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Somalia, 30 anni fa cadeva Siad Barre: fu l’inizio del caos

Trent’anni fa cadeva Siad Barre, per oltre due decenni il dittatore di una Somalia che non è praticamente mai uscita dal caos di una guerra civile fatta di rivalità fra signori della guerra e micidiali attacchi dei terroristi islamici Al-Shabab. Morendo poi in esilio a Lagos nel 1995, Barre fu rovesciato il 26 gennaio 1991…

Trent’anni fa cadeva Siad Barre, per oltre due decenni il dittatore di una Somalia che non è praticamente mai uscita dal caos di una guerra civile fatta di rivalità fra signori della guerra e micidiali attacchi dei terroristi islamici Al-Shabab. Morendo poi in esilio a Lagos nel 1995, Barre fu rovesciato il 26 gennaio 1991 nell’ambito di una guerra civile scoppiata alla fine degli anni Ottanta. Comandante delle Forze armate dell’ex-colonia prima italiana e poi britannica, nel 1969 Barre aveva guidato un colpo di stato militare instaurando un regime autoritario. Il generale aveva tentato di promuovere una modernizzazione della struttura sociale del paese seguendo un iniziale filo-sovietismo. L’intervento militare sovietico al fianco dell’Etiopia nel conflitto con la Somalia del 1977/’78 lo indusse però a un progressivo avvicinamento all’Occidente e ai regimi arabi moderati, culminato in una politica di allineamento agli Usa. I 22 anni del malgoverno di questo tiranno, che si presentava come ‘illuminato’, hanno lasciato tracce profonde: il Paese del Corno d’Africa ‘che dal 1889 al 1941 fu prima protettorato e poi (dal 1908) colonia italiana è rimasto uno degli Stati più poveri in Africa . Soffre di carestie e si basa su donazioni internazionali per sostenere le proprie istituzioni. L’influenza dei signori della guerra, o almeno dei potentati locali, si sta facendo sentire anche nella campagna elettorale delle elezioni previste per il mese prossimo, come ha riferito di recente la Bbc. La Somalia è anche sotto un parziale dominio degli Al Shabaab, cellula somala di Al Qaida dal 2012 che vuole imporre al Paese una versione estrema della sharia, la legge islamica. Attivi dal 2006 e cacciati da Mogadiscio nel 2011, i “giovani” (Shabaab) hanno perso il controllo della maggior parte delle città ma conservano un notevole presenza nelle campagne da dove organizzano micidiali attentati insidiando un governo di unità nazionale appoggiato dall’Onu. Anche se non rivendicato, viene attribuito loro l’attentato con due camion bomba che nell’ottobre 2017 a Mogadiscio ha causato la peggiore strage terroristica mai perpetrata in Somalia e una delle più sanguinose al mondo degli ultimi anni con un bilancio di 512 morti e 316 feriti. Un obbiettivo degli Shabaab è cacciare la missione dell’Unione africana in Somalia (Amisom) forte al momento di circa 19 mila uomini. Con estorsioni e agganci al tessuto economico, gli Shabaab esercitano la loro influenza anche in aree non da loro controllate a livello militare.

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