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Russia-Africa: Putin alla conquista dell’Africa tra speranze e disillusioni

Si e’ chiuso venerdi 28 luglio il Vertice Russia-Africa di San Pietroburgo. Una kermesse diplomatica progettata da Putin per ritrarre la Russia come una grande potenza con molti amici globali, nonostante la sua guerra destabilizzante in Ucraina.

Il programma era fitto di eventi: centrali i panel su nucleare, ambiente, sviluppo, empowerment femminile e su “Nuovo ordine mondiale: dall’eredità del colonialismo alla sovranità”. 

Ma hanno partecipato solo 16 capi di stato africani, Altri Paesi hanno inviato primi ministri e ministri degli esteri,  comunque meno della metà dei 43 che avevano partecipato al primo vertice Russia-Africa nel 2019. Secondo l’aiutante presidenziale Yury Ushakov, una notevole delusione per il Cremlino nonostante una raffica di sforzi diplomatici in Africa compiuti dal ministro degli esteri Lavrov con numerosi missioni attraverso il continente.

Secondo il Washington Post, Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha incolpato l’Occidente per il numero ridotto, sostenendo che c’era stata “un’ingerenza sfacciata assolutamente non nascosta di Stati Uniti, Francia e altri stati” per dissuaderli dal partecipare. “Questo è un dato di fatto, questo è oltraggioso”, ha detto. Piu verosimile un segno di sgomento delle nazioni africane per una guerra che ha aumentato i prezzi di cibo e carburante, danneggiando le popolazioni vulnerabili e una grande delusione per il ritiro di Mosca dall’accordo del grano.

Infatti, i tempi dell’incontro sono imbarazzanti. Proprio la scorsa settimana, la Russia ha rinnovato il blocco del Mar Nero sulle esportazioni di grano ucraino in mezzo a un’emergenza di sicurezza alimentare e alla siccità nel Corno d’Africa. E cio’ nonostante una recente missione di mediazione dell’Unione africana –capeggiata dal Sudafrica – per tentare di mettere fine all’aggressione russa dall’Ucraina e per pregare la Russia di non  mettere in pratica l’annunciato ritiro.

Putin non si è scusato mentre Mosca mira a sostituire il grano ucraino nei mercati globali, aumentando la sua influenza in Africa e rovinando l’economia ucraina dipendente dall’agricoltura. A sorpresa Mosca ha annunciato di voler fornire nei prossimi mesi tra 25 000 e 50 000 tonnellate di grano gratuitamente a sei paesei africani (Burkina Faso, Mali, Zimbabwe, Repubblica Centroafricana, Somalia ed Eritrea). La misura appare una mossa abile ma che non risolve le questioni sollevate dagli stati africani in seguito alla rottura dell’accordo del grano. Essi vogliono delle soluzioni strutturali che mirino a; calmierare i prezzi delle derrate alimentari oggi alle stelle per le turbolenze dei mercati dovut alle speculazioni per un prodotto la cui offerta e’ gravemente disturbata mentre la domanda mondiale cresce di anno in anno; inoltre gli africani intendono aumentare le loro capacita’produttive e

Il rapporto, intitolato Russia’s Private Military Diplomacy in Africa: High Risk, Low Reward, Limited Impact, sostiene che il rinnovato interesse della Russia per l’Africa è guidato dalla ricerca dello status di potenza globale. Pochi si aspettano che l’impegno della Russia in materia di sicurezza porti pace e sviluppo ai paesi con cui ha alleanze di sicurezza.

L’‘uso opportunistico di Mosca della diplomazia militare privata le ha permesso di ottenere con successo un punto d’appoggio strategico nei paesi partner, la mancanza di trasparenza nelle interazioni, la portata limitata dell’impatto e gli elevati costi finanziari e diplomatici espongono i limiti del partenariato nell’affrontare il sfide per la pace e lo sviluppo dei paesi ospitanti africani, afferma il rapporto.

Gran parte della letteratura esistente sulla politica estera russa sottolinea che il desiderio di Mosca di riconquistare lo status di grande potenza è stato perseguito in gran parte sfruttando le opportunità negli stati deboli e fragili dell’Africa.

Vertice Russia Africa: Una vittoria simbolica ricercata da  Mosca 

Secondo l’anaisi di Joseph Siegle de Centro studi strategici per l’Afric (CSA), Il vertice conferisce a Mosca evidenti vantaggi. Comunica la percezione di un ritorno alla normalità dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il mandato di cattura della Corte penale internazionale emesso contro Putin e la rivolta fallita del leader di Wagner Yevgeny Prigozhin. Il vertice dimostra che la Russia non è un paria ma che gode dell’appoggio implicito dei capi di stato africani nonostante queste violazioni del diritto internazionale, come se niente fosse.

Il voto alle  Nazioni Unite del 2 marzo 2022, appena più della metà dei paesi africani ha votato a favore della risoluzione di condanna dell’invasione russa, e e 7 si sono astenuti, otto non hanno espresso alcun voto e uno – l’Eritrea – ha votato contro.

Si tratta per la maggioranza dei paesi africani che intendono restare neutrali , trovare un giusto equilibrio tra i loro legami commerciali con le economie occidentali e i loro legami diplomatici con Russia e Cina. Non vi e’ dubbio che  al vertice di San Pietroburgo sara’ affrontato questo nodo strategico che condizionera’ le sorti del nuovo arrembaggio verso l’Africa degli ultimi decenni.   

