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Sudan, in piazza la diaspora in tutto il mondo per sostenere il governo di transizione

La speranza riposta nella democrazia del popolo sudanese sembra giunta allo stremo.
E le comunità sudanesi in tutto il mondo, compresa la diaspora in Italia che  giovedì a Roma, in piazza Esquilino, ha manifestato contro ogni forma di colpo di stato e a sostegno di una transizione democratica, si mobilitano.
Due anni fa il dittatore Omar Bashir si era dimesso in seguito a un’ondata di proteste popolari che hanno portato al Governo del Paese una coalizione di movimenti civili supportata dall’esercito. La grave crisi economica, da cui questo Stato africano già segnato da anni di guerra civile non riesce ad uscire, ha però spinto le persone di nuovo in strada questa volta per chiedere l’instaurazione di un regime militare.
La preoccupazione per la possibile disfatta del percorso democratico è forte nelle parole di Adam, attivista di Pensare Migrante, che invita tutte e tutti, rifugiat* sudanesi e non a partecipare alla manifestazione contro il colpo di stato, sabato all’Esquilino.

“ Il popolo sudanese ha fatto grandi sacrifici per il cambiamento, perché le nuove generazioni, i figli e le figlie del nostro popolo, possano vivere in uno stato civile e democratico.
Da Dicembre 2018, ad Aprile 2019 il popolo sudanese insiste nelle sue richieste, lotta per uno stato civile democratico.
In questo momento però alcune delle promesse sono state disattese.
Questo è il momento di non abbandonare la nostra lotta, è il momento in cui invitiamo i figli e le figlie del nostro popolo a schierarsi di nuovo uniti e continuare a resistere a quello che resta del regime.
Le conosciamo le persone che tradiscono il nostro popolo, le persone che stanno cercando di rubare la rivoluzione e le lotte del popolo.
Conosciamo i loro voltafaccia, il loro trasformismo, i loro obiettivi egoistici.
Conosciamo i loro accordi, il loro strizzare l’occhio alle richieste delle potenze straniere per mantenere lo status quo.
Conosciamo tutto questo e sappiamo che accade in disprezzo alla nostra gente.

Sottolineiamo allora la necessità di allinearci, di focalizzarci sull’obiettivo e di organizzarci insieme, perché gli accordi promuovano la democrazia e piani di sviluppo sociale a lungo e a breve termine.
Dobbiamo guardare all’obiettivo, vederlo davanti ai nostri occhi e per farlo dobbiamo superare l’appartenenza religiosa, etnica, vogliamo uno stato laico.

Abbiamo visto e vissuto sulla nostra pelle quello che è successo con la dittatura, che ha diviso il nostro paese nell’odio e nel sangue di guerre tra fratelli.
La civiltà per noi significa decisione del popolo, non è una decisione che si prende nelle caserme.
Noi rifugiati, popolo sudanese all’estero, sosteniamo con forza che il percorso di democrazia nel nostro paese prosegua.
Abbiamo vissuto la dittatura, noi rifugiati sappiamo cosa è successo nel nostro paese,
siamo vittime delle guerre, soldati obbligati, ognuno di noi ha una famiglia che ha sofferto, fratelli che sono stati torturati, padri uccisi.

Il nostro paese merita una democrazia stabile.
Sosteniamo quindi il governo civile del primo ministro Hamdo.
Urliamo da qui e facciamo arrivare ai nostri fratelli e sorelle il nostro grido.

Libertà pace e giustizia.
Urliamo anche noi, perché il popolo ha scelto la democrazia.

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