vai al contenuto principale

Tigray, il TPLF lancia l’operazione Alula Abanega contro forze etiopi ed eritree

Martedì 18 giugno il Tigray People’s Liberation Front aveva annunciato di aver bloccato la quinta offensiva militare del dittatore eritreo e della dirigenza etiope Amhara, definita dal Premier etiope la battaglia finale annunciando una sicura e definitiva vittoria in Tigray. Per ottenerla Asmara e Addis Ababa avevano acquistato da Cina, Russia e paesi dell’Est Europa ingenti quantità di armi, stoccato a Mekelle 40 tonnellate di fosforo bianco e messo sul terreno circa 80.000 soldati con copertura aerea, unità corazzate e artiglieria pesante. La Final War era iniziata tra il 14 e il 15 giugno.
Le prime notizie del fallimento dell’offensiva militare Eritreo Etiope erano state diffuse dal portavoce del TPLF Getachew K. Reda, che i media etiopi filo governativi davano per morto o fuggito in Sudan. Nel maggio 2021 Reda sarebbe scampato ad un tentativo di assassinio in Tigray da parte di un sicario inviato da Addis Ababa. Reda aveva anche informato del lancio dell’Operazione Alula Abanega dichiarando che l’obiettivo era quello di sconfiggere le forze di occupazione e liberare il Tigray. Gli annunci diramati dal TPLF erano stati presi con il beneficio del dubbio in quanto potevano essere solo propaganda per offuscare le elezioni tenutesi il 21 giugno.
Solo ieri sono arrivate le conferme da diverse fonti. Le Forze di Difesa del Tigray (TDF) non solo hanno fermato l’offensiva che doveva garantire la vittoria finale ad Afwerki, e ai due dirigenti che detengono il vero potere in Etiopia: Agegnehu Teshager, Temesgen Tiruneh. Le TDF hanno preso il controllo di diverse città e ora stanno tentando di riconquistare la strategica città di Adigrat. La capitale Mekelle è quasi circondata dall’esercito del Tigray. Un C130 dell’aviazione etiope trasportante armi munizioni e truppe di rinforzo è stato abbattuto prima della fase di atterraggio presso l’aeroporto di Mekelle.
L’ Operazione Alula Abanega è la prima offensiva militare su vasta scala delle forze tigrigne dall’inizio della guerra civile, 3 novembre 2020. L’esercito federale etiope ha negato di aver subito pesanti perdite e che vi sia una offensiva in atto da parte dei “terroristi” TPLF. Il portavoce dell’esercito, il colonnello Getnet, ha confermato che ci sono stati combattimenti, ma ha negato le vittorie dichiarate dal TPLF.
“Mentre il governo etiope era impegnato con le elezioni nazionali e le questioni GERD [Grand Ethiopian Renaissance Dam], il gruppo terrorista TPLF insieme alle sue giovani reclute, è attivamente coinvolto in attività terroristiche”, ha affermato il Colonnello Getnet aggiungendo che sono in corso operazioni per catturare la dirigenza terroristica Tigrigna.
Esperti militari hanno confermato alla BBC l’offensiva del TPLF sottolineando che le forze di difesa del Tigray dopo le battute d’arresto all’inizio del conflitto si sono riorganizzati fino a lanciare una grande offensiva. Secondo il loro parere questa offensiva potrebbe apportare la vittoria in Tigray o prolungare il conflitto compromettendo ogni possibilità di vittoria da parte di Asmara e Addis Ababa.
L’offensiva delle TDF è stata resa possibile dal recente reclutamento di migliaia di giovani in Tigray e dal probabile rifornimento in armi e munizioni da parte di Egitto e Sudan. Le continue affermazioni del TPLF di usare armi e munizioni catturate al nemico sembrano non reggere alla realtà dinnanzi al dimostrato e intenso volume di fuoco delle TDF contro le truppe nemiche.
