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Accessibilità in Etiopia. UNOCHA

Per il Tigray il tempo sta per finire. Cruciale la stagione della semina

Tigray. Dopo due anni di guerra e due anni di raccolti mancati, la regione oggi affronta una gravissima crisi umanitaria.

Anche se la situazione rimane relativamente calma, l’imprevedibilità e l’insicurezza hanno ripercussioni sul lavoro delle agenzie umanitarie.

Accessibilità in Etiopia. UNOCHA
Accessibilità in Etiopia. UNOCHA

Alcuni kebeles (l’unità amministrativa più piccola, equiparabile al villaggio) nel Rama, Zalambessa, Erob e nel Tigray occidentale, sono tutt’oggi irraggiungibili.

Le tensioni intorno al confine, in particolar modo nella zona di Shiraro, limitano fortemente l’accesso agli aiuti umanitari.

Prosegue l’opera di rimpatrio degli sfollati interni, che sostenuti dalle agenzie, tentano di far ritorno alle zone di provenienza.
Nell’ultima settimana l’Unhcr ha affermato di aver sostenuto 2600 famiglie, rifugiatesi ad Adigrat, nel ritorno ai villaggi di provenienza.

L’alto tasso di malnutrizione, la distruzione delle strutture sanitarie, i raccolti degli ultimi due anni mancanti e l’assenza totale di servizi bancari, di telecomunicazione, di scuole ed accesso all’acqua potabile, rendono però le cose oltremodo complicate.

L’estrema insicurezza alimentare, dovuta alla mancanza di cibo, sta portando centinaia di sfollati interni a ricorrere al consumo di piante selvatiche, radici, foglie mentre prosegue la richiesta di finanziamenti adeguati a fronteggiare l’emergenza dei partner internazionali.

La mancanza di gasolio, rende difficile il trasporto degli aiuti dagli hub logistici situati a Mekelle e le scorte di TSF (Targeted Supplementary Feeding), il programma di alimentazione per riabilitare i bambini sotto i 5 anni e le donne in stato di gravidanza, risultano insufficienti.

Agricoltura al centro degli sforzi.

La distribuzione di cibo supplementare e gli aiuti alimentari non basteranno a salvare la situazione, di questo sono convinti tutti gli operatori umanitari, qualora gli sforzi profusi sul campo non si concentrassero nell’agricoltura.

Dopo l’abbandono dei campi degli ultimi due anni, i contadini del Tigray andrebbero sostenuti in questa stagione di semina (luglio-agosto).

La stagione delle piogge appare promettente e andrebbe colta l’opportunità per ridare slancio al comparto alimentare nella regione.

I contadini del Tigray, stando ai dati forniti da UNOCHA, hanno provveduto a preparare i campi alla semina, ma potrebbero dover affrontare la mancanza di sementi e fertilizzanti, a causa della guerra in Ucraina.

96 milioni di dollari. Questo l’ammontare per l’acquisto di 60mila tonnellate di sementi e fertilizzanti necessarie a soddisfare la richiesta impellente del Tigray; una richiesta che prevede una finestra temporale molto ristretta per essere soddisfatta.

Anche se la FAO ed i partner nazionali ed internazionali, stanno approfittando dell’opportunità data dal governo etiope di acquisire i prodotti a prezzo di costo, i finanziamenti finora raccolti arrivano a malapena ad 11 milioni, poco più del 10% del necessario.

Perché proprio ora?

Come detto, la finestra temporale per la semina è un periodo molto limitato, riferito ai soli due mesi di luglio ed agosto.

È altamente improbabile, infatti, che la regione sia in grado di produrre in modo indipendente cibo sufficiente per la sua popolazione senza semi e fertilizzanti appropriati.

Ogni dollaro impiegato in questa fase, come sottolineato dal rapporto della FAO avrà un effetto moltiplicatore, trasformandosi in cibo per un valore compreso tra quattro e sette dollari.

Ogni sforzo successivo a questa fase, comporterà un impegno economico maggiore e dovrà fronteggiare una crisi umanitaria ben peggiore.

Seminare oggi significa mettere in condizione le famiglie di raccogliere e consumare i primi prodotti della stagione tra Ottobre e Novembre, avere raccolti che potrebbero dar loro copertura per almeno sei mesi, vendere le eccedenze o immagazzinarle, avere a disposizione verdure, cereali e legumi che potrebbero rafforzare la loro sicurezza alimentare.

Cosa significherebbe saltare questa semina? Saltare la semina di questa estate significherebbe avere il prossimo raccolto per ottobre 2023.

Ciò allungherebbe di un anno l’agonia delle famiglie, aumentando il livello di insicurezza alimentare, elevando la richiesta di aiuti alimentari, di finanziamenti necessari, di risposte contro la fame da mettere sul tavolo.

Nel 2021, gli agricoltori del Tigray hanno prodotto 900.000 tonnellate di alimenti di base, pari al 40% della produzione normale, equivalenti a sette-otto mesi di fabbisogno annuale di cereali per la regione.

Con assistenza umanitaria e forniture commerciali limitate, le colture piovane e gli ortaggi irrigati sono stati fondamentali per la sopravvivenza delle famiglie rurali del Tigray.

In questo dato sono inclusi circa 1,8 milioni di sfollati interni, di cui circa il 60% residente all’interno delle comunità ospitanti.

Oggi siamo ad un bivio. C’è una piccola finestra di opportunità per prevenire la fame grave, sostenere la produzione locale ed evitare un potenziale aumento del fabbisogno alimentare umanitario il prossimo anno: agire oggi, in sicurezza, evitando ritorni di fiamma.

Leggi anche:

Tigray: Time is running out to avert worrying levels of food insecurity

Ethiopia – Northern Ethiopia Humanitarian Update Situation Report, 16 June 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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