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Migranti, quelle 76 vite salvate per le quali dovremmo tutti dire “grazie”

Un nuovo naufragio, questa volta con un epilogo diverso. Un salvataggio. E solo grazie all’impegno di organizzazioni non governative che sfidano il mare e i pregiudizi di governi ostili che vorrebbero fermarne l’azione.
A loro va un sentito grazie sia per le vite salvate che per la copertura di fatti che altrimenti non riusciremmo a raccontarvi.
Come quello avvenuto venerdì sera, 11 agosto, quando la nave Life Support di Emergancy si è trovata di fronte l’ennesima carretta del mare con a bordo il suo carico umano,  76 persone destinate ad annegare in acque internazionali, questa volta in zona SAR maltese.
Sapete quanti migranti sono morti  negli ultimi sei mesi nel mar Mediterraneo? 933, NOVECENTOTRENTATRE, di cui 302 erano bambini. Quasi duemila con le vittime delle altre rotte dall’inizio dell’anno.  
Numeri che “parlano” da soli. Che dicono tutto.
Numeri che sono persone, vite, disperati che partono anche se sanno che rischiano di affondare prima di avvistare  terra. Anche se sono consapevoli che sono davvero poche le possibilità di essere salvati dalle ong o dalla guardia costiera, come è avvenuto per i migranti a bordo della barca segnalata ieri, prima da Seabird 2 di Sea Watch, poi da Maritime Rescue Coordination Centre  e infine via VHS dal canale 16  Individuata intorno alle 17.30, il trasferimento dei naufraghi alla Life Support si è concluso alle 19:15.

Le 76 persone viaggiavano su un’imbarcazione di legno di circa 12 metri vecchia e malmessa.
Partita dalla Libia tra Tripoli e Zuwara alle 22 della sera precedente aveva cominciato a imbarcare acqua già poche ore dopo aver lasciato le coste africane.
A bordo oltre a 45 uomini, 7 donne, 24 minori, di cui 12 non accompagnati e una bambina di soli 7 mesi
I naufraghi provengono per lo più da Egitto, Eritrea, Etiopia e Siria.
Abbiamo iniziato le operazioni di soccorso dopo aver comunicato con l’MRCC italiano, che ha coordinato il salvataggio – afferma Carlo Maisano, Capo Missione della Life Support di Emergency Quando siamo saliti a bordo la barca ci siano accorti che la barca era sovraccarica, e abbiamo scoperto che la stiva era vuota. questo rischiava di sbilanciarla. A operazioni concluse abbiