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Sudan

Un anno di guerra in Sudan e la comunità internazionale sta a guardare

Quasi 15.000 civili uccisi (ndr cifre ufficiali, fortemente sottostimate), oltre dieci milioni e 700.000 sfollati interni, poco meno di due milioni di persone rifugiate negli stati confinanti (tra i quali Repubblica Centrafricana, Ciad, Egitto, Etiopia e Sud Sudan), 14 milioni di bambine e bambini (il 50 per cento della popolazione infantile) in disperato bisogno di assistenza umanitaria.

Questi sono i tragici numeri di un anno di conflitto armato in Sudan tra le Forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido.

Attacchi mirati contro infrastrutture civili fondamentali, bombardamenti indiscriminati contro centri abitati, ostacoli agli aiuti umanitari, continui blackout delle comunicazioni, stupri di donne e ragazze. In Sudan sembra di essere tornati al 2003 ma è purtroppo la storia a ripetersi, vent’anni dopo.

Di fronte a tutto questo orrore, la comunità internazionale che sta facendo dal 15 aprile 2023? Poco, se non niente.

Durante il suo vertice annuale di febbraio, il primo dallo scoppio del conflitto, l’Assemblea dei capi di stato e di governo dell’Unione africana non ha neanche messo in agenda, come punto a sé stante, la crisi in Sudan.

C’è voluto quasi un anno perché il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottasse una risoluzione per chiedere l’immediata cessazione delle ostilità e l’ingresso privo di ostacoli degli aiuti umanitari. Ma persino dopo quella risoluzione, i combattimenti sono proseguiti in tutto il Sudan e non è stata presa alcuna iniziativa per proteggere i civili.

 

Nell’ottobre 2023 il Consiglio Onu dei diritti umani ha istituito una Missione di accertamento dei fatti, col mandato di indagare e accertare fatti e cause di fondo delle violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto. Ma la Missione non è stata ancora dotata di tutto il personale e delle risorse finanziarie di cui ha bisogno.

Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha dato l’allarme: la risposta umanitaria internazionale alla crisi in Sudan rimane tristemente inadeguata, nonostante le organizzazioni umanitarie denuncino una carestia in vista. Alla fine di febbraio, l’appello lanciato dalle Nazioni Unite era stato finanziato solo per il cinque per cento, il che pregiudica gravemente l’invio di aiuti e servizi di emergenza assolutamente necessari.

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