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Migranti, una firma per dire stop a tortura e trattamenti inumani e degradanti

L’art. 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma: “Nessuno può essere sottoposto a tortura, né a trattamenti disumani e degradanti”.

Eppure negli ultimi anni si assiste nei confronti delle personemigranti a un’escalation di violenza intollerabile per le coscienze europee, in aperto contrasto con i principi fondamentali della UE.

I rapporti delle organizzazioni quali UNHCR, Amnesty International e Human Rights Watch, le inchieste giornalistiche, le numerose testimonianze delle vittime raccontano di torture, stupri e minacce nei centri di detenzione della Libia, Paese con ilquale l’Italia ha stretto accordi per il controllo delle partenze; di condizioni di estremo degrado nei campi in Grecia e in Bosnia, dove sovraffollamento, assenza di sevizi igienici e di assistenza mettono a rischio la vita dei soggetti più vulnerabili; dell’uso spropositato della forza e di episodi ripetuti di vera e propria tortura da parte della polizia croata nei confronti di richiedenti asilo alla frontiera con la Serbia e la Bosnia; di situazioni didetenzione illegale di persone migranti in diversi Paesi della UE o finanziati dalla UE, di respingimenti violenti lungo tutte le frontiere d’Europa, di sospensione di fatto del diritto a richiedere asilo.

Alcune di queste pratiche brutali appartengono ormai al notorio nell’opinione pubblica; di altre invece non si ha informazione adeguata. Si fa riferimento ai ripetuti respingimenti collettivi, anch’essi vietati dai trattati europei, molti dei quali avvenuti in mare o alla pratica – agghiacciante- dell’abbandono in mare di migranti già ospitati in centri di accoglienza, denunciata inutilmente dalle ong da anni, e documentata da ultimo da un video pubblicato dal New York Times il 19 maggio 2023.

Questo avviene nella nostra Europa; ma l’Europa partecipa anche di ciò che avviene alle sue frontiere ed è corresponsabile di tutto ciò che accade nei Paesi terzi cui affida il controllo delle frontiere stesse, perché finanzia e sostiene con fondi ingentiattività in violazione dei diritti umani delle persone migranti.

Gli stessi organismi dell’Unione Europea, quali la CPT (Commissione Europea per la Prevenzione della Tortura e dei Trattamenti o Pene Inumane e Degradanti) e da ultimo la giustizia penale internazionale, nei loro report annuali e nelle inchieste, mettono in luce una verità che per anni abbiamo ignorato e la necessità che si adottino le misure atte a eliminarla.

In questo contesto è maturata l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ECI: European Citizen Initiative), una sorta di legge di iniziativa popolare a livello europeo; con essa si chiede l’adozione di strumenti normativi adeguati affinché sia applicato in via effettiva l’art. 4 della Carta dei diritti fondamentali della UE e siano banditi:

a) l’uso della violenza, della tortura e di trattamenti inumani e degradanti nel controllo delle frontiere dello spazio UE e all’interno dei paesi terzi con i quali le Istituzioni europee o uno o più stati membri hanno stretto accordi volti a contenere l’ingresso in Europa di migranti o richiedenti asilo,
b) all’interno degli stessi Stati membri nella gestione dell’accoglienza, prevedendo sanzioni in caso di inottemperanza agli obblighi stabiliti.

Si chiede dunque che la UE, nell’ambito delle proprie competenze concorrenti definite all’interno del settore “Giustizia, Libertà, Sicurezza” di cui all’art. 78 del TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea), intervenga a porre fine alle ripetute violazioni del principio fondamentale dell’Unione europea sancito nell’art. 4 della CDFUE; e appronti tutele alle persone migranti o richiedenti asilo:

all’ingresso nello spazio comune europeo attraverso la regolamentazione dell’attività di controllo delle frontiere e previsione di sanzioni specifiche per i paesi che violino apertamente il divieto dell’uso della violenza;
all’interno di Paesi terzi, fuori dalla UE, nell’ambito di operazioni volte alla cd. esternalizzazione delle frontiere”europee attraverso la previsione di sanzioni specifiche per i paesi membri che concludano accordi che non prevedano il controllo del rispetto dell’art. 4;
nella definizione degli standard di accoglienza all’interno dello spazio dei paesi europei per tutto il periodo di permanenza sul territorio attraverso la previsione di sanzioni specifiche per i Paesi che si rendano protagonisti con i propri organismi e/o le proprie forze dell’ordine di violazioni dei diritti delle persone migranti o richiedenti asilo.

Ciò mediante:

l’istituzione di meccanismi di monitoraggio volti a rilevare e fermare gli abusi dei diritti fondamentali e gli atti lesivi della dignità umana, tanto alle frontiere che nello spazio comune europeo;
il recesso ovvero la NON stipulazione pro futuro di accordi internazionali in materia di contenimento dei flussi migratori con Stati terzi colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani;
la definizione di standard minimi di accoglienza validi per tutti i Paesi membri e per l’interno periodo di permanenza sui loro territori;
l’eventuale previsione di sanzioni specifiche in caso di violazione delle normative UE.

L’ECI, denominata “Art.4 Stop tortura e trattamenti disumani alle frontiere d’Europa”, è giunta all’avvio della campagna di raccolta firme. Dal 10 luglio 2023 tutta la società civile europea che in questi mesi si è raccolta intorno all’associazione Stop Border Violence, inizia la raccolta delle firme per sostenere l’iniziativa davanti alla Commissione Europea. Ci sarà un anno di tempo per raccogliere un milione di firme in tutti gli Stati membri UE, con l’obbligo di raggiungere una quota minima in almeno sette paesi.

L’Iniziativa dei Cittadini Europei è uno strumento di democrazia partecipativa che permette di indirizzare la Commission europea. Tuttavia solo il 2,4% della popolazione europea conosce

questo strumento. A questo si sommano le difficoltà logistiche che una semplice associazione di cittadine e cittadini, priva di finanziamenti pubblici e di appoggi istituzionali, deve affrontare per organizzare una raccolta firme a livello continentale.

Ciononostante, in questi mesi preparatori abbiamo registrato l’interesse e la partecipazione di numerosi individui, associazioni, e realtà territoriali di vario genere che in tutta Europa lavorano da anni per migliorare le condizioni di chi scappa dal proprio Paese in cerca di dignità, trovandosi comunque privato dei diritti umani fondamentali.

Contro la grancassa mediatica e trasversale dei populismi che alimentano narrazioni razziste e xenofobe c’è una popolazione silente che lavora quotidianamente affinché vengano rispettati i più elementari principi umanitari che sono alla base delle principali carte costituzionali dei paesi democratici. Ed è propriola voce di questa popolazione silente che intendiamo far arrivare al parlamento europeo con la nostra iniziativa.

Riteniamo che questa ECI rappresenti una preziosa opportunità per riportare la politica migratoria dell’Unione Europea in un quadro di legalità. Chiediamo alle cittadine e ai cittadini, singoli o riuniti sotto qualsivoglia forma associativa, di aderire e contribuire al successo di questa iniziativa, firmando ediffondendone i contenuti nei loro territori nelle forme che più riterranno congeniali, mettendosi in contatto con i gruppi locali che si sono già costituiti.

Le firme vengono raccolte principalmente in modalità digitale, attraverso il link bit.ly/SBV, ma anche in formato cartaceo.

Per ulteriori informazioni, adesione e partecipazione, nonché per approfondimenti sul testo proposto alla commissione UE, vi invitiamo a visitare il sito dell’iniziativawww.stopborderviolence.org (in aggiornamento costante) o a seguirci sui canali social.

 

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