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Sahara Occidentale, Corte di giustizia europea annulla accordi su territori occupati

La Corte europea di giustizia ha annullato gli accordi dell’Unione europea con il Marocco sul Sahara Occidentale.
A darne notizia la Corte stessa con un comunicato di oggi in cui afferma specificamente che il Polisario è in grado di rappresentare il popolo Saharawi davanti ai tribunali europei.
Il diritto del popolo saharawi al consenso non è stato rispettato, ha proclamato la Corte.
In sostanza, il  vi Tribunale dell’Unione Europea ha emesso due sentenze storiche per la causa saharawi. Accogliendo i ricorsi presentati nel 2019 dal Fronte Polisario, che agiva nella sua veste di rappresentante del popolo saharawi, il Tribunale ha totalmente annullato i nuovi accordi UE-Marocco che includevano illegalmente il Sahara occidentale.

Nella sentenza del 21 dicembre 2016 la Corte di Giustizia dell’UE aveva stabilito due conclusioni. Primo, la Corte aveva ricordato che, in virtù del diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza, il Sahara occidentale dispone di uno statuto separato e distinto rispetto al Regno del Marocco, rigettando le pretese espansionistiche dell’occupante.
Secondo, la Corte aveva sentenziato che il popolo saharawi, rappresentato dal Fronte Polisario, costituiva un soggetto terzo rispetto alle relazioni UE-Marocco, il cui consenso è indispensabile per qualsiasi accordo internazionale applicabile al Sahara occidentale, indipendentemente dai presunti benefici.
Con le due sentenze di oggi, in linea con la giurisprudenza della Corte, il Tribunale dell’Unione Europea rafforza e consolida le conclusioni della sentenza del 2016.
Innanzi tutto, il Tribunale ritiene che il Fronte Polisario è il rappresentante del popolo saharawi e che, di conseguenza, esso dispone della capacità di agire in giustizia davanti agli organismi europei per difendere i diritti sovrani del suo popolo riguardo al proprio territorio nazionale e alle proprie risorse naturali.
Iil Tribunale annulla così  i nuovi accordi UE-Marocco, poiché sono stati imposti illegalmente al popolo saharawi, contro il suo consenso.
In particolare, il Tribunale rileva che, affinché il consenso sia valido, esso deve essere libero ed autentico, il che costituisce il criterio fondamentale del diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza in applicazione del diritto della decolonizzazione.
In questo quadro, il Tribunale sottolinea che le cosiddette “consultazioni” con le “popolazioni interessate” non possono in nessun caso sostituire il consenso del popolo saharawi, che nel diritto internazionale costituisce un “popolo” alla stessa stregua degli altri popoli. Inoltre il Tribunale respinge definitivamente l’argomento fallace dei benefici, che non può sostituirsi all’esigenza ineludibile del consenso.
Oubi Bouchraya, membro della Segreteria nazionale del Fronte Polisario, incaricato dell’Europa e dell’Unione Europea, dichiara: «La sentenza della Corte del 2016 era chiarissima, ma la Commissione Europea ha scelto la forzatura. Con le sue sentenze, il Tribunale ricorda ai dirigenti europei che nessuno è al di sopra delle leggi. Il rispetto dello stato di diritto e del diritto internazionale si impone a tutti, poiché è la condizione per la pace nel mondo. Noi facciamo appello ai dirigenti europei perché rispettino le sentenze del Tribunale, poiché la loro sfida alla giustizia europea continua ad ostacolare il processo di decolonizzazione del Sahara occidentale”.
Sebbene il giudizio odierno sia un risultato importante per il popolo Saharawi, non è imprevisto. In sostanza, è una versione più forte delle sentenze emesse dalla CGUE nel 2016 e nel 2018. Nel 2016, la Corte Suprema dell’UE ha stabilito che il Sahara occidentale non può far parte dell’accordo commerciale dell’UE con il Marocco, se non con l’espresso consenso del popolo del territorio. Nel 2018 la Corte è giunta alla stessa conclusione sull’accordo di pesca UE-Marocco, annullandone l’applicazione nel Sahara occidentale.
Eppure nulla è cambiato nella pratica. L’UE ha continuato ad applicare sia il suo accordo commerciale che quello di pesca con il Marocco al Sahara occidentale esattamente come prima delle sentenze della Corte – con una piccola differenza: l’inclusione precedentemente implicita del territorio era stata ora resa esplicita, introducendo un piccolo emendamento agli accordi che menzionano il Sahara occidentale come parte del loro campo di applicazione. Tale emendamento è stato negoziato con il Marocco, non con la rappresentanza riconosciuta dalle Nazioni Unite del popolo del Sahara occidentale, il Fronte Polisario.

Piuttosto che cercare il consenso delle persone reali del territorio, la Commissione UE ha tenuto uno scambio di informazioni con 18 operatori e politici marocchini che, ovviamente, hanno sostenuto che un accordo con il Marocco sarebbe stato vantaggioso, un argomento ritenuto irrilevante dalla Corte UE. L’elenco degli “stakeholder consultati” che la Commissione ha condiviso con il Parlamento e il Consiglio Ue in attesa della loro approvazione, conteneva menzogne ​​manifeste: oltre ai citati gruppi marocchini, ha arruolato 94 gruppi – tra cui WSRW – che non avevano mai preso parte al processo di consultazione . Come se questi gruppi fossero stati consultati, è stata presentata una lettera firmata da 89 organizzazioni saharawi, che condanna il mancato rispetto da parte della Commissione europea del loro diritto all’autodeterminazione. Un incontro informale su richiesta del Polisario, fuabusato dalla Commissione UE – nulla nelle e-mail del SEAE indicava che stavano conducendo consultazioni sull’accordo commerciale proposto per il Sahara occidentale.
Nonostante il mancato rispetto della giurisprudenza sia internazionale che dell’UE, gli accordi commerciali e di pesca rivisti relativi al Sahara occidentale sono stati approvati ed entrati in vigore. Le molteplici proteste del popolo saharawi non sono state nemmeno prese in considerazione nell’intero processo.

L’UE ha ignorato sia la propria Corte che l’unica parte che legittimamente dovrebbe avere una voce decisiva in questa materia: il popolo del Sahara occidentale. Oggi, la Corte di giustizia dell’UE ha corretto questo torto.

Nella d’oro, il rappresentante del Polisario in Europa, Oubi Bachir, con Manuel Devers del team legale del Polisario..

Fonte: WSRW

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