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Nelson Mandela, 10 anni fa la scomparsa di un protagonista della storia

il 5 dicembre di 10 anni fa se ne andava una delle figure più importanti della storia moderna, Nelson Mandela.
Si spense nella sua casa vicino Johannesburg, dove riceveva cure mediche e assistenza, circondato dai familiari, dopo un lungo ricovero nel giugno del 2013 per un’infezione polmonare in una clinica dove era rimasto per tre mesi. Aveva 95 anni, 27 trascorsi in carcere per la sola “colpa”di aver affermato e difeso il principio di uguaglianza tra le persone a prescindere del colore della pelle.
Ho avuto il grande privilegio di ascoltare, avvicinare, guardare negli occhi Madiba, come era chiamato con rispetto dalla sua gente (era il nome del clan a cui apparteneva) l’ex presidente del Sudafrica e premio Nobel per la Pace.
Era un freddo, freddissimo febbraio londinese, ma il calore di Trafalgar Square e l’abbraccio degli oltre 20mila accorsi a sostenere la campagna ‘Make poverty history, scaldava corpi e anima che in silenzio si nutrivano delle parole di colui che non si può definire in altro modo che ‘gigante’ della storia.

Mandela inizio il suo discorso ribadendo la volontà espressa pochi mesi prima di voler lasciare la vita politica per dedicarsi alla sua famiglia e al suo impegno di sensibilizzazione. Gran parte di noi giornalisti eravamo lì per quello. Ma non tutti.
Ricordo che i suoi occhi erano lucidi mentre diceva che “fintanto la povertà, l’ingiustizia e la disuguaglianza persisteranno nel nostro mondo, nessuno di noi potrà veramente riposare“.
Grazie alle sue parole la campagna globale per la lotta contro la povertà stava mutando, crescendo, trasformandosi in un movimento pubblico alla stregua di quelli per l’abolizione della schiavitù e contro l’apartheid.
Descriveva la fame, la mancanza di assistenza sanitaria e di scolarizzazione e la disuguaglianza come osceni e terribili flagelli della nostra epoca soprattutto a fronte di “tempi in cui il mondo vanta progressi impressionanti nel campo della scienza, della tecnologia, dell’industria”.
Ancor oggi, nel terzo millennio, milioni di persone nei paesi più poveri del mondo restano imprigionati, schiavi, incatenati a una vita di sofferenza nella prigione di povertà.
Nel 2005, con il discorso di Trafalgar Square, è partita la battaglia per liberarli.
La sferzata di Madiba che ricordava come la povertà, alla pari di schiavitù e apartheid, fosse ‘non naturale’, e dunque potesse essere superata e sradicata dalle azioni degli esseri umani, ha sollecitato i potenti del mondo ad assumersi impegni affinché qualcosa cambiasse… impegni che non tutti hanno mantenuto.
I passi che chiedeva il premio Nobel per la pace da parte delle nazioni sviluppate erano chiari. Il primo era la garanzia di equità nel commercio.
“La giustizia nel commercio è un modo veramente significativo per i paesi sviluppati di mostrare un reale impegno al contrasto della povertà globale. Come la fine della crisi del debito dei paesi più poveri e l’invio di aiuti molto più consistenti e di altissima qualità”.
Ma ad oggi di strada in tal senso ne è stata percorsa poca.
Quel monito dovrebbe essere il faro per quanti si battono per la fine della povertà, che non è un gesto di carità ma un atto di giustizia. La tutela di un diritto umano fondamentale, il diritto alla dignità, a una vita decorosa.
Come ripeteva sempre Mandela ‘mentre la povertà persiste, non c’è vera libertà’.
E ora più che mai va rilanciato quel messaggio: non si può più guardare dall’altra parte, chi è povero non può essere sfamato con le parole ma con le azioni.
“Agire con coraggio e lungimiranza” chiedeva ai leader mondiali. E ai giovani diceva: “Mi affido a voi. Starò a guardare con ottimismo. A volte una generazione deve fallire per far si che la successiva sia grande. E voi potete esserlo. Lasciate che il fiore della vostra grandezza sbocci”.
Quelle parole sono state per me, e sono tuttora, fonte di ispirazione e di incoraggiamento. Anche e soprattutto nel mio lavoro di giornalista, spingendomi a raccontare gli ultimi, le storie di diritti umani violati e le crisi dimenticate.
Oggi trovo giusto ricordare il messaggio di questo straordinario protagonista della storia, provando a sollecitare le nuove generazioni che hanno un compito affatto facile: tenere alto lo spi
rito di quegli anni di lotta e di impegno.
Non farlo sarebbe un crimine contro l’umanità, denunciava Mandela, e chiedeva al mondo di tirarsi su.
Stand up… per poter stare tutti a testa alta.

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