Fonti locali affermano che all’interno della dirigenza del TPLF sono in atto forti discussioni sulla tattica da adottare. Una fazione è propensa a lanciare l’attacco finale a Mekelle nel tentativo di vincere ora la guerra. Un’altra fazione è più incline a infliggere pesanti perdite alle truppe di occupazione ma di non riconquistare Mekelle. Questa fazione intende prolungare la guerra civile per distruggere le economie di Eritrea ed Etiopia, già compromesse seriamente dallo sforzo bellico in Tigray e continuare ad annientare i due eserciti occupanti.
Le fonti locali affermano che l’Operazione Alula Abanega è un pesante contraccolpo di immagine contro il governo centrale attuato proprio durante le elezioni. Escludono che Abiy Ahmed Ali utilizzerà il suo nuovo mandato di Primo Ministro (ottenuto in elezioni farsa) per avviare colloqui di pace. Al contrario continuerà a cercare la vittoria finale in Tigray cadendo nella trappola del TPLF che sta adottando la stessa tattica di logoramento adottata contro il regime stalinista del DERG negli anni Ottanta. Stillicidio di soldati e dissanguamento finanziario del nemico.
Nel 1991 il DERG, guidato dal dittatore Mengistu Haile Mariam, collassò su se stesso dopo aver subito per almeno 4 anni pesanti perdite di soldati e aver prosciugato le casse di Stato nel finanziare una guerra contro il TPLF, il EPLF (Eritrean People’s Liberation Front) e la ribellione Oromo. Una guerra persa in partenza.
Ad aggravare la delicata situazione internazionale dell’Etiopia, aumentando l’isolamento del Paese giunge il massacro di Togoga un villaggio vicino 25 km da Mekelle. L’aviazione militare etiope ha bombardato i civili durante un mercato locale causando una ecatombe e provocando l’indignazione internazionale che si potrebbe trasformare nella decisione di adottare misure più efficaci per fermare il genocidio in Tigray e stabilizzare il Paese. Il massacro di Togoga avviene nello stesso giorno dell’orribile bombardamento da parte del DERG contri i civili della città di Hawzen (Tigray) compiuto 33 anni fa.
L’offensiva del TPLF e il massacro di Togoga compromettono seriamente l’immagine del Premio Nobel per la Pace e il tentativo di acquisire una legittimità internazionale a seguito delle elezioni del 21 giugno.
Riportiamo di seguito i maggior avvenimenti bellici dell’Offensiva Alula Abanega a seguito delle notizie giunteci da fonti in loco accreditate. Notizie sottoposte a verifiche incrociate con Reuters, BBC, Bloomberg e Associated Press.
Il portavoce delle forze di difesa del Tigray (TDF): Gebre Gebretsadik, ieri, ha confermato le notizie riportate dal portavoce del TPLF Getachew K. Reda che la quinta offensiva delle forze eritree e dell’esercito federale etiope iniziata il 15 giugno è fallita. L’esercito del Tigray è riuscito a fermare l’avanzata e a lanciare una contro offensiva denominata: Operazione Alula Abanega iniziata nelle prime ore del 18 giugno.
Le Tigray Defense Forces affermano di aver ucciso o ferito circa 10.000 soldati dell’esercito federale etiope e di aver catturato altri 3356 soldati federali, appartenenti alla 31a, 11 a divisione ENDF (tra cui il Colonnello Hussain, mentre la 20 a e 24 a divisioni ENDF avrebbero subito varie perdite.
Anche le truppe eritree hanno subito pesanti perdite. Le TDF hanno mostrato video di centinaia prigionieri federali ed eritrei considerati autentici dai principali media anglosassoni. Attualmente le forze Tigrine hanno esteso i territori sotto il loro controllo nel nord e centro Tigray e stanno puntando verso la capitale della regione: Mekelle.
