Secondo il Rapporto Globale 2019 sulle crisi alimentari delle Nazioni Unite, 113 milioni di persone in 53 paesi sono state colpite da situazioni di grave insicurezza alimentare, tale da richiedere interventi di emergenza nel 2018 (cfr IPC fase 3 o superiore).
I conflitti armati in Siria, Yemen ed Afghanistan compaiono nei primi dieci paesi, tuttavia e’ il contente Africano ad essere continuamente in cima alle crisi alimentari piu diffuse: Etiopia, Congo, Sudan, Sud Sudan e Nord Nigeria rappresentano, insieme ai conflitti in Medio Oriente, i tue terzi delle emergenze mondiali, pari a circa 72 milioni di persone in bisogno di aiuto alimentare.
Nonostante i numeri del 2018 rappresentino un lieve miglioramento rispetto all’anno precedente, quando si erano registrati 124 milioni di individui in situazioni di emergenza alimentare in 51 paesi, e’ importante notare che per tre anni consecutive il totale e’ sempre rimasto sopra la soglia dei 100 milioni di individui. A cui occorre sommare altri 143 milioni in 42 paesi non colpiti da emergenze alimentary, ma comunque affetti da condizioni di alto stress (cfr. IPC fase 2), e con l’alto rischio di rientrare in IPC fase 3 se colpiti da shock climatici, disastri naturali o conflitti.
Conflitti e insicurezza rimangono i principali determinant dell’insicurezza alimentare: i due terzi della popolazione colpita da emergenze alimentary vive in 21 paesi attualmente in conflitto, di cui 33 milioni in 10 paesi Africani e 27 milioni in Medio Oriente.
Cambiamenti climatici e disastri naturali hanno colpito un ulteriore vasto bacino di popolazione, stimato in 29 milioni di individui, principalmente nel continente Africano.
Infine le crisi economiche hanno spinto in condizioni di fame 10.2 milioni di persone in Zimbabwe, Burundi e Sudan.
Ai numeri degli individui colpiti nei paesi di origine occorre inoltre aggiungere le informazioni sulla vasta popolazione di migrant e rifugiati in paesi ospite, soprattutto per quanto concerne la crisi Siriana e l’esodo dei Rohingya da Myanmar, ma anche dal Sud Sudan verso l’Uganda.
Nell’ultimo decennio l’assistenza umanitaria per le crisi alimentary e’ cresciuta del 127%, di cui la meta’ per la ricostruzione della capacita’ produttiva agricola di sistemi compromessi da conflitti e shock climatici particolarmente intensi.