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RDCongo, aggiornamenti su molteplici fronti: tutela dei diritti, crisi umanitarie, sicurezza e tensioni sociali

In occasione della Giornata mondiale contro la schiavitù infantile, celebrata il 16 aprile, un attivista per i diritti umani di Bandundu, Richard Boy, ha denunciato il lavoro minorile a Bandundu, nella provincia di Kwilu, nel sud-ovest della della RDCongo, una pratica dannosa che viola i diritti dei minori bambini e mette in pericolo la loro salute e il loro futuro: “Il lavoro minorile è illegale nella Repubblica Democratica del Congo, come previsto dal codice del lavoro e dalle leggi universali sulla protezione dell’infanzia del 2009”, ha affermato Boy. “È imperativo porre fine a questo sfruttamento e proteggere i bambini per consentire loro di prosperare e contribuire positivamente alla società”.

Parallelamente, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha espresso la sua profonda preoccupazione per la situazione “allarmante” degli sfollati nell’Ituri, in particolare nel campo di Tsere che ospita più di 800 famiglie: “Sono angosciato dalle storie di sofferenza degli sfollati che desiderano un ritorno sicuro alle loro comunità di origine”, ha detto Turk in una conferenza stampa a Bunia. “Proteggere i loro villaggi e affrontare le cause profonde del conflitto sono azioni cruciali per consentire loro di tornare a casa”.

L’Alto Commissario ha inoltre sottolineato l’urgenza di rafforzare la protezione dei civili, riformare il sistema giudiziario per combattere l’impunità e garantire l’accesso alla giustizia per le vittime. Ha chiesto un’azione concertata da parte del governo congolese, delle Nazioni Unite e delle organizzazioni partner per rispondere a questa crisi umanitaria e garantire il rispetto dei diritti fondamentali degli sfollati.

Duecento chilometri più a sud, nella città di Beni, invece, i militari dell’esercito ugandese e di quello congolese hanno effettuato un’operazione congiunta che ha portato all’uccisione di cinque combattenti del gruppo ribelle ugandese islamista ADF, “Allied Democratic Forces”, mentre un ribelle è stato arrestato. Gli scontri sono avvenuti all’inizio della sera di lunedì, come confermato dal portavoce militare di Beni, il capitano Anthony Mualushayi, secondo il quale il blitz militare è stato una risposta alle numerose uccisioni delle ultime settimane.

Infine, è da segnalare che a Goma, capitale della provincia del Nord Kivu, stamattina alcuni movimenti della società civile hanno manifestato pacificamente per chiedere le dimissioni del sindaco, il commissario superiore principale Kapend Kamand Faustin. Tuttavia, la manifestazione è stata vietata dal primo cittadino, per cui alcuni manifestanti sono stati arrestati dalla polizia.

Le motivazioni della protesta sono l’insicurezza nella città, caratterizzata da omicidi, rapine, furti, stupri, rapimenti e altri crimini. I manifestanti chiedono giustizia e risarcimenti per le vittime di questa violenza, nonché la demilitarizzazione della città, la creazione di una task force per la collaborazione tra civili e militari, la liberazione di un attivista condannato ingiustamente e la vigilanza da parte della popolazione.

Di questa recrudescenza della violenza nell’est congolese, “Focus on Africa” ha scritto due giorni fa, con la testimonianza diretta di Claudio Scatola, membro della ong “Operatori Sanitari nel Mondo”:

RDCongo, violenze a Goma: la testimonianza di Claudio Scatola della ong “Operatori Sanitari nel Mondo”

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