Sebbene i legami economici tra Russia e Africa siano modesti, il continente offre alla Russia un palcoscenico globale. La Russia utilizzerà senza dubbio il vertice per affermare che le sanzioni occidentali stanno limitando le esportazioni russe (e ucraine) di cibo e fertilizzanti verso l’Africa, distraendo dalla propria colpevolezza nell’innescare interruzioni nelle forniture globali di grano. Ciò include il bombardamento russo del porto ucraino di Odessa nei giorni precedenti il ​​vertice, proprio mentre veniva caricato il grano che doveva essere trasportato in Africa.

Il vertice sottolinea anche la crescente importanza dell’Africa per la politica estera russa. L’Africa rimane infatti il ​​continente più accogliente per l’impegno russo. È anche la regione meno incline a criticare Mosca per il suo sequestro di territorio in Ucraina. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha visitato l’Africa almeno otto volte da quando la Russia ha attaccato l’Ucraina nel marzo 2022.

Sebbene i legami economici tra Russia e Africa siano modesti, il continente fornisce alla Russia un palcoscenico globale dal quale la Russia può vantare una posizione geostrategica più importante di quanto sembri. L’Africa è più importante per la Russia di quanto l’Africa sia per la Russia.

Secondo l’analista del Washington Post, le relazioni tra Russia e Africa sono nel migliore dei casi irregolari. Alcuni leader africani vedono il Cremlino come un utile ostacolo contro l’Occidente, ma anche una fonte di sforzi di destabilizzazione e disinformazione in Africa, commercio modesto e piccoli investimenti.

I leader africani sono ben abituati ai leader stranieri che promettono grandi cose e non riescono a mantenere. Ma le statistiche raccontano una storia particolarmente cruda di promesse russe non mantenute. Al vertice africano del 2019, Putin ha promesso di raddoppiare gli scambi con l’Africa a quasi 40 miliardi di dollari, da circa 16,8 miliardi di dollari, entro cinque anni. Entro il 2021, aveva raggiunto solo 17,7 miliardi di dollari, secondo l’agenzia di stampa statale Tass, citando i dati doganali russi, principalmente le esportazioni russe di armi e grano. È una somma irrisoria rispetto ai 295 miliardi di dollari dell’Unione Europea, ai 254 miliardi di dollari della Cina e agli 8Lo chef du Kremlin vuole raddoppiare i cambi in cinque anni. Il commercio tra la Russia e l’Africa ha raggiunto il culmine di un montante di 20 miliardi di dollari nel 2020 per sfondare a causa del Covid. Depuis, les échanges remontent mais la barre des 20 miliardi n’est même pas dépassée.

La Russia ha usato il tour africano come pretesto per criticare gli Stati Uniti, l’UE ei loro alleati (Australia, Giappone e Regno Unito). La guerra in Ucraina e le sanzioni anti-russe sono state presentate come conseguenze dell’ordine internazionale unipolare sostenuto dall’Occidente, che discrimina i paesi in via di sviluppo. La parte russa usa slogan anticoloniali e identitari per screditare il mondo occidentale e prenderne le distanze agli occhi dei partner africani. Mosca, inoltre, sta cercando di approfittare del risentimento verso l’Occidente, posizionandosi come partner appetibile e sostenitore di un ordine mondiale multipolare più in linea con gli interessi del Sud del mondo. Le critiche all’interferenza esterna con gli affari del continente dovrebbero quindi essere percepite come parte dell’offerta russa alle élite dominanti dell’Africa. Il Cremlino vorrebbe trasformare queste élite in suoi clienti politici e poi utilizzarle sulla scena internazionale. La proposta di Mosca include anche la prospettiva di una sicurezza avanzata e di una cooperazione militare, mentre altri attori globali non possono o non vogliono avviare una cooperazione in queste aree con i paesi africani.

Benefici discutibili per l’Africa

Tra gli attori esterni attivi in ​​Africa, la Russia è senza dubbio quello che ha accresciuto maggiormente la propria influenza negli ultimi anni. I suoi impegni spaziano da legami più profondi con il Nord Africa, da legami anche allargati con la Repubblica Centrafricana ei Paesi del Sahel, al rilancio di legami risalenti alla Guerra Fredda con i Paesi dell’Africa australe. L’approccio russo è distinto da quello di altri attori poiché Mosca si affida spesso a mezzi irregolari – peraltro spesso extralegali – per estendere la propria influenza, in particolare dispiegando, tra le altre corde al suo arco, mercenari, disinformazione, ingerenza elettorale, sostegno a colpi di stato e accordi armi in cambio di risorse. Questa strategia a basso costo ma altamente influente cerca di promuovere un mondo diverso dai sistemi democratici e basati su regole a cui aspira la maggior parte degli africani. I risultati degli interventi russi in Africa avranno quindi profonde implicazioni per gli standard di governance e la sicurezza nel continente.

I 43 capi di stato africani che hanno partecipato al primo vertice Russia-Africa nel 2019 nutrivano grandi speranze che la Russia diventasse una nuova fonte di investimenti e commercio per il continente. Il presidente russo Vladimir Putin aveva infatti promesso di raddoppiare gli scambi con la Russia per raggiungere i 40 miliardi di dollari in cinque anni.

Il successo del vertice di Sochi nel 2019 ha chiaramente segnato il ritorno delle ambizioni russe in Africa, tre decenni dopo il crollo dell’Unione Sovietica, che era un forte alleato per molti paesi africani. All’epoca, Vladimir Putin disse che si stava aprendo “una nuova pagina” nei rapporti tra Russia e Africa.

