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Uganda, per l’UNESCO le Sacre Tombe di Kasubi, mausoleo dei Re di Buganda, non sono più in pericolo

Il 28 agosto il direttore del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, Lazare Eloundou Assomo, ha raccomandato la rimozione del sito culturale ugandese delle Tombe dei re Buganda a Kasubi” dalla lista dei monumenti minacciati di estinzione. È la conferma che per l’UNESCO la ricostruzione del monumento è stata particolarmente efficace, dopo il violento incendio che lo distrusse nel 2010.

Il Mausoleo dei Re di Buganda, vicino a Kampala, capitale dell’Uganda, fu distrutto nel marzo 2010, quando fu divorato dalle fiamme e un’importante testimonianza della cultura del Regno di Buganda scomparve. Si tratta di una grande capanna circolare, alta circa trenta metri, originariamente eretta nel 1881, interamente costruita in legno e paglia: uno straordinario bene culturale realizzato in cooperazione dai membri dei 56 clan che compongono il Regno, il cui sapere è tramandato di generazione in generazione da diverse centinaia di anni (almeno dal XV-XVI secolo). Come si può intuire, quel sito riveste una particolare importanza per i baganda, anche perché vi riposano le spoglie di quattro sovrani (kabaka), pertanto è sia un luogo di culto, sia un luogo di memoria di uno dei regni più estesi e importanti dell’Africa intelacustre.

Da quel devastante incendio sono trascorsi 13 anni di lavoro in cui, con il sostegno dell’UNESCO e del Giappone, il mausoleo è stato ricostruito fedelmente, per cui presto i membri delle comunità del regno potranno nuovamente celebrare i loro antenati e i turisti potranno visitarlo.

Come ha spiegato Lazare Eloundou Assomo ai microfoni di Radio France International, si tratta di “un bellissimo esempio di straordinaria architettura vegetale in Africa che testimonia il genio creativo umano dei popoli Ganda in Uganda. Quasi dal XIII secolo si costruiscono, con un metodo piuttosto ammirevole ed eccezionale, questi complessi monumentali come la tomba dei re di Kasubu. Dalla struttura al tetto, tutti gli elementi sono realizzati con materiali vegetali e arriviamo a strutture piuttosto alte, che raggiungono quasi 20, 30 metri di altezza. Si tratta quindi di un complesso monumentale unico in Africa, iscritto nel patrimonio mondiale dell’umanità dal 2001 e purtroppo distrutto da un incendio nel 2010”.

Per ricostruirlo, appunto, ci sono voluti 13 anni, perché è stato necessario recuperare le tecniche tradizionali di progettazione e manutenzione, ma anche trasmettere questa conoscenza alle nuove generazioni: “non si tratta solo del know-how materiale, ma anche di quello immateriale, soprattutto con i rituali che vengono mantenuti e lì praticati”. Naturalmente, del progetto ha fatto parte anche una speciale formazione delle squadre sul posto nella lotta agli incendi. Come ha concluso Eloundou Assomo, “questo progetto di rinnovamento deve diventare un punto di riferimento, che faccia capire l’importanza di preservare questo luogo speciale per le popolazioni locali, ma, più in generale, per il continente e l’intera umanità”, pertanto ne ha ufficialmente chiesto la rimozione dalla lista del “Patrimonio Mondiale in Pericolo”.

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