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Organizzazione dell’Unità Africana e Unione Africana, buon 60° compleanno!

Oggi è l’Africa Day, la giornata dell’Africa! La scelta di questa data non è casuale, perché il 25 maggio del 1963, cioè 60 anni fa, nacque l’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA), poi rinominata nel 2002 come Unione Africana.

Per questo 60° anniversario, l’associazione di Stati ha invitato tutti gli africani – che abitino nel continente o nella diaspora – a partecipare ad attività commemorative che riflettano sullo spirito del panafricanismo e ha lanciato lo slogan “OurAfrica, OurFuture”, la nostra Africa, il nostro futuro.

In quel 25 maggio del 1963, 31 Paesi fondarono ad Addis Abeba, in Etiopia, l’organizzazione internazionale dell’unità africana, in un contesto che, all’epoca, riguardava un massiccio processo di decolonizzazione in tutto il continente, secondo un processo che era cominciato già parecchi anni prima:

Dopo alcune conferenze preparatorie, l’incontro nella capitale etiope tra il 22 e il 25 maggio di 60 anni fa fu l’occasione finale in cui venne sottoscritta carta dell’OUA, con tutti i suoi obiettivi e principi:

  • promuovere l’unità e la solidarietà tra gli stati africani
  • coordinarsi ed intensificare la loro collaborazione e sforzi per raggiungere una vita migliore per la gente dell’Africa
  • rispetto della sovranità e integrità territoriale di ogni Stato e della sua indipendenza
  • eliminare ogni forma di colonialismo in Africa
  • promuovere la cooperazione internazionale, rispettando la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti umani

Evidentemente, al fine di per perseguire questi obiettivi, gli Stati membri si sono impegnati a coordinare ed armonizzare le loro politiche generali in vari settori, come:

  • cooperazione politica e diplomatica
  • cooperazione economica, inclusi trasporti e telecomunicazioni
  • cooperazione culturale e dell’istruzione
  • cooperazione per la sanità e l’alimentazione
  • cooperazione tecnica e scientifica
  • cooperazione per la difesa e la sicurezza

In 60 anni non si può dire che tali obiettivi siano stati raggiunti, eppure in questi decenni ci sono stati anche molti successi, come la decolonizzazione e lotta contro l’apartheid.

Fin dall’inizio, infatti, una delle maggiori preoccupazioni dell’OUA fu la liberazione degli Stati africani dal dominio coloniale, per cui fu subito istituito il “Comitato di coordinamento per la liberazione dell’Africa”, che supportò vari movimenti di liberazione sul piano diplomatico, finanziario, militare e logistico.

Parallelamente, l’OUA avviò un’azione contro i regimi di apartheid in Namibia, Rhodesia e Sud Africa presso la Corte internazionale di giustizia e all’Assemblea delle Nazioni Unite, coinvolgendo negli anni le principali istituzioni per i diritti umani in tutto il mondo. Com’è noto, alla fine c’è effettivamente stato lo smantellamento dei governi repressivi delle minoranze razziste nei Paesi citati, dove poi sono stati introdotti meccanismi costituzionali che hanno permesso il governo della maggioranza.

Naturalmente, i successi e le delusioni sono stati molti in tutti questi anni, come ad esempio il 12 novembre 1984, quando il Marocco (che fu tra i Paesi fondatori) si ritirò dall’OUA perché l’organizzazione riconobbe l’indipendenza della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi, che è sotto occupazione marocchina. Ma un’altra data che certamente non può essere trascurata è il 9 luglio 2002, quando l’OUA è stata sostituita dall’Unione Africana. Quel giorno a Durban, in Sudafrica, si avviò una nuova fase del panafricanismo, più dinamica e aderente al contesto contemporaneo, ad esempio attraverso una spiccata propensione dell’Unione a intervenire in conflitti interni agli Stati in situazioni quali genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Oggi nell’Unione Africana si contano 55 Stati membri, con una popolazione complessiva di oltre 1 miliardo e 300 milioni. Lo sguardo è sul presente, ma anche rivolto al futuro, ad esempio con l’Agenda 2063, grazie alla quale si vuole promuovere lo sviluppo della “Africa che vogliamo”, ossia vari piani di attuazione decennali riguardanti commercio e sviluppo; agricoltura e sicurezza alimentare; istruzione, scienza e tecnologia; cultura e arti; sviluppo sanitario; parità di genere ed emancipazione dei giovani.

Come ha riferito oggi il Presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, nel suo discorso di commemorazione dell’anniversario, oggi l’Africa soffre ancora molte fragilità, “come la straziante influenza del debito o il calo dei prezzi delle materie prime”, a cui si aggiungono “le conseguenze dell’intensificarsi della lotta egemonica tra le grandi potenze”. Eppure, ha continuato Moussa Faki, “l’Africa deve resistere […], l’Africa deve unirsi”:

“Il dovere inderogabile che ci interpella, oggi, con insistenza, in questo contesto internazionale segnato da ripiegamenti identitari e slanci protezionistici, è quello di dare un contenuto reale e dinamico a questa unità, se siamo decisi a costruire l’Africa che vogliamo.
In questo giorno solenne, la cui celebrazione ci riporta nello spirito dei Padri Fondatori dell’OUA, vorrei amplificare le loro voci, che continuano a risuonare, oltre le loro tombe, rivolgendo a tutti noi un vibrante appello, Africani del Continente e della Diaspora, affinché la forza della nostra unità e la nostra tanto attesa e attesa solidarietà operino, d’ora in poi, come leve indispensabili per il nostro potere e la nostra emancipazione.
Affidiamoci prima a noi stessi. Anche la solidarietà dei nostri amici e partner verrà a completare”.

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