Invece, il commercio del continente con la Russia è sceso a 14 miliardi di dollari. Rimangono anche molto diseguali poiché la Russia esporta sette volte più di quanto importa dall’Africa e il 70% di questo commercio proviene da quattro paesi, vale a dire l’Egitto, l’Algeria, il Marocco e il Marocco.

Inoltre, la Russia investe molto poco in Africa. Rappresenta solo l’uno per cento degli investimenti diretti esteri (IDE) nel continente. Mauritius è una fonte più importante di IDE per l’Africa. Inoltre, il prodotto interno lordo della Russia è sceso da 2,3 trilioni di dollari nel 2013 a 1,8 trilioni di dollari nel 2021, più o meno equivalente a quello del Messico.Quindi la Russia non poteva assolutamente mantenere le sue promesse. La sua impronta commerciale in Africa rimane molto modesta, rispetto a quella della Cina, che pesa 254 miliardi di dollari, e in Europa, principale partner commerciale del continente, con 295 miliardi di dollari, grazie alle cambiate.3,7 miliardi di dollari degli Stati Uniti.

Nonostante questi legami economici indeboliti, l’influenza russa in Africa è cresciuta rapidamente dal primo vertice Russia-Africa. Ciò è avvenuto in gran parte attraverso l’uso di mezzi irregolari, compreso il sostegno a regimi isolati e autocratici attraverso una combinazione di dispiegamento di forze paramilitari del Gruppo Wagner, interferenze elettorali, disinformazione e scambi di armi con risorse.

Ognuna di queste tattiche destabilizza il paese in cui viene schierata. Com’era prevedibile, metà della mezza dozzina di paesi in cui la Russia esercita influenza sono in conflitto. La Russia ha anche minato le operazioni delle Nazioni Unite nei paesi africani che cerca di influenzare, aumentando l’instabilità lì.

Gli investimenti anemici, la normalizzazione dell’autocrazia, la promozione dell’instabilità e l’ingerenza nella politica interna non sembrano essere una strategia vincente per costruire una partnership a lungo termine. Allora perché i leader africani vogliono essere visti a San Pietroburgo? Non si tratta solo di non allinearsi sulla questione dell’invasione russa dell’Ucraina, un conflitto che può sembrare molto lontano. Ma perché un leader africano dovrebbe continuare a impegnarsi con un attore straniero con la reputazione di minare la stabilità del continente?

Una valutazione realistica degli interessi nazionali è poco convincente. L’instabilità causata dalle tattiche irregolari della Russia minaccia di estendersi oltre i confini. Il modo e la misura in cui la Russia ha acquisito influenza nella Repubblica Centrafricana, in Mali e in Libia ha generato crisi di sovranità nel continente. Infrangendo lo stato di diritto in questo modo, l’Africa sta danneggiando la sua reputazione emergente come destinazione affidabile per investimenti e partenariati internazionali.

Ogni leader fa quindi il proprio calcolo politico e finanziario. Le operazioni di influenza russa sono quasi sempre finalizzate ad aiutare un regime (normalmente autocratico) a rimanere al potere. Le fasi di estrazione mineraria e di armamento opache fanno spesso parte di questa busta. I leader africani che approfittano di queste tattiche accettano queste aperture russe. I cittadini ordinari sono i grandi perdenti di questi accordi esclusivi, in aumento delle tasse, instabilità e politiche liberticide.

Altri leader africani vedono il loro impegno con la Russia come una copertura per ottenere più sostegno occidentale. Una minoranza può ingenuamente ritenere che la loro partecipazione darà loro una reale opportunità di assicurarsi investimenti russi o incoraggiare un impegno russo più costruttivo nel continente. Le aspettative dei mercati minerario, energetico, del grano, dei trasporti e digitale serviranno come foglie di fico, anche se non verranno mai eseguite.

Ma in realtà, la strategia russa di cooptazione delle élite allarga il divario tra gli interessi dei leader africani e quelli dei loro cittadini. Questi ultimi proclamano regolarmente di volere più democrazia, creazione di posti di lavoro e mantenimento dello stato di diritto, anche se le attività russe in Africa li minano tutti.

Questo “divario tra gli interessi” dei leader africani e quelli dei cittadini evidenzia un altro importante cambiamento dal vertice del 2019: ci sono più governi di tendenza autoritaria, risultato, in parte, dell’ingerenza russa. La maggior parte dei leader africani quindi non promuoverà riforme sulle priorità dei cittadini di governance, sviluppo e sicurezza più forti. La leadership su questi interessi dovrà quindi provenire dalla società civile, dai media e da un sistema giudiziario indipendente piuttosto che dai leader.

Molto è cambiato dall’ultimo vertice Russia-Africa, compreso il fatto che la Russia ha ovviamente rivelato il suo gioco nel modo in cui cerca di plasmare il continente. Tuttavia, Mosca utilizzerà senza dubbio questo incontro a San Pietroburgo per scongiurare un’immagine di interessi condivisi tra Russia e Africa. La domanda chiave per i cittadini africani, tuttavia, rimane: quali interessi vengono tutelati?

La Russia per parte sua ha spiegato di voler rinnovare questo tipo di incontri per perpetuare i rapporti tra il suo Paese e quelli del continente, manifestando nel contempo la volontà di raddoppiare il volume degli scambi tra Mosca e le capitali africane (che nel 2018 sono stati circa 20 miliardi di dollari, di cui 7,7 miliardi per il solo Egitto). Una scommessa non vinta, cifra scesa a 17,7 miliardi di dollari nel 2021. Il 24 luglio, come preludio al vertice di San Pietroburgo, Vladimir Putin ha assicurato che “la rete delle ambasciate e delle missioni commerciali russe in Africa sarà ampliata ”.

