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Sudan

Sudan. A Wad al-Noura le RSF massacrano centinaia di civili

“Una Buča africana della quale non sentiremo parlare” queste le parole dei testimoni. Almeno 104 le vittime, tra i quali 35 bambini e decine di feriti. Salgono a 10 milioni gli sfollati.

L’eccidio è avvenuto a Wad al-Noura, nello stato di Gezira, a circa 110 km a sud della capitale Khartoum; il bilancio (si teme che il numero delle vittime possa aumentare nei prossimi giorni) una vera carneficina, è sconvolgente e imputabile alle Rapid Support Forces comandate dal Generale Mohamed “Hemeti” Dagalo. Le milizie hanno assediato il villaggio e lo hanno bombardato con l’artiglieria pesante per giorni, in due differenti ondate, accanendosi poi sui civili inermi.

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Il Comitato di Resistenza “Madani” (una rete di assistenza creata dagli abitanti della zona) ha dichiarato che l’attacco è avvenuto attraverso dei forti bombardamenti.

Il comitato locale di resistenza, parte di una rete nazionale di gruppi pro-democrazia, ha pubblicato video che mostrano almeno 50 corpi drappeggiati in un panno e disposti per la sepoltura nel villaggio.

I video e le fotografie sono stati verificati dal Sudan Witness Project presso il Center for Information Resilience, un’organizzazione senza scopo di lucro che monitora i conflitti e documenta potenziali crimini di guerra.

Wad al Noura , i corpi degli uomini delle donne e dei bambini massacrati dalle RSF. Via @https://x.com/MohanadElbalal/

In una dichiarazione pubblicata sul proprio canale Telegram, il Governo di transizione sudanese ha condannato gli attacchi e ha chiesto alla comunità internazionale di ritenere responsabili le milizie appartenenti alle RSF. Nelle stesse ore le Rsf hanno invece affermato di aver attaccato tre campi dell’esercito nella regione di Wad al Noura.

Negli ultimi tempi le RSF si sono macchiate di numerose violazioni dei diritti umani (anche l’esercito sudanese è stato accusato di crimini di guerra) e di numerose azioni volte alla pulizia etnica contro etnie non arabe, come i Masalit.

Anche secondo i tragici standard del conflitto in Sudan, le immagini che emergono da Wad Al-Noura sono strazianti“, ha affermato in una dichiarazione Clementine Nkweta-Salami, il principale funzionario delle Nazioni Unite in Sudan.

Uomini armati in cima a cinque camion pick-up sparano mitragliatrici di calibro pesante nel villaggio di Wad al-Noura.

A causa del mal funzionamento o della totale assenza delle linee di comunicazione, il resoconto della strage è stato possibile solo attraverso le immagini e i video condivisi dagli abitanti del villaggio o dai video che le stesse RSF hanno pubblicato online.

Il New York Times attraverso un servizio di geolocalizzazione di alcuni video pubblicati su Twitter da parte di miliziani delle forze di supporto rapido hanno potuto localizzare alcuni punti esatti dell’offensiva delle milizie attorno al villaggio.

LeRSF hanno contestato il resoconto, ammettendo di aver aperto il fuoco su Wad al-Noura, ma solo per attaccare le posizioni militari intorno al villaggio, attacchi nei quali avrebbero perso otto soldati.

D’altro canto invece la popolazione di Wad al-Noura ha invitato più volte l’esercito sudanese ad intervenire in difesa del villaggio, senza ricevere alcuna risposta. il comitato di resistenza: “La gente di Wad Al-Noura ha invitato l’esercito a salvarli, ma vergognosamente non ha risposto“.

Il capo dell’esercito del Sudan, il generale Abdel Fattah al-Burhan, ha visitato gli abitanti del villaggio feriti nell’attacco di giovedì. Parlando in un ospedale nella vicina città di Al Managil, ha detto che l’esercito avrebbe consegnato una “risposta dura” alla R.S.F. per le uccisioni.

In molti, anche tra i leader occidentali, hanno affermato di dover avviare opportune indagini per individuare i responsabili, ma ad oggi il Sudan ha visto tanto orrore, tantissime parole ma poca assunzione di responsabilità.

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Lo stato di Gezira, zona dei combattimenti.

Lo stato di Gezira, una volta granaio del Sudan, oggi è al centro dei combattimenti dopo che a Dicembre le RSF sono riuscite a conquistare Wad Madani, la capitale, mettendo in fuga le forze dell’esercito sudanese.

 

 

 

 

 

 

 

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