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Giornata internazionale scomparsi: l’eredità algerina e la realtà odierna in Egitto e Libia

Oggi, 30 agosto, è la Giornata internazionale delle vittime di sparizione forzata, una tra le violazioni dei diritti umani più crudeli praticata, secondo l’ultimo Rapporto di Amnesty International, in almeno 40 stati.
L’Iniziativa egiziana per i diritti personali, l’Ong con cui collaborava Patrick Zaki, ha diffuso dati allarmanti sulla situazione nell’Africa del Nord.
Sebbene, data la natura di questo crimine, non esistano dati esatti sulla diffusione delle sparizioni forzate in Egitto, la Commissione egiziana per i diritti e le libertà ha documentato 2723 casi dal 2015 alla metà del 2020.
In Libia, le milizie armate e lo stato si rendono responsabili di sparizioni forzate di attivisti per i diritti umani, oppositori politici. Le denunce sono poche a causa dei rischi per la sicurezza delle persone che denunciano e condannano questi atti.
Per quanto riguarda l’Algeria, a due decenni dalla fine dello spaventoso conflitto interno, le autorità continuano a negare che vi sta stata una deliberata politica di compiere sparizioni forzate. Il risultato è che, qui come altrove, le indagini non vanno avanti e le famiglie continuano a cercare invano i loro cari. Si stima che dal 1992 al 2002 siano scomparse per mano dello stato algerino tra le 10.000 e le 20.000 persone.
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