Se i risultati economici e commerciali non ci sono stati, la Russia ha invece chiaramente avanzato le sue pedine sul piano militare e della sicurezza. Attraverso il gruppo Wagner, diversi Paesi – Repubblica Centrafricana e Mali in testa – hanno fatto di Mosca il loro nuovo alleato a scapito della Francia e dei Paesi occidentali. Secondo un rapporto pubblicato a marzo dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), la Russia ha così preso alla Cina, tra il 2018 e il 2022, il posto di primo venditore di armi nell’Africa sub-sahariana con una quota di mercato complessiva del 26%.

La Diplomazia delle armi

Tra le aree di cooperazione tra Russia e Africa, il settore degli armamenti è probabilmente quello di cui si parla di più. Negli ultimi anni, Mosca ha annunciato il rafforzamento delle sue partnership militari con molti paesi tra cui Camerun, Etiopia, Sudafrica, Repubblica Centrafricana e persino Mali.

Questi accordi sono tutt’altro che nuovi. Al tempo dell’indipendenza, l’URSS aveva investito in quest’area, fornendo armi a molti paesi africani. Partnership sospese dopo la caduta del blocco sovietico, che Mosca si è impegnata a riattivare negli ultimi due decenni. Allo stesso tempo, negli ultimi anni la milizia Wagner ha esteso la sua presenza nella Repubblica Centrafricana, in Mali, in Sudan e persino in Libia.

Tra il 2018 e il 2022, secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, la Russia ha superato la Cina come primo esportatore di armi nell’Africa subsahariana, passando dal 21% al 26% della quota di mercato.

Il commercio e gli investimenti russi in Africa sono cresciuti in modo significativo, in particolare in Nord Africa. Tuttavia, la Russia rimane un attore economico minore nel continente rispetto a Cina, India o Stati Uniti. Il sostegno della Russia agli stati più piccoli, in particolare quelli che sono stati evitati a livello internazionale, conferisce a Mosca un’influenza significativa in quei paesi. Rispettoagli scambi cinesi o americane, i dati russi restano deboli, ma la dinamica si è messa in moto. E la situazione economica vi si presta. Dopo cinque anni di sanzioni economiche occidentali, la Russia è alla ricerca di nuovi partner. Una ricerca di opportunita’ cui la maggior parte dei paesi africani sta rispondendo. “Da un punto di vista strategico, la Russia può trarre vantaggio, come la Cina, dalla sua non ingerenza”, spiega Derek Elzein (2014) in un articolo sulla rivista Geoeconomics. Questo argomento, che può sembrare banale, è spesso decisivo per i paesi ex colonizzati che rifiutano di essere nuovamente dipendenti dagli occidentali e che vedono in questi due paesi la chiave dell’emancipazione geopolitica ed economica.

• Nell’autunno 2019, la Russia ha concluso accordi di cooperazione militare con 21 paesi africani e sta negoziando l’istituzione di basi militari in diversi stati. Fornisce inoltre addestramento antiterrorismo. La Russia è attualmente il più grande fornitore di armi al continente.

Nel novembre 2019, il presidente Vladimir Putin ha ospitato il primo vertice Russia-Africa a Sochi, assicurando accordi commerciali, progetti energetici e accordi militari con molti stati africani. Simile al sostegno di Putin a Bashar al-Assad in Siria, la Russia considera l’Africa un vuoto di potere che può utilizzare per espandere la sua sfera di influenza sfruttando il conflitto, manipolando i governi e vendendo armi per guadagnare accordi per le sue compagnie energetiche statali. In quanto potenza revanscista, la Russia cerca di aumentare la sua posizione nell’ordine mondiale e un punto d’appoggio in Africa è diventato un obiettivo critico perseguito con tenacia negli ultimi anni. San Pietroburgo si appresta ad accogliere

Tuttavia, secondo lo stesso rapporto, le consegne di armi all’Africa rappresentano solo una piccola quota delle esportazioni di armi dalla Russia (12% nel 2022), il cui volume complessivo è anch’esso diminuito significativamente negli ultimi anni e ancora di più con la guerra in Ucraina.

“Le esportazioni militari verso l’Africa non sono le più significative per la Russia, né in termini di livello tecnologico né in termini di entrate in valuta estera, sebbene siano uno dei vettori dell’influenza russa nella regione” sottolinea Julien Vercueil, economista specializzato in Russia e vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Lingue e Civiltà Orientali (Inalco).

Un’analisi condivisa da Maxime Ricard, ricercatore specializzato in Africa occidentale presso l’Institute for Strategic Research of the Military School (Irsem). “In tutta la Russia, queste consegne rimangono relativamente piccole, ma sono di interesse strategico per l’influenza della Russia in Africa. Sostenendo le élite politiche poco attente ai diritti umani, hanno un’importante dimensione politica perché contribuiscono al rafforzamento dei regimi autoritari. Per i leader di stati come il Mali o il Burkina Faso, il partenariato militare con la Russia è un grosso problema, soprattutto perché hanno chiesto il ritiro delle forze francesi.

