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South Sudan President Salva Kiir, Juba on August 30, 2022. Peter Louis Gume/AFP

Sud Sudan, una pericolosa legge sui poteri incontrollati dei servizi di sicurezza

All’esame del parlamento sud-sudanese c’è una legge sui poteri dei servizi di sicurezza che andrebbe a emendare la normativa del 2014 e che Amnesty International e Human Rights Watch definiscono fortemente problematica.

Nel testo che verrà votato presto ci sono miglioramenti: è previsto il divieto di tortura e vengono ampliati i poteri della magistratura nell’indagare sulle violazioni dei diritti umani commessi dai servizi.

Inoltre, è introdotto il divieto di eseguire arresti senza un mandato di cattura ma – e qui iniziano i problemi – con due eccezioni: quando gli arresti sono necessari “in circostanze di emergenza” e se la persona da arrestare è sospettata di aver commesso “crimini contro lo stato”.

La definizione ampia e generica di “crimini contro lo stato” preoccupa le due organizzazioni per i diritti umani: si tratta di “qualsiasi attività diretta a minacciare il governo”.

È la stessa definizione contenuta nel codice penale del 2008, che da allora le autorità usano arbitrariamente per limitare le libertà d’espressione, di associazione e di protesta pacifica e per mettere il bavaglio a chiunque cerchi di criticare il governo.

All’interno del Sud Sudan sono ancora operativi centri di detenzione non ufficiali, gestiti dai servizi di sicurezza. In uno di questi potrebbe trovarsi Morris Mabior Awikjiok, un rifugiato politico catturato in Kenya a marzo.

 

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