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Tunisia, un anno fa l’avvio di una pretestuosa indagine per “cospirazione”

Amnesty International ha chiesto alle autorità tunisine di liberare immediatamente e incondizionatamente sei oppositori politici arrestati arbitrariamente e in carcere da un anno con accuse infondate di “cospirazione contro la sicurezza dello stato”, a causa della loro sospetta opposizione politica e per aver esercitato il loro diritto di libertà di associazione.

L’11 febbraio 2023 il governo tunisino ha aperto un’indagine contro 17 persone e “qualsiasi altro individuo a loro associato” con diverse accuse, inclusa la ‘cospirazione contro la sicurezza dello stato’. Nell’ambito di questa indagine, le forze di sicurezza hanno arrestato arbitrariamente otto leader dell’opposizione. Sono stati interrogati e posti in custodia cautelare. A luglio due di loro, Chaima Isaa e Lazhar Akremi, sono stati scarcerati su ricorso degli avvocati, ma continuano ad avere il divieto di viaggiare o “apparire in luoghi pubblici”.

Gli altri sei oppositori politici – Khayam Turki, Abdelhamid Jlassi, Jaouher Ben Mbarek, Ridha Belhaj, Ghazi Chaouachi e Issam Chebbi – si trovano nella prigione di Mornaguia a Tunisi.

Il 12 febbraio 2024, a un anno dall’avvio dell’indagine, hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la loro detenzione arbitraria. Due di loro hanno dovuto interrompere lo sciopero per motivi di salute, mentre Khayam Turki, Abdelhamid Jelassi, Issam Chebbi e Jaouher lo stanno ancora portando avanti.

Dall’inizio dell’indagine le autorità giudiziarie hanno convocato almeno altre 42 persone tra attivisti politici, esponenti dell’opposizione, uomini d’affari, ex parlamentari, avvocati, difensori di diritti umani ed ex funzionari di sicurezza, per interrogarli sullo stesso caso

Nel gennaio 2024 un giudice ha respinto gli ultimi ricorsi presentati dal Comitato per la difesa dei detenuti politici contro la prolungata custodia cautelare dei sei detenuti, una mossa che indica che il governo non farà marcia indietro sul caso di “cospirazione” che finora ha visto indagate almeno 50 persone.

In un caso separato, tre avvocati del team di difesa dei sei detenuti hanno ricevuto accuse per aver fatto dichiarazioni sull’indagine. Amnesty International ha letto le dichiarazioni in questione giungendo alla conclusione che si trattava in tutti i casi di discorsi protetti dalla libertà di espressione.

Islam Hamza, Dalila Msaddak e Abdelaziz Essid sono accusati di “diffusione di notizie false”, “offesa ad altri attraverso reti di telecomunicazioni” e “accusa di atti illegali nei confronti di pubblici ufficiali senza prove”.

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