La diplomazia del grano al cuore del Vertice di San Pietroburgo

Ritirandosi dall’accordo sull’esportazione dei cereali ucraini (Black Sea Grain Initiative), Vladimir Putin corre il rischio di accentuare l’insicurezza alimentare nel continente, già colpito da un’inflazione galoppante.

Il settimanale Jeune Afrique titolava sulla crisi alimentare che peggiorera in seguito al ritiro russo dell’accordo. “Centinaia di milioni di persone affamate e consumatori che affrontano una crisi globale del costo della vita ne pagheranno il prezzo”, ha avvertito Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite. Lo stesso settimanale preannuncia “conseguenze catastrofiche che si preannunciano ancora più disastrose nel continente, dove diversi Paesi si trovano in una situazione di estrema dipendenza dai cereali importati, soprattutto da Russia e Ucraina. Ben il 30% del grano consumato nel continente proveniva, prima della guerra, da questi due Paesi”.

I dirigenti africani ne sono consapevoli e colgono ogni occasioni per ribadire la centralita’ della sicurezza alimentare tra le priorita’ dell’agenda globale. Una nota dell’AGI mette in rilievo le preoccupazioni africane per bocca del Presidente del Senegal Macky Sall. Abbiamo grossi problemi di sicurezza alimentare e di agricoltura”, ha spiegato il presidente senegalese, Macky Sall, in un’intervista al Financial Times, sottolineando che “compriamo fertilizzanti dalla Russia e oggi, con le sanzioni, abbiamo difficoltà a pagare questi beni. Per questo stiamo parlando con entrambe le parti. Sappiamo che è molto complicato, ma pensiamo questa apertura al dialogo sia stata accolta positivamente”.  L’Africa è una delle regioni più vulnerabili al mondo in termini di sicurezza alimentare, nonostante l’agricoltura impieghi oltre il 60% della sua forza lavoro e contribuisca a circa un terzo del PIL del continente. 278 miGli esperti stimano che il 60% delle terre fertili dell’Africa sia sottoutilizzato.lioni di persone, il 20% della popolazione africana, soffrono la fame cronica.

In realta, come riporta lo IAI (Istituto Affari Internazionali) i veri beneficiari dell’accordo non sono africani. Per comprendere lo scenario occorre considerare diversi aspetti. Dall’attuazione dell’intesa sul grano si contano 39,2 milioni di tonnellate esportate, ma tra i primi cinque Paesi destinatari risultano per prima la Cina, in misura assolutamente rilevante con oltre 8 milioni di tonnellate, a seguire Spagna (6 mln), Turchia (3,2 mln), Italia (2,1 mln), Olanda (2 mln), e poi compaiono l’Egitto (1,6 mln) e il Bangladesh (1,1 mln). Dall’Africa figurano ancora, ma per quantità nettamente inferiori, Tunisia (713,5 k), Libia (558, 5 k), Kenya (437,5 k), e a fine lista Etiopia (282,5 k), Algeria (212,5 k), Marocco (111,2 k ) e Sudan (95,3 k).

Molti esperti sottolineano che, secondo i dati compilati dell’UNCTAD per il periodo 2018-2020, 25 paesi africani importano più di un terzo del loro grano dalla Russia e dall’Ucraina e 15 di loro ne importano più della metà. Il Benin e la Somalia sono i due paesi più dipendenti: Cotonou importa grano russo al 100% e Mogadiscio riceve il 70% dall’Ucraina e il 30% dalla Russia. Anche altri paesi come il Sudan (75%), la RDC (68%) e il Senegal (65%) fanno molto affidamento su queste due fonti di approvvigionamento. Mentre la maggior parte dei Paesi si rivolge alla Russia, che fornisce all’Africa il 32% (contro il 12% dell’Ucraina), Tunisia, Libia e Mauritania dipendono in gran parte dal grano ucraino (dal 30 al 50% delle loro importazioni).(Jeune Afrique, 31/10/22).

Occorre, inoltre, sottolineare come lo fa lo IAI (Istituto Affari Internazionali) che la ripresa delle espotazioni del grano del Mar Nero ha evitato la lievitazione dei costi e i connessi effetti distorsivi sull’andamento di assicurazioni e noli che tanto incidono sul traffico mercantili.

In ogni caso, l’annuncio russo dall’accordo “Black Sea Grain Initiative) ha determinato turbolenze nel mercato dei cereali contribuendo a riscaldare il trend dell’inflazione ormai insopportabile dei prezzi delle derrate alimentare di base che ha raggiunto in alcuni paese il 186%. Diverse potenze europee hanno denunciato la decisione russa: potrebbe provocare un’impennata dei prezzi alimentari e mettere a repentaglio la sicurezza alimentare dei Paesi vulnerabili.

Il discorso di apertura di Vladimir Putin è stato trasmesso dalla televisione russa, con l’annuncio che tutti si aspettavano: “in 3 o 4 mesi la Russia sarà in grado, ha detto, “di garantire consegne gratuite da 25.000 a 50.000 tonnellate di cereali a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centrafricana ed Eritrea”. Vladimir Putin che ha aggiunto: “tanto più che anche quest’anno ci aspettiamo un raccolto record”.

l grano, dunque, è diventato un’arma potente in mano a Putin per ridisegnare anche gli equilibri internazionali all’interno del continente, stigmatizza AGI. Non è un caso, puntualizza, che il vice ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Verchinin, in una conferenza stampa, si è affrettato a dire che la Russia comprende le preoccupazioni dei paesi africani dopo che il Cremlino ha abbandonato l’accordo sulle esportazioni di grano ucraino: “Comprendiamo le preoccupazioni che possono provare i nostri amici africani, è comprensibile e se ne terrà conto. I paesi bisognosi, attraverso i nostri contatti con loro e il vertice Russia-Africa, riceveranno i cereali”.