Da due giorni si registrano intensi combattimenti presso la terza città più importante del Tigray: Adigrat, persa e riconquistata più volte dalle truppe eritree. Adigat ricopre una importanza strategica in quanto apre la via dell’asse stradale Shire – Mekelle. Se le Tigray Defense Forces riescono a conquistarla definitivamente avranno la strada aperta per poter dirigere le loro forze contro le difese eritree installate presso Mekelle. In caso contrario la linea logistica di approvvigionamento delle forze eritree (Mekelle – Shire – Adigrat) sarà mantenuta permettendo di riorganizzare le forze e lanciare l’ennesima offensiva contro il TPLF. In queste ore la città di Adigrat è sotto pesanti bombardamenti dell’aviazione militare eritrea.
Fonti in loco affermano che due divisioni del TPLF sono riuscite ad aggirare l’asse stradale Adigrat – Shire giungendo in prossimità del capoluogo Mekelle e posizionandosi su tre fronti per l’accerchiamento della città dopo la vittoria riportata presso il fiume Giba. Le truppe eritree stanno preparando un’offensiva per respingere le due divisioni appostate nelle prossimità di Mekelle, per spezzare l’accerchiamento. Si presume che le due divisioni TPLF siano riuscite a raggiungere le prossimità di Mekelle grazie al asse stradale sud Adigrat – Agula che risulta sotto controllo dell’esercito del Tigray.
Giungono conferme dell’abbattimento di un C-130 Hercules cargo dell’aviazione etiope da parte dell’esercito del Tigray. Il C-130, era decollato dalla capitale dello Stato di Amhara: Bahir Dar pieno di armi e soldati di rinforzo diretti a Mekelle. È stato abbattuto da un missile terra aria del TPLF nei pressi di Saharti. Nessuno dell’equipaggio e dei soldati a bordo è sopravvissuto.
A seguito delle pesanti sconfitte riportate la dirigenza fascista Amhara ha ordinato il bombardamento aereo presso il villaggio di Togoga, 25 km di distanza da Mekelle. Il bilancio parziale delle vittime parla di 80 morti. Il bombardamento è già considerato un deliberato crimine di guerra in quanto presso il villaggio non si registrava la presenza di unità dell’esercito del Tigray. Anche il momento dell’attacco rafforza l’accusa di crimine di guerra. I bombardamenti sono stati attuati nel giorno in cui si svolgeva il mercato settimanale molto frequentato dalla popolazione di Togoga e zone limitrofe.
La strage di civili eseguita dall’aviazione militare etiope è stata confermata alla Associated Press da medici e infermieri degli ospedali di Mekelle. Le vittime del bombardamento potrebbero essere superiori alle prime stime in quanto i soldati eritrei e federali stanno impedendo alle ambulanze di raggiungere Togoga. Si teme l’uso di bombe a grappolo a frammentazione multipla durante il bombardamento aereo. Arma proibita dalla Convenzione di Ginevra e dalle Nazioni Unite per il suo devastante potere distruttivo.
Il massacro abilmente e immediatamente mediatizzato da giornalisti tigrigni e attivisti politici del TPLF ha scatenato un’ondata di indignazione nell’opinione pubblica internazionale costringendo l’Unione Europea a emettere condanne pubbliche del barbaro atto e a promettere azioni più concrete per far terminare il conflitto in Tigray.
In un comunicato congiunto l’Alto Rappresentante UE: Borrel e il Commissario europeo Lenarčič hanno condannato il bombardamento di Togoga definendolo “l’ennesimo attacco che si aggiunge all’orribile serie di violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, atrocità, violenza etnica, combinate con gravi accuse di uso della fame e della violenza sessuale come armi di conflitto”
Il comunicato differisce dai precedenti in quanto Borrel e Lenarčič, per la prima volta, affermano che “Tali atrocità non possono essere giustificate utilizzando come argomento la conservazione dell’integrità territoriale dell’Etiopia”. Giunge ora la notizia che l’Unione Europea ha deciso di inserire l’Etiopia come punto prioritario da trattare al prossimo Consiglio Europeo Affari Esteri previsto in luglio per discutere con gli Stati membri le azioni UE più opportune in risposta alla violenza in corso in Tigray e altre parti del Paese. L’Ambasciatore americano Linda Thomas-Greenfield ha chiesto al governo di Addis Ababa l’immediata assistenza delle vittime del bombardamento di Togoga e l’istituzione di una inchiesta indipendente internazionale. Senza usare mezze parole la Thomas-Greenfield ha dichiarato che i responsabili del massacro devono essere tradotti in giustizia.
