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RDCongo, il presidente Tshisekedi revoca lo stato d’assedio nell’est del Paese

A sorpresa, con un messaggio televisivo alla nazione diffuso nella tarda serata di ieri, giovedì 12 ottobre, il Presidente congolese Félix Tshisekedi ha annunciato l’allentamento graduale e progressivo del regime di stato d’assedio nelle due province orientali del Nord Kivu e dell’Ituri:

  • i militari restano governatori;
  • i civili riprendono il controllo di città, territori, comuni e settori;
  • revoca delle restrizioni, compreso il coprifuoco e il divieto di manifestazioni.

Ufficialmente istituito il 6 maggio 2021 per riportare la sicurezza nelle province orientali, lo stato d’assedio nell’est della Repubblica Democratica del Congo era definito come una misura temporanea eccezionale della durata di 30 giorni, ma che in quasi due anni e mezzo è poi stata prorogata oltre 50 volte dal governo centrale.

Prima della revoca completa dello stato d’assedio, ha spiegato Tshisekedi, ci sarà un “dispositivo transitorio” che permetterà il ripristino dell’autorità civile negli enti territoriali decentrati che sono già sicuri e sotto il controllo delle FARDC, le forze armate regolari del Paese.

Queste nuove misure comportano l’eliminazione delle restrizioni su tutte le libertà costituzionali, vale a dire: libertà di associazione e manifestazioni e riunioni pacifiche nel rigoroso rispetto delle condizioni legali.

Il Capo dello Stato congolese, inoltre, ha aggiunto che, nelle due province coinvolte, i diversi attori impegnati nel processo elettorale hanno il diritto di parteciparvi senza alcun ostacolo.

Nel maggio di quest’anno, Amnesty International aveva espresso un duro giudizio sullo stato d’assedio, infatti secondo Tigere Chagutah, direttore regionale di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale, quel regime di restrizione delle libertà “viola la Costituzione del Paese e la legge internazionale sui diritti umani” e, inoltre, “ha contribuito al peggioramento della situazione dei diritti umani nel Paese“.

L’obiettivo dichiarato dello stato d’assedio era di “migliorare rapidamente la protezione dei civili, frenare i gruppi armati e ripristinare l’autorità dello Stato“, ma il bilancio dopo oltre due anni è che la sicurezza nelle due province è drasticamente peggiorata: sono aumentati molto gli attacchi contro civili e le vittime civili, le libertà e i diritti delle persone sono state profondamente compresse. Nonostante lo stato d’assedio, l’esercito della RDC ha costantemente fallito nel prevenire o rispondere ai crescenti attacchi contro i civili da parte dei gruppi armati, anzi, secondo le informazioni raccolte dall’Ufficio congiunto per i diritti umani delle Nazioni Unite, gli stessi militari regolari congolesi si sono resi responsabili di numerose e gravi violazioni dei diritti umani contro i civili.

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