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Nigeria, sette anni dopo il rapimento delle studentesse di Chibok non è cambiato nulla

Oggi, 14 aprile, Amnesty International ha ricordato il settimo anniversario del rapimento di 279 studentesse di Chibok a opera del gruppo armato Boko haram. Sebbene molte siano scappate o siano state successivamente rilasciate, oltre 100 ragazze restano prigioniere. Altri rapimenti di massa di studenti in Nigeria hanno visto centinaia di bambini e bambine vittime di uccisioni, stupri, costretti a “sposarsi” o a unirsi a Boko haram. Ne è seguita la chiusura di centinaia di scuole, con terribili conseguenze per i giovani di una regione che deve già affrontare una grave mancanza di sicurezza.

Tra dicembre 2020 e marzo 2021, sono stati almeno cinque i casi di sequestri riportati nel nord della Nigeria. La minaccia di ulteriori attacchi ha portato alla chiusura di circa 600 scuole nella regione, quasi che questa sia l’unica soluzione a disposizione del governo: un fallimento completo

La cosa peggiore è che nessuno è stato arrestato o processato per i rapimenti degli studenti di Chibok e di altri luoghi. La mancanza di giustizia e di accertamento delle responsabilità ha portato a un incremento di attacchi contro le scuole, causandone la chiusura forzata e lasciando i genitori nella disperazione.

Secondo l’Unicef in Nigeria circa 10,5 milioni di minori tra i cinque e i 14 anni non frequentano la scuola. A seguito della chiusura delle scuole nel nord della Nigeria, c’è stato un aumento nelle segnalazioni di casi di matrimoni di minori e di gravidanze precoci di ragazze in età scolastica.

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