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Sudan, quinto anniversario delle rivolte contro il regime mentre infuria la nuova guerra

Cinque anni fa, il 17 dicembre del 2018,  in Sudan iniziavano le “rivolte del pane”, come furono definitive per via dell’ innalzamento spropositato dei prezzi di generi primati nel Paese, che portarono alla caduta di un regime sanguinario dopo 30 anni di terrore. Quelle proteste avevano insite in esse molto di più: reclamavano eguaglianza, libertà e democrazia.
Nonostante la guerra ripresa il 15 aprile, con gli scontri tra esercito regolare e Forze di supporto rapido, nonostante le morti, gli sfollamenti, molti attivisti stanno tentando di ripristinare le radici di quella rivoluzione, ma la comunità internazionale non li supporta.
Intanto a causa del conflitto, la situazione umanitaria è sempre più disperata.
Anche gli operatori sanitari rimasti nella capitale del Paese, Khartoum, punto focale dei combattimenti, sono ormai impossibilitati a portare aiuti.
Ancora più grave la situazione nelle zone periferiche.
Le vittime sarebbero oltre 20 mila ma è praticamente impossibile avere dati certi, essendo la maggior parte del territorio sudanese inaccessibile. In particolare la regione del Darfur.
Sono già quasi cinque milioni gli sfollati a causa delle violenze e degli scontri.
Egitto, Etiopia e Ciad i paesi che stanno accogliendo i profughi.
A causa dell’intensificarsi degli scontri nell’area di Wad Madani, capitale dello stato di Gezira, 136 chilometri a sud-est di Khartoum, anche Emergency è stata costretta a evacuare il personale della sua clinica satellite non residente in città e a sospendere le attività della clinica.

Lo staff, composto da dieci persone tra cui chirurghi e farmacisti, tutti sudanesi, si sta dirigendo a Sud.
La clinica era stata aperta lo scorso agosto per garantire visite pre-operatorie a pazienti cardiaci che necessitano di un intervento e visite di follow up e somministrazione della terapia anticoagulante ai pazienti già operati al Centro Salam di cardiochirurgia così da permettere la continuità delle cure salvavita a chi non poteva spostarsi e raggiungere la capitale a causa delle difficilissime condizioni di sicurezza.
“A Wad Madani Emergency ha tuttora anche un magazzino dove si trovano i rifornimenti indispensabili alle attività mediche e chirurgiche del Centro Salam, del quale al momento non si hanno notizie – sottolinea la ong in una nota -Evacuando lo staff abbiamo dovuto lasciare i pazienti a cui avevamo cercato di offrire continuità nelle cure dopo l’operazione al cuore, proprio per la difficoltà che avevano nel raggiungere il Centro Salam a Khartoum. Nel nostro magazzino lasciamo invece i rifornimenti necessari al mantenimento delle attività del Centro Salam, che per ora non potranno arrivare dove servono”, commenta Gina Portella, coordinatrice del Programma di Emergency in Sudan, da Khartoum”.
A Wad Madani avevano trovato rifugio centinaia di migliaia di profughi in fuga da Khartoum, che ora stanno cercando di lasciare la città con ogni mezzo. Sono quasi 500mila le persone fuggite verso lo stato di Gezira, 86.400 di queste si trovano a Wad Madani, principale hub umanitario del Paese.

Al momento non è possibile prevedere come evolverà la situazione a Wad Madani e se si potrà ritornare ad assistere i pazienti. Dall’inizio della guerra è sempre più difficile offrire assistenza umanitaria alla popolazione perché non c’è nessuna garanzia per la sicurezza del personale e delle strutture che offrono assistenza sanitaria.
Nonostante le ripetute richieste alle parti in conflitto di rispettare l’incolumità della popolazione e delle strutture sanitarie per dare a chi ne ha bisogno la possibilità di essere curato anche in una situazione di guerra, l’appello resta inascoltato.
Emergency – che lavora in Sudan dal 2004 – non ha lasciato il Paese benché la guerra renda estremamente difficile l’attività a causa dei combattimenti, della difficoltà nel reperimento dei materiali e dell’insicurezza degli spostamenti. L’associazione prosegue la sua attività nel Centro Salam di cardiochirurgia a Khartoum, nel Centro pediatrico di Port Sudan e nella clinica di Atbara.

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