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SPECIALE Il decennale di Francesco, il primo papa ambientalista e vicino all’Africa

Nel decennale del pontificato di Francesco, il primo papa fortemente ambientalista e particolarmente vicino all’Africa, nel formulare i nostri auguri al Santo Padre, vogliano ricordare i suoi cinque viaggi nel continente africano.
Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana nel 2015, Egitto nel 2017, Marocco nel 2019, seguito dopo pochi mesi da Mozambico, Madagascar e Mauritius, e infine Repubblica democratica del Congo e Sud Sudan nel 2023, i paesi africani visitati dal Pontefice in  questi significativi e importanti dieci anni.
Ripercorrendo col pensiero e riguardando gli scatti più significativi dell’ultimo viaggio apostolico, avendolo Focus on Africa seguito in tutte le sue tappe, non vi è dubbio che le visite a Kinshasa e a Juba siano state l’occasione in cui la presenza di Papa Francesco sia stata “sentite” più che in ogni altra occasione dalle popolazioni visitate e da tutti gli altri africani.
Tra i momenti più partecipati e importanti del viaggio, la Messa nella capitale sudaudanese durante la quale il Papa aveva chiesto ai fedeli di essere sale per far assaporare “il gusto fraterno del Vangelo”.
Un invito a superare “antipatie e avversioni che, nel tempo, sono diventate croniche e continuano a contrapporre tribù e etnie.
Ma anche nell’incontro del giorno prima, alla “Freedom Hall”, il Pontefice aveva esortato gli sfollati interni a riscrivere una “storia di pace”, dopo le violenze e gli odi che avevano strappato via “dai buoni ricordi le prime pagine di vita” del Sud Sudan.

“Il futuro non può essere nei campi per sfollati – aveva scandito con chiarezza Francesco – C’è bisogno di crescere come società aperta, mischiandosi, formando un unico popolo attraverso le sfide dell’integrazione”.

Nel viaggio in Sud Sudan sono anche risuonate le parole pronunciate nel giardino del Palazzo presidenziale in occasione dell’incontro con le autorità alle quali aveva ricordato che era l’ora di dire basta “senza se e senza ma” alla guerra.

“Basta sangue versato, basta conflitti, basta violenze e accuse reciproche su chi le commette, basta lasciare il popolo assetato di pace”. Non può esserci spazio per l’odio, per la violenza che “fa regredire il corso della storia”. “Il Sud Sudan si riconcili e cambi rotta, perché il suo corso vitale non sia più impedito dall’alluvione della violenza, ostacolato dalle paludi della corruzione e vanificato dallo straripamento della povertà”.

Ma anche nella Repubblica Democratica del Congo era risuonato il grido di Francesco per la pace. Incontrando i giovani e i catechisti presso lo “Stadio dei Martiri” a Kinshasa, , il Papa ha esortato in particolare le nuove generazioni a “non lasciarsi imbrigliare nei lacci della corruzione”. E ha ricordato la vicenda di un giovane, Floribert Bwana Chui, ucciso quindici anni fa a Goma “per aver bloccato il passaggio di generi alimentari deteriorati, che avrebbero danneggiato la salute della gente”. Un giovane che ha scelto “di essere onesto, dicendo no alla sporcizia della corruzione”.

Una delle vie della pace è il perdono. Nella Messa all’aeroporto “Ndolo”, , il Pontefice aveva sottolineato che “con Gesù c’è sempre la possibilità di essere perdonati e ricominciare”. Incontrando le vittime dell’est del Paese presso la nunziatura apostolica il Papa ha indicato un modello: “siate anche voi alberi di vita. Fate come gli alberi, che assorbono inquinamento e restituiscono ossigeno” la sua esortazione.

La profezia cristiana è “rispondere al male con il bene, all’odio con l’amore, alla divisione con la riconciliazione”.

Su tutti resta il più vibrante il grido di Francesco durante uno dei primi eventi del suo quarto viaggio apostolico in Africa,  l’incontro con le autorità a Kinshasa

In quell’occasione il Pontefice aveva intimato “giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”.

Chiudiamo con una metafora che forse meglio di ogni altra rappresenta il valore non solo del Congo, per il quale Francesco l’aveva espressa, ma dell’intero continente africano, un “diamante del creato” che merita di prendere in mano il proprio futuro.

“Rialzati, riprendi tra le mani, come un diamante purissimo, quello che sei, la tua dignità, la tua vocazione a custodire nell’armonia e nella pace la casa che abiti” le parole dense di speranza e di incoraggiamento.

Auguri e grazie Santità

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