L’Africa è una delle regioni più vulnerabili al mondo in termini di sicurezza alimentare, nonostante l’agricoltura impieghi oltre il 60% della sua forza lavoro e contribuisca a circa un terzo del PIL del continente.278 milioni di persone, il 20% della popolazione africana, soffrono la fame cronica.

L’Africa è stata un importatore netto di prodotti agricoli per gli anni 80. La produzione alimentare non ha seguita la crescita della popolazione e la mancanza di offerta è stato soddisfatto dalle importazioni. La dipendenza dell’Africa per quanto riguarda le importazioni alimentari dovrebbe raggiungere $ 110 miliardi entro il 2025. Ciò contribuisce a un deficitimportante per la bilancia commerciale agricola netta dell’Africa. In Nel 2021, il deficit ha raggiunto i 36,3 miliardi di dollari. Questo deficit è in parte spiegato dal fatto che i rendimenti in Africa sono molto inferiori a quelle di altre regioni del mondo. Ad esempio, i paesi africani a basso reddito producono 1,3 tonnellate di cereali per ettaro, ovvero la metà della resa di India e meno di un quarto di quella cinese. In altre parole, anche se il tenore di vita di molti paesi africani è aumentato rispetto agli ultimi due decenni, un africano su cinque ha sofferto la fame nel 2020. La pandemia di Covid-19 ha ulteriormente rallentato i progressi e i livelli di denutrizione e malnutrizione sono ulteriormente aumentati.b (Dati Banca Africana per lo Sviluppo, Nourrir l’Afrique, 2022)

“Le importazioni di grano pongono un problema ideologico per l’Africa, perché è inaccettabile che resti dipendente da Paesi terzi per il cibo, a 60 anni dall’indipendenza” analizza Adama Gaye, giornalista e saggista senegalese, specialista in relazioni internazionali. “Se vuole sviluppare partnership a lungo termine con il continente, la Russia deve sostenere la sua indipendenza alimentare contribuendo a sviluppare la sua capacità produttiva di fertilizzanti e cereali, costruendo fabbriche e fornendo strumenti di produzione”.

Ma sulla lunga scadenza bisogna puntare sui cereali locali e smettere con abitudini coloniali che aveva sostituito, per esempio, il pane di grano grano importanto con le farine locali.

Nel 2008 e nel 2009 il continente aveva pagato a caro prezzo l’impennata dei prezzi dei cereali e diversi paesi erano stati teatro di queste “rivolte della fame”. Nell’Africa occidentale, particolarmente colpita, i governi avevano reagito varando vasti programmi volti a garantire l’autosufficienza alimentare, moltiplicando le iniziative a tutto campo per lo sviluppo delle filiere risicole locali. Più di dieci anni dopo, però, i risultati sono ancora “confusi”, giudica Patricio Mendez del Villar, specialista in economia internazionale sul riso presso il Centro per la cooperazione internazionale nella ricerca agricola per lo sviluppo (CIRAD).

Il ricercatore del CIRAD chiede invece di diversificare la risposta e di non puntare tutto sull’agroindustria del riso. “E’ un errore pensare che ingenti investimenti in infrastrutture per intensificare la coltivazione del riso e migliorare la qualità della lavorazione possano essere sufficienti per sviluppare le enormi risorse agricole a disposizione del continente africano, e garantire la sicurezza alimentare”, riassume.

L’Africa possiede infatti varietà di cereali – detti “autoctoni” – come il miglio, il sorgo, il fonio o anche il teff, le cui qualità nutrizionali non hanno nulla da invidiare ai semi occidentali o asiatici. Questi ultimi si sono imposti nelle abitudini alimentari durante il periodo coloniale, e poi hanno beneficiato di politiche propositive, per non dire aggressive, da parte dei paesi esportatori. Concorrenza sleale che, nel caso del grano europeo, è stata alimentata dai massicci sussidi concessi ai grandi produttori di cereali nell’ambito della politica agricola comune.

Eppure, i semi tradizionali sembrano essere più adatti agli ecosistemi aridi, che coprono il 45% del continente. Al di là degli ultimi sconvolgimenti dei mercati internazionali, potrebbero rivelarsi strategici anche nell’adattamento agli effetti del cambiamento climatico e nella lotta all’insicurezza alimentare.

Così, secondo quanto riportato da Jeune Afrique Economie (10/03/22), l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), nel suo rapporto del 28 febbraio, mette in luce il fatto che le comunità africane locali che hanno già convertito i loro campi di mais per piantare sorgo e miglio al fine di sopperire alla mancanza di pioggia. Anche l’Istituto Internazionale per la Ricerca sulle Colture dei Tropici Semiaridi (Icrisat) ne ha fatto il suo cavallo di battaglia, e si batte, attraverso il programma “Smart Food” lanciato nel 2013, per aggiornarle attraverso l’educazione, la ricerca e anche cooking show, come lo Smart Food Reality Show che va in onda dal 2017 in Kenya.

Era questa esattamente la profezia di Thomas Sankara il rivoluzionario panafricano del “paese degli uomini integri” (Burkina Faso) quando invitava gli africani a produrre ciò che consumamo e a consumare ciò che producono. Cio’ significa cogliere la crisi alimentare in atto per rivoluzionare la visione e ri-centrare gli sforzi e le risorse verso la terra africana invece di continuare ad osservare il cielo degli aiuti siano essi occidentali o, come nel caso del “regalo di Putin”, russi.