Pur abberrante l’affermazione ma il sacrificio di innocenti vite etiopi a Togoga ha ora forti possibilità di far uscire l’Europa dalla sua ambigua politica nei confronti della direzione fascista Amhara e del dittatore eritreo Afwerki aprendo le porti ad un procedimento giuridico presso la Corte Penale Internazionale e a un (auspicato e necessario) intervento militare.
Inspiegabilmente l’Italia è stato l’unico paese tra i membri fondantori della Unione Europea a non pubblicare alcuna condanna del massacro di Togoga come se non fosse mai avvenuto. L’ultimo comunicato della Farnesina – MAE sull’Etiopia risale al 14 giugno e riguarda l’incontro tra il Ministero Esteri Luigi di Maio e il Procuratore Generale etiopie Gedion Tmothewos Hessebon che portava un messaggio del Premier Abiy di cui contenuti sono stati tenuti segreti dal nostro governo ma spiegati da FocusOnAfrica. Il silenzio adottato fino ad ora anche dinnanzi a questo massacro di innocenti rafforza il dubbio di una politica silenziosa guidata da obiettivi e finalità non comprensibili e fuori dal controllo dei cittadini italiani.
Il dittatore eritreo e la dirigenza fascista Amhara, sorpresi e molto preoccupati dell’inaspettata offensiva dell’esercito del Tigray stanno ora cercando di reagire. Nel tentativo di fermare l’offensiva del TPLF ed evitare la caduta di Mekelle, l’esercito eritreo ha inviato come rinforzi sette divisioni di fanteria 4 giunte dall’Eritrea 2 prelevate dal confine Etiopia – Sudan e 1 che stava combattendo il Oromo Liberation Army in Oromia.
I rinforzi non sono comunque stati sufficienti per fermare l’Operazione Alula Abanega. Nelle prime ore di oggi le forze di difesa del Tigray hanno attaccato la 13a e 20 a divisione ENDF nei pressi di Agula e Wurko infliggendo pesanti perdite. L’obiettivo del TPLF e di riprendere il controllo delle due città prima di un eventuale attacco a Mekelle.
La contro offensiva delle Forze di Difesa del Tigray sta preoccupando seriamente la dirigenza Amhara ad Addis Ababa. Mentre il Premier etiope (sotto la guida dei navigati leader nazionalisti Amhara ) è impegnato in dichiarazioni di vittoria elettorale e nella infruttuosa propaganda negazionista (il giorno delle elezioni ha affermato alla BBC che in Tigray non esiste alcuna emergenza alimentare o carestia), il Vice Premier e Ministro degli Esteri Demeke Mekonnen ieri si è recato d’urgenza negli Emirati Arabi Uniti per chiedere al Sultano Khalifa Al Nahyan una aumento dell’impegno militare in Tigray per poter sconfiggere il TPLF. Droni da combattimento degli Emirati Arabi Uniti sono intervenuti nella prima fase del conflitto (novembre dicembre 2020) causando pesanti danni al hardware delle Forze di Difesa del Tigray. Fonti in loco affermano che tutt’ora i droni del Sultano Al Nahyan sono operativi in Tigray ma in misura minore e in attacchi non strategici.
