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Tunisia, Meloni non convince Saied: no a richiedenti asilo rifiutati dall’Europa

TUNISI – In meno di dieci mesi Giorgia Meloni ha incontrato quattro volte il presidente della Tunisia Kais Saied. Ma lo sforzo non ha prodotto l’effetto sperato: c’è la condivisione e la firma su tre progetti per 100 milioni di euro – un’intesa quadro per la cooperazione nel settore dell’università e dell’alta formazione, un finanziamento al bilancio tunisino nel settore dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica, una nuova linea di credito a favore delle piccole e medie imprese tunisine – non l’ok sulla gestione dei flussi migratori così come vorrebbe il primo ministro italiano.
Mentre la delegazione governativa composta dai ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e dell’Università Maria Luisa Bernini, e dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, veniva ricevuta nelle lussuose e confortevoli sale di rappresentanza del palazzo presidenziale di Cartagine, decine di barchini lasciavano le coste di Sfax nonostante il vento alzasse pericolosamente le onde del mare lungo la costa tunisina. L’accordo con il presidente Kais Saied, che deve affrontare una grave crisi economica, non ha non sembra dunque in grado di  i flussi migratori.
”I due leader si sono scambiati un sorriso ma Giorgia Meloni sa di aver fallito nella sua “missione”: convincere Kais Suaed ad accettare di ospitare stabilmente in Tunisia i richiedenti asilo respinti dall’Europa. principio implementato dal nuovo Patto su migrazioni e asilo” sostiene il giornalista ed esperto di migrazioni tunisino Mouad Teyeb sottolineando che Saied aveva ampiamente anticipato prima della visita della Meloni che “la Tunisia non sarà né un paese di transito né un campo di detenzione permanente per migranti e richiedenti asilo provenienti dall’Africa sub-sahariana”.
A insistere sulla scarsa possibilità che l’accordo rinnovato il 17 aprile tra i due paesi sono le organizzazioni non governative della stessa Tunisia denunciando che “le autorità tunisine sono sottoposte a “pressioni intollerabili”. A ribadire la posizione espressa già per i precedenti memorandum sottoscritti anche dall’Unione Europea,  il Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali, una delle principali organizzazioni tunisine,
Secondo gli attivisti, “la Tunisia ha chiarito ampiamente la sua posizione contraria a quella dei rappresentanti delle istituzioni europee che vorrebbero rimandare verso la Tunisia persone migranti e rifugiate richiedenti asilo”.
Le questioni di sicurezza interna, secondo il Ftdes, sembrano costituire la pietra angolare dei termini di cooperazione imposti alla Tunisia su un terreno totalmente diverso da quello che ha in mente Saied.
Inoltre, imporre alla Tunisia l’accoglimento sul suo suolo di persone intercettate dalla Guardia Costiera italiana, comporterebbe una pesante violazione degli obblighi dell’Unione Europea e dell’Italia, gia’ condannata nel 2012 dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo per aver respinto dei rifugiati verso la Libia.

Per le associazioni, si tratterebbe, oltre che di una minaccia al diritto d’asilo, di una prova di “cinismo insopportabile” da parte dell’Italia, dal momento che “la lotta contro il terrorismo riguarda tanto la UE quanto la Tunisia”.

Oltre alle pressioni da parte italiana, le associazioni parlano di una “clausola di riammissione” negli accordi di dicembre 2016 sulla conversione del debito tunisino in investimenti belgi in Tunisia.

L’uso del concetto di “Paese sicuro”, secondo le associazioni, rappresenta una minaccia al diritto d’asilo.
La posizione espressa da Ftdes e gli condivisa anche da molte italiane secondo cui «la Tunisia non risponde ai criteri di “Paese sicuro” sanciti dalla stessa legge europea (direttiva 2013/32/UE) e  non dispone di alcuna legislazione sul diritto d’asilo, né delle strutture necessarie ad accogliere persone bisognose di protezione internazionale. Non esiste alcuna garanzia di protezione dall’accusa di “reato di immigrazione non autorizzata”, introdotto in Tunisia nel 2004 in seguito a pressioni da parte dell’Europa, ne’ ci sarebbero garanzie procedurali per le persone non intenzionate a fare domanda d’asilo in Tunisia e che rischierebbero di essere private della liberta’ ed espulse in condizioni inumane e degradantî».
Dunque, concludono le ong per i diritti umani, «le pressioni esercitate contro la Tunisia devono cessare a favore di un reale impegno dell’Unione Europea e dei suoi stati membri per l’accoglienza delle persone rifugiate e migranti sul suo territorio e di un reale supporto alla Tunisia nel consolidamento dello stato di diritto e della lotta al terrorismo».
Girando per le strade di Sfax in questi giorni e raccogliendo testimonianze non solo di migranti ma anche di operatori umanitari tunisini emerge chiaramente il fallimento delle politiche inefficaci sui flussi migratori denunciato dalle associazioni, tra cui Asgi, Arci, ActionAid,Mediterranea Saving Humans, Spazi Circolari e Le Carbet.
L’Italia ha avuto un ruolo di primo piano elle trattative per la firma del Memorandum tra l’Unione europea e la Tunisia e ha ampiamente finanziato le politiche di blocco della migrazione. La visita ufficiale di ieri è dunque solo la conferma della volontà di proseguire su un percorso inconcludente e su cui pesa la deriva autoritaria del governo tunisino, che dal febbraio 2023 ha posto in atto una politica apertamente razzista e repressiva contro i migranti provenienti dall’Africa sub sahariana.

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