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Somalia, aumentano le vittime civili degli attacchi aerei Usa contro al-Shabaab

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Dopo la pubblicazione della denuncia di Amnesty International, Africom ha diffuso una dichiarazione per cui s’impegna a pubblicare ogni tre mesi un rapporto sullo stato d’avanzamento delle indagini interne sulle denunce di vittime civili. Un passo avanti importante verso l’accertamento della verità e l’assunzione delle responsabilità da parte delle autorità militare Usa. Peccato ci siano voluti tanti anni.

Esattamente due anni fa, il 1° aprile 2018, un attacco aereo statunitense centrava un veicolo proveniente da El Bur, a nord della capitale Mogadiscio.

Non era il primo, e non sarebbe stato l’ultimo di una serie di attacchi condotti da anni da Africom (il Comando militare Usa in Africa) in Somalia contro il gruppo armato al-Shabaab e nei quali sono morti numerosi civili. Un conflitto pressoché ignorato e sul quale gli Usa hanno imposto il silenzio.

Africom, dopo lunghe ricerche e pressioni di Amnesty International, ha ammesso di aver ucciso civili – due, una donna e un bambino – solo in un unico attacco, proprio quello del 1° aprile di due anni fa. Per il resto, i comunicati ufficiali parlano solo di “eliminazione di terroristi”, senza fornire mai prove sulla militanza delle vittime nel gruppo armato al-Shabaab o sul loro coinvolgimento diretto nelle ostilità.

Dal 2018 i raid statunitensi hanno causato la morte di almeno 21 civili e il ferimento di almeno altre 11 persone. Mai Africom si è messa in contatto con le famiglie delle vittime, per porgere scuse od offrire un risarcimento.

Nel 2020 gli attacchi si sono intensificati. Solo nei primi tre mesi dell’anno, secondo il gruppo di monitoraggio Airwars, le forze statunitensi hanno condotto complessivamente 31 attacchi aerei in Somalia. In tutto il 2019 gli attacchi erano stati 63 attacchi.

Almeno due di questi attacchi hanno fatto vittime civili, due morti e tre feriti, in entrambi i casi a febbraio.

Il 2 febbraio, intorno alle 20, una munizione lanciata dall’alto, probabilmente una GBU-69/B Small Glide Munition statunitense con testata da 16 chilogrammi, ha colpito l’abitazione di una famiglia composta da cinque persone riunita a cena nella città di Jilib, nella regione somala del Medio Giuba. Nurto Kusow Omar Abukar, una ragazza di 18 anni, è stata colpita alla testa da un pesante frammento metallico della munizione ed è rimasta uccisa sul colpo. L’attacco ha anche ferito due sorelle minori della vittima, Fatuma e Adey, 12 e sette anni, e la loro nonna, Khadija Mohamed Gedow, di circa 70 anni.

Nel pomeriggio del 24 febbraio un missile Hellfire ha colpito la fattoria Masalanja vicino al villaggio di Kumbareere, 10 chilometri a nord di Jilib, provocando l’uccisione di Mohamud Salad Mohamud, 53 anni, coltivatore di banane e responsabile della sede di Jilib per Hormuud Telecom, che ha lasciato la moglie e otto figli.

Un alto funzionario della Hormuud ha espresso la propria incredulità per il fatto che Mohamud Salad Mohamud fosse stato l’obiettivo, in considerazione della sua passata attività con organizzazioni umanitarie internazionali e perché era stato fermato più volte da parte di al-Shabaab: “Quando ho saputo della sua morte, ho pensato che fosse stato ucciso da al-Shabaab. Non avrei mai immaginato potesse essere ucciso dal governo somalo o statunitense”.

Questi due raid aerei fanno parte di una serie di 20 attacchi di rappresaglia che le forze statunitensi hanno condotto in Somalia dopo l’assalto di al-Shabaab a una base aerea Usa a Manda Bay, in Kenya, all’inizio di gennaio. Il comandante di Africom, il generale statunitense Stephen Townsend, aveva promesso di “cercare senza sosta i responsabili” dell’attacco, che aveva provocato la morte di un soldato e due contractor statunitensi e distrutto cinque velivoli, tra i quali due speciali aerei spia di grande valore.

Con quali risultati, lo avete appena letto.

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