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’Africa è ancora lontana dal realizzare il proprio potenziale agricolo. Il continente ospiterebbe infatti il ​​60% delle terre incolte del mondo.  A livello globale, si prevede che la domanda di prodotti agricoli raddoppierà quando la popolazione mondiale raggiungerà i 9,1 miliardi nel 2050. L’Africa si avvia quindi a diventare un continente strategico per l’industria agroalimentare mondiale, con quasi il 60% di terre non coltivate nel mondo. L’agricoltura africana ha un notevole potenziale per aumentare la sua produzione agricola e soddisfare la domanda locale, sostituendo così le importazioni con prodotti locali. L’Africa deve quindi sviluppare la sua produzione agricola e creare più posti di lavoro nel settore agroalimentare per garantire alle famiglie la disponibilità di cibo a prezzi accessibili.

E’ una grande opportunita’ che il continente deve cogliere per inserire il settore agricolo tra i settori trainante della strategia di diversificazione delle economie africane.

Wagner, i nuovi saccheggiatori d’Africa

Chi dice Russia in Africa dice Wagner. Dal 2017, la compagnia militare privata di Yevgueni Prigojine è il braccio armato del Cremlino nel continente e vi spinge gli interessi russi con operazioni di grande influenza. Libia, Sudan, ma soprattutto Repubblica Centrafricana e Mali: i suoi uomini sono presenti in diversi Paesi dove fungono da ausiliari delle forze armate locali, facendo prosperare i loro affari, in particolare nel settore minerario.

Dalla fallita ribellione di Yevgeny Prigojine contro il regime di Vladimir Putin, le autorità russe hanno cercato di riprendere il controllo delle attività del gruppo Wagner. Cacciato dalla Russia, il suo capo e le poche migliaia di uomini che gli sono rimasti fedeli ora hanno la loro base arretrata in Bielorussia. Fu dal loro nuovo quartier generale ad Asipovichy, vicino a Tsel, che Prigojine parlò pubblicamente per la prima volta dopo il suo fallito colpo di stato. In un video diffuso il 19 luglio, il boss Wagner ha annunciato che le sue truppe non avrebbero più combattuto in Ucraina e si sarebbero ora concentrate sull’Africa.

La Russia utilizza il gruppo Wagner, gestito dall’oligarca Yevgeny Prigozhin, soprannominato “il cuoco di Putin”, per promuovere gli interessi dello stato russo in veste non ufficiale. Wagner, una compagnia militare privata internazionale, spesso offusca il confine tra interessi privati e pubblici russi in Libia, Sudan, Repubblica Centrafricana (CAR), Madagascar e Mozambico. Nella Libia ricca di energia, il generale Khalifa Khaftar combatte con le armi russe fornite dall’Egitto e circa 1000 membri di Wagner sostengono le forze di Khaftar. Wagner ha anche addestrato le forze dell’ex dittatore sudanese amico della Russia Omar al-Bashir, che ha poi concesso alla compagnia mineraria di Prigozhin, M-Invest, l’accesso alle miniere d’oro. M-Invest ha legami con il Ministero della Difesa russo e ha fornito a Bashir un quadro per reprimere le proteste che hanno portato alla sua cacciata. Inoltre, in CAR, Wagner ha fornito guardie del corpo e ha firmato accordi di sfruttamento con il Presidente Faustin Touadéra, ma ha anche discusso accordi di accesso al platino e al mercurio con i ribelli Séléká. Queste mosse producono risorse per le società collegate allo stato russo mentre supportano entrambe le parti del conflitto, mantenendo la situazione instabile per la perpetua attività russa. Nel 2018, Wagner ha continuato la sua sovversione in Madagascar, cercando senza successo di truccare elezioni malgasce a favore di Henry Rajaonarimampianina, un candidato che avrebbe dato in affitto a una SOE controllata da Prigozhin, l’estrazione di cromo, una risorsa essenziale nella produzione di acciaio. Infine, dopo che il presidente del Mozambico Filipe Nyusi ha incontrato Putin e firmato accordi energetici nell’agosto 2019, 200 mercenari Wagner sono sbarcati a Maputo per sostenere operazioni antiterroristiche fallite nella regione del Mozambico settentrionale ricca di energia di Cabo Delgado. Ogni istanza rappresenta l’impegno da parte di Putin di attori non statali per proteggere le risorse naturali e facilitare i vuoti di potere in cui la Russia può aumentare la sua influenza.

Mosca usa Wagner per portare avanti ciascuno di questi obiettivi. Attingendo al suo playbook in Siria, Mosca ha seguito un modello di intervento con forze irregolari per sostenere leader autoritari politicamente isolati che affrontano crisi in paesi geostrategicamente importanti, spesso dotati di abbondanti risorse naturali. Questi leader sono quindi debitori nei confronti della Russia, che assume il ruolo di potenza regionale.

Il fatto che il punto di ingresso per il dispiegamento di Wagner sia spesso un leader autocratico che opera senza controlli ed equilibri a livello nazionale è tutt’altro che una coincidenza. Mancando di legittimità o popolarità, questi leader sono un facile bersaglio per Mosca per espandere la propria influenza in modo rapido ed economico. Ne deriva un partenariato viziato – un regime irresponsabile che accoglie mercenari irresponsabili – e  una fabbrica perfetta di guai. In effetti, ogni dispiegamento delle forze Wagner in Africa, apparentemente per sostenere la stabilità, ha lasciato una scia di instabilità per i cittadini del paese ospitante e l’ulteriore radicamento di attori illiberali.

