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Senegal, il discorso di Ousmane Sonko su LGBT e Occidente

“Vorrei ribadire il desiderio di autodeterminazione del Senegal, che è incompatibile con la presenza a lungo termine di basi militari straniere”

Davanti a centinaia di studenti galvanizzati e tra ripetuti applausi, Ousmane Sonko ha tenuto all’Università di Dakar il più politico dei suoi discorsi da quando è stato nominato Primo Ministro

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Alla presenza di Jean-Luc Mélenchon, il leader della sinistra radicale francese di cui ha elogiato il costante sostegno, il primo ministro ha attaccato la presidenza francese,  affrontato la questione del neo-colonialismo e messo in discussione la presenza di basi militari straniere nel paese.

Neo colonialismo che vede all’opera nelle relazioni tra Occidente e Africa. “Ci abbiamo quasi creduto quando il presidente Macron ha esposto la nuova dottrina africana dell’Eliseo, che doveva essere un rifiuto di ogni sostegno politico ai regimi autoritari e corrotti. Non è quello che è successo in Senegal” ha detto Sonko.

Parlando delle truppe francesi, la Reuters riporta che Sonko ha affermato che “un terzo della regione di Dakar è ora occupata da presidi stranieri ed ha condannato i doppi standard dell’Occidente e dei suoi alleati africani nei confronti degli Stati del Sahel, che dal 2020 sono teatro di putsch in Mali, Burkina Faso e Niger.

“Coloro che oggi condannano i regimi considerati militari o dittatoriali sono tuttavia inclini a recarsi in altri Paesi non democratici quando è nel loro interesse negoziare il petrolio e i mercati”, ha affermato e ha definito “inammissibili” le sanzioni contro le giunte: “Non rinunceremo ai nostri fratelli del Sahel”.

Sonko ha detto che “dobbiamo chiederci, a oltre 60 anni dall’indipendenza, per quali ragioni l’esercito francese possa disporre di diverse basi nel nostro Paese e quale sia l’impatto di tale presenza sulla nostra sovranità e autonomia… Ribadisco il desiderio del Senegal di avere il pieno controllo di sé”. Il riferimento è, ovviamente, ai circa 400 soldati francesi presenti sul territorio senegalese.

Omosessualità. “Non accettata, ma tollerata” il nuovo casus belli.

Il dibattito sull’omosessualità è riemerso in Senegal dopo le dichiarazioni di Ousmane Sonko,  in cui da un lato  ha criticato i tentativi dei Paesi occidentali di imporre il loro stile di vita ai Paesi africani e di spingere per la legalizzazione dell’omosessualità dall’altro ha detto “il fatto in se non è accettato, è tollerato e il rischio che corre la comunità LGBT è di essere manipolata dalla propaganda occidentale”. Una dichiarazione inattesa.

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E questo nonostante Sonko sappia bene che l’omosessualità in Senegal sia un reato  punibile dall’articolo 319 del codice penale, comma 3, della legge n. 66-16 del 12 febbraio 1966, che prevede pene da uno a cinque anni.

Attivisti dell’opposizione (alcuni dei quali sono stati arrestati) hanno aspramente criticato Sonko per aver – con queste sue parole – difeso una forma di maggior tolleranza dell’omosessualità.

 

DISCORSO INTEGRALE DI SONKO

 

 

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