugiati conta 783 iscritti, il 93% dei quali sono uomini provenienti da diverse parti del pianeta. La sfida ora è quella di allargare alle studentesse straniere con trascorso migrante e oggi rifugiate.
Soddisfazione della Rettrice dell’Ateneo telematico, Maria Amata Garito.Uninettuno vuole formare questi giovani per dare loro un’ opportunità, abbracciando progetti europei ed extraeuropei di cooperazione internazionale. Abbiamo chiara l’ idea che solo il sapere, la conoscenza, la formazione e l’ interazione tra culture possono essere la base per un cambiamento della società, nel dialogo tra i popoli, nel rispetto delle differenze, vero capitale sociale, per la creazione di futuro”. E aggiunge: “Dell’ inclusione non bisogna soltanto parlare, è ora necessario cominciare ad agire”.

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