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Repubblica Democratica del Congo, attacco suicida nella sera di Natale

Alle 19:50 del 25 dicembre 2021, un attentatore suicida si è fatto esplodere all’ingresso di un bar del centro di Béni, importante città della provincia del Nord Kivu. Il bilancio, ancora provvisorio, rileva otto morti, oltre al kamikaze, e almeno 14 feriti, alcuni in gravi condizioni, ricoverati in vari ospedali della zona. Tra le vittime ci sarebbero anche due bambini.
Il portavoce del governo congolese, Patrick Muyaya, ha subito condannato l’esplosione causata da “un attentatore suicida” e ha assicurato che “i servizi di sicurezza sono stati immediatamente allertati”.

Dopo un paio di ore, lo stesso Presidente della RDC, Félix Tshisekedi, ha espresso dolore per quanto avvenuto la sera di Natale e cordoglio per le vittime e i loro familiari, assicurando che “questi crimini non resteranno impuniti e che i responsabili saranno scovati e annientati”.

L’attentato non è stato ancora rivendicato, ma in base alle prime indiscrezioni sarebbe stato causato da un militante dell’ADF (Allied Democratic Forces), una milizia ribelle affiliata all’ISIS. Le origini del gruppo risalirebbero ai primi del Novecento in India, dove era un movimento conservatore che intendeva far rivivere i valori e le pratiche dell’Islam, ma sul finire degli anni ’70 è passato in Uganda, dove ha ricevuto sostegni finanziari dall’Arabia Saudita dopo la morte di Amin Dada, per arrivare infine nel Congo orientale in cui, proprio nell’area intorno a Beni, si è strutturato come milizia contro il presidente ugandese Yoweri Museveni e, più di recente, come gruppo alleato di altre milizie locali, ad esempio i Mai Mai, al fine di controllare vari villaggi della boscaglia e vari giacimenti di legname e di minerali.
Secondo una nota del portavoce del governatore militare regionale, il generale Ekenge Sylvain, “le guardie giurate hanno impedito all’attentatore suicida di accedere al bar, in quel momento gremito di clienti, per cui ha attivato la bomba all’ingresso”. Dal canto suo, il sindaco di Beni, Narcisse Muteba Kashale, ha chiesto alla popolazione di “restare a casa” per una maggiore sicurezza e i vertici della MONUSCO, la missione di peacekeeping dell’ONU in RDC, condannano “con la massima fermezza l’attentato dinamitardo”, chiedendo di “far luce su questo atto atroce”.

Il Nord Kivu è una provincia in stato d’assedio da oltre sei mesi, insieme alle altre del confine orientale del Paese. Le critiche a questa strategia sono molte, perché il risultato di un’annunciata pacificazione dell’area fatica a manifestarsi. Da un mese, inoltre, l’esercito congolese (FARDC) e quello ugandese (UPDF) hanno lanciato delle azioni militari comuni proprio contro i ribelli dell’ADF, dacché, secondo alcuni osservatori, la violenza seminata a Béni sarebbe da intendersi come il segno di un indebolimento dei guerriglieri.

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