Dopo un colloquio a porte chiuse con il Sultano arabo il Ministro Mekonnen ha intrappreso un’altra missione urgente recandosi a Mosca per incontrare il Primo Ministro Sergey Lavrov e discutere con lui sui modi per rafforzare le relazioni tra le due nazioni e sugli ultimi sviluppi in Etiopia e nella regione in generale.
L’incontro con il Primo Ministro russo avrebbe come obiettivo quello di assicurarsi l’appoggio della Russia per controbilanciare l’aggressiva postura adottata dagli Stati Uniti. Proposta che ha molte possibilità di essere accettata dal Cremlino considerando la posizione strategica dell’Etiopia, le sue risorse naturali e la possibilità di entrare in un mercato in via di sviluppo con un potenziale di almeno 40 milioni di consumatori.
Fonti diplomatiche confermano la probabilità di una politica filorussa esternando però le loro preoccupazioni. Gli Stati Uniti, principale alleato militare e partner economico di Addis Ababa, reagirà molto male dinnanzi ad un “tradimento” che mette in gioco gli interessi americani nel Corno d’Africa, regione troppo prossima al Medio Oriente dove è ancora in atto la disputa America Russia sul destino della Siria.
Giungono in queste ore notizie di altri successi militari che le forze di difesa del Tigray avrebbero riportato. Secondo le dichiarazioni ufficiali del TPLF, le sue forze armate starebbero completando l’accerchiamento della capitale Mekelle. Le zone adiacenti di Mahbere Dego, Enticho, Abiy Addi, Yechila, Hagere Selam sarebbero controllate dei soldati tigrini. Ieri il TPLF ha annunciato anche di aver sconfitto l’esercito federale etiope in una cruenta battaglia campale presso Mekelle affermando che i giochi sono cambiati e ora le prede sono divenuti i soldati eritrei ed etiopi.
Il Direttore del OMS ha condannato senza appello il blocco delle ambulanze attuato dai soldati federali per impedire i primi soccorsi alle vittime del massacro al mercato generale di Togoga. Un blocco dei soccorsi che ha aumentato il numero di civili uccisi dal raid aereo dove sono state utilizzate bombe a grappolo frammentazione multipla. Il governo di Addis Ababa ha etichettato come pura propaganda dei “terroristi” TPLF le affermazioni di Tedros Adhanom sottolineando la sua origine “tigrigna”.
Sempre sul massacro di Togoga, la dirigenza fascista Amhara ha cambiato tattica comunicativa dopo aver constatato che gli iniziali dinieghi del bombardamento non erano credibili. La nuova versione afferma che le vittime ritratte nei video e foto (compresi donne anziani e bambini di 6 anni) non erano dei civili ma dei terroristi combattenti del TPLF.
Nel tardo pomeriggio di ieri giunge l’orrenda notizia delle esecuzioni extra giudiziarie di tre operatori umanitari della ONG francese Medici Senza Frontiere. Tra essi una cittadina Europea (spagnola): Maria Hernandez e due etiopi: Yohannes Halefom Reda e Tedros Gebremariam Gebremichael. Il massacro è avvenuto il 24 giugno nel nord Tigray mentre l’equipe di MSF era in missione per apportare assistenza sanitaria. I corpi dei tre operatori umanitari sono stati ritrovati il giorno successivo orribilmente martoriati. Si presume che siano stati testimoni di massacri di civili.
Il governo ha negato ogni coinvolgimento con la morte dei tre dipendenti di MSF. Il Premier etiope ha rincarato la dose affermando sul The Ethiopian Herald che le ONG internazionali hanno una “agenda segreta” e lavorano per conto dei “terroristi” TPLF…
Da ieri l’aereoporto di Mekelle è stato chiuso al pubblico. Fonti in loco affermano che la chiusura è dovuta dalla necessità di trasportare le truppe federali ed eritree su aerei di linea della Ethiopia Airlines, contrariamente alla convenzione internazionale dell’aviazione civile. Foto scattate da personale aereoportuale e considerate autentiche confermano le nostre fonti.

Torna su