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Sudan: “Il regime è finito ma non le violenze”. La testimonianza di Adam, profugo del Darfur

Adam è della comunità Massalit ed è fuggito assieme alla moglie e ai due figli dal Darfur occidentale, dopo che la sua piccola dimora è stata data alle fiamme in un attacco dei Janjaweed.

“Abbiamo fatto quello che prima o poi fanno tutti in Darfur: abbiamo attraversato il confine con il Ciad e abbiamo trovato rifugio in uno dei campi profughi che ospitano oramai, dal 2003, una intera generazione di sudanesi”.

Nel poverissimo Ciad ci sono 476.000 rifugiati e richiedenti asilo: profughi climatici e delle guerre tribali per l’accaparramento di risorse sempre più scarse.

Adam è solo quando raggiunge il presidio umanitario di Baobab Experience, temporaneamente trasferito all’ufficio Baobab di San Lorenzo, a seguito dello sgombero del 14 luglio*

“Nel campo profughi si vive di espedienti e la regola aurea è l’attesa. Tutti aspettano il ritorno in una casa bruciata, in un terreno inondato, da una famiglia che non c’è più.
Ho capito che quell’atmosfera sospesa fosse una trappola, quando mia figlia ha compiuto 6 anni e io non avevo nulla da offrirle: nessuna scuola, nessun libro, nessun quaderno dove scrivere le prime lettere. Le bambine e i bambini imparano a leggere e fare di conto grazie all’impegno di donne e ragazze profughe che hanno completato le scuole, ma non è questo il futuro che un genitore si promette di offrire ai propri figli”.

Adam lascia il Ciad alla volta della Libia per amore di sua figlia, ma “nessuno prima di partire è cosciente di ciò a cui sta andando incontro”.

Ad az-Zawiya viene rapito e condotto a Bani Walid. Per pagare la sua libertà è stato costretto ai lavori forzati. Ma è stata solo la prima volta. La prima tra tanti altri sequestri, sevizie, abusi da cui Adam si è sottratto lavorando per una somma totale di 12mila dollari. Questo il prezzo materiale pagato ai trafficanti, alla polizia di frontiera e alle bande armate. Poi ci sono i segni delle torture subite, ancora visibili sul corpo, e quelli nell’anima che si intuiscono facilmente, ma che è impossibile comprendere.

“Nonostante tutto, non ho mai ha pensato di abbandonare il viaggio. Ogni sofferenza passata rendeva impossibile annullare, arrendendosi e tornando indietro, lo sforzo compiuto per superarla. E poi ho conosciuto il deserto. E chi l’ha attraversato dentro un camion, soffrendo la sete, vedendo i propri compagni di viaggio cadere sulla sabbia ed essere lasciati indietro da autisti senza scrupoli, non lo ripercorrebbe mai a ritroso”.

Incontriamo Adam durante l’orario di distribuzione della cena e lo salutiamo dopo pochi giorni al binario della Stazione Tiburtina dove passa ogni mattina il treno per Genova.

Vuole andare in Norvegia, “dove non c’è polvere né siccità”.

Foto di Baobab Experience: presidio temporaneo a San Lorenzo, estate 2021

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* a seguito dello sgombero di Piazzale Spadolini, predisposto dall’amministrazione Raggi, Baobab Experience ha trasferito, temporaneamente e in via eccezionale, le attività di prima accoglienza e supporto alle persone in transito nella sede di San Lorenzo, normalmente dedicata allo sportello legale, allo sportello di inserimento lavorativo e alle scuole e attività formative.

Ringraziamo di cuore Via dei Piceni e tutto il quartiere per aver ospitato con calore, curiosità e collaborazione le operazioni di presa in carico e assistenza delle fragilità e la distribuzione serale di cibo e indumenti.

Baobab Experience comunicherà a breve la sede del nuovo info point e hub di prima accoglienza.

Focus on Africa sostiene e rilancia #verbamigrant, la Rubrica settimanale di testimonianze di Baobab Experience

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