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Sudafrica: dove finisce l’arcobaleno

E’ possibile anche solo immaginare un Sudafrica democratico che non sia guidato dall’Africa National Congress?
Il 29 maggio verranno eletti 400 deputati della camera bassa del parlamento nazionale e le assemblee legislative delle nove province. Sarà la settima elezione generale, per cui sono attesi 28 milioni di votanti, un vero record.

Per la prima volta dalla fine dell’apartheid nel 1994 gli equilibri cambieranno e l’ANC fino a oggi l’unico partito a governare il paese, non potrà più decidere da solo.
Mica un partito qualunque, ma quello che è sato il protagonista di uno storico miracolo politico, principale animatore della lotta di liberazione contro l’apartheid ed ha segnato la storia del Sudafrica . Molti nel mondo intero si stupirono di ciò che era stato raggiunto dopo anni di brutale repressione dei sudafricani neri da parte della minoranza bianca al potere.

E’ utile allora iniziare a ragionare su perché per la prima volta in tre decenni il partito che fu di Nelson Mandela rischia di scendere sotto il 40% dei consensi – già in calo sensibile dalle ultime elezioni locali del 2021 – forse anche in modo molto più rovinoso. Perchè si sia trasformato nel tempo in una specie di oligarchia infestata da lotte di potere, corruzione e ricerca dell’arricchimento materiale a spese dei più poveri.

Le ragioni di questo declino – e parte degli scenari che ne potrebbero derivare- sono il tema al cuore di queste elezioni.
Il Sudafrica dopo il 1994 è stato un faro per molti paesi nel mondo ma sono passati trent’anni e le cose sono cambiate.
Non da oggi l’ANC si è dimostrato incapace di rispondere ai bisogni più urgenti e basilari della popolazione sudafricana che si ritrova tutti i giorni a far fronte con una economia in caduta libera, una dilagante disoccupazione, una povertà diffusa e i livelli di criminalità fra i più alti al mondo.
Secondo la BBC negli ultimi tre mesi del 2023 c’è stato un omicidio ogni venti minuti e uno stupro ogni giorno.

In pratica il Sudafrica sta vivendo una delle peggiori crisi infrastrutturali della regione che – vale la pena ricordarlo- l’anno scorso ha tenuto il paese al buio per oltre 300 giorni svariate ore al giorno e che colpisce anche i trasporti l’approvvigionamento idrico, la sanità.

Le disuguaglianze economiche sono aumentate in modo costante dalla fine dell’apartheid nel 1994. Nonostante non ci sia più un regime di segregazione razziale, le differenze fra le varie comunità che animano il paese persistono. Il Sudafrica è il paese che ha una ricchezza nazionale di oltre 900 miliardi di dollari. Ancora oggi solo l’1% della popolazione (bianca e nera) detiene il 42,2% del totale della ricchezza del paese.

Una delle principali ragioni di questa situazione è la corruzione che affligge il partito di governo a tutti i livelli : una lotta sfrenata
per il potere, una debole leadership e l’occupazione del cuore del partito-governo che si è concentrato esclusivamente sulla lotta interna trascurando
di governare il paese.

Un altro tema caldo è quello del lavoro: il Sudafrica ha uno dei più alti tassi di disoccupazione al mondo, pari al 32, 9 per cento nel primo trimestre del 2024. La percentuale sale al 45,5 per cento se si considerano solo i giovani tra i 15 e i 34 anni.

L’altro elemento particolarmente doloroso e che il Sudafrica è il paese con i più alti indici di disuguaglianza sociale al mondo e che queste disuguaglianze continuano a colpire ancora – trent’anni dopo l’apartheid- la maggioranza non bianca della popolazione.

Difficile capire ora cosa aspettarsi dalle urne. Nella nazione arcobaleno i colori stanno sbiadendo, è in atto un cambiamento e sono in molti a chiedere conto ai leader dell’Anc delle promesse mancate.

Il più grande partito di opposizione del paese è la Democratic Alliance (Da), con 20% , partito che sostiene la minoranza bianca. Al secondo posto c’è l’Economic Freedom Fighters con il 10% dei voti, che promuove un programma di trasformazione economica radicale, a partire dalla proposta di espropriare le terre senza risarcimenti e consegnarne il 50 per cento alla maggioranza nera entro cinque anni.
Poi l’Mkp che secondo un recente sondaggio della Social Research Foundation potrebbe conquistare addirittura il 14% dei voti.

Negli ultimi anni, le forze di opposizione non sono mai riuscite a ottenere il consenso necessario per governare, per creare un cambio al potere che sarebbe stato benefico per la stessa democrazia.

Tuttavia, con le elezioni delle prossime ore, la situazione potrebbe mutare: un governo di coalizione è una possibilità, ma molti ritengono che questo scenario porterebbe solo ad un “pastrocchio” foriero conflitti interni, e sarebbe del tutto inadatto ad affrontare le sfide che il Sudafrica dovrà fronteggiare.

Alla fine non si esclude che ancora una volta l’ago della bilancia nonostante tutto rimarrà l’ Africa National Congress anche se sembra probabile che, indipendentemente dalla coalizione che potrebbe formarsi, Cyril Ramaphosa non verrà confermato come capo di stato

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