Sebbene razionalizzato per motivi di sicurezza, il dispiegamento delle forze Wagner non deve essere confuso con un intervento di sicurezza cooperativo. Wagner riceve spesso un compenso in contanti e l’accesso alle risorse naturali dal regime ospitante. Inoltre, il numero relativamente piccolo di forze irregolari che Mosca dispiega in questi contesti (di solito nell’ordine delle centinaia o poche migliaia) è spesso insufficiente per alterare l’ambiente di sicurezza dei paesi africani che affrontano un’insurrezione. Queste forze sono, tuttavia, sufficienti per aiutare a mantenere il regime al potere, che è il mezzo principale con cui Mosca può far valere i propri interessi geostrategici.

I leader autoritari solitari traggono vantaggio da questi accordi con Wagner attraverso una maggiore sicurezza del regime, accesso alle armi, flussi di entrate accelerati dalle risorse naturali e uno sponsor internazionale che fornisce una patina di credibilità e un diritto di veto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La dubbia legittimità di questi leader e gli strumenti extralegali che la Russia usa tipicamente per ottenere influenza e mantenere in piedi questi regimi – mercenari, disinformazione, intimidazioni e interferenze elettorali – sono intrinsecamente destabilizzanti.

L’applicazione dell’ordine internazionale russo in Africa serve quindi agli attori d’élite che partecipano a questi accordi opachi, a scapito della popolazione in generale. È quindi importante tenere presente che i primi non parlano per i secondi. L’inevitabile traiettoria di questo ordine è quella delle crescenti disparità nell’accesso alle risorse e alla voce politica.

Secondo J. Siegle, dare priorità alla governance democratica, inclusa la condanna dei colpi di stato e l’isolamento dei loro autori, priva la Russia di un punto di ingresso chiave per l’influenza. Questa dovrebbe essere una priorita’ delle potenze democratiche d’Europa e degli Stati Uniti in stretta collaborazioni con le societa’ civili africane.

Mosca sta tentando di evidenziare il vertice russo-africano come prova della “normalità” e della diplomazia come al solito tra il Cremlino e i paesi del Sud del mondo. Ma molti leader africani sono probabilmente preoccupati per la presa di Putin sul potere e la stabilità in Russia in senso più ampio, dopo la ribellione di Wagner. Per la maggior parte, la Russia rimane emarginata sulla scena mondiale, pesantemente sanzionata ed esposta come una potenza di second’ordine che ricorre al ricatto nucleare per costringere i suoi avversari. Quei paesi che rimangono nell’orbita della Russia sono una galleria di stati canaglia, tra cui Bielorussia, Iran e Corea del Nord. Lo scarso rendimento dell’esercito russo in Ucraina è una cattiva relazione con il pubblico per le sue capacità di addestramento ed è improbabile che abbia ispirato molta fiducia nelle capitali africane. E per qualcuno che ha fatto di tutto per presentarsi come un maestro stratega, gli errori tattici e strategici di Putin nell’invasione dell’Ucraina lo hanno reso vulnerabile. In risposta alla bellicosità della Russia in Ucraina, sia la Svezia che la Finlandia sono entrate nell’alleanza e la maggior parte dei leader occidentali ha espresso commenti positivi sulle prospettive dell’Ucraina di seguire l’esempio in futuro. Il vertice è un’opportunità per la Russia di cercare di rassicurare gli stati africani e Mosca prevede di impegnarsi a stretto contatto con pesi massimi tra cui Etiopia, Nigeria e Senegal. Ma la Russia ha indubbiamente perso influenza nell’ultimo anno e mezzo, quindi placare le richieste africane potrebbe non essere facile per Mosca, che ha poco da mostrare per la sua sfortunata invasione dell’Ucraina.

Proprio nelle ore in cui si svolgeva il Vertice di San Pietroburgo si materializzava il temutissimo e piu’ volte annunciato colpo di stato in Niger. Il paese era considerato – forse troppo superficialmene – un oasi di stabilita’ ed un alleato fidabile dell’Occidente tanto da ospitare basi militare francesi di altri paesi europee e degli USA. Niamey, la capitale del Niger ha ricevuto svariati milioni di euro sia per il contrasto all’immigrazione illegale che per la lotta al jihadismo. Ci sono in corso pressioni della comunita’ internazionale per ripristinare l’ordine costituzionale ma la questione nel Niger e nel Sahel rimane l’assenza di soluzioni politiche. L’aver privilegiato l’aspetto sicuritario senza rispondere alle sfide economiche e sociali di una popolazione – perlopiu’ giovane e frustrata – resta una colpa grave delle elite locali e della comunita’ internazionale. Su queste frustrazioni, oltre che sui problemi irrisolti di fallimento nella costruzione di una comunita’ nazionale, hanno prosperato i gruppi terroristici che hanno trasformato il Sahel in uno dei luoghi piu’ instabili e pericolosi del continente. I golpisti del Niger seguiranno, anche loro, le sirene russe e di Wagner cavalcando l’onda anti occidentale e filorussa diffuse nell’opinione pubblica e tra i giovani ufficiali ? E’ probabile. Ma la questione resta per il Sahel e per tutto il continente. A quando le famose soluzioni africane a problemi africani senza seguire le lusinghe neocolonialiste del “padrone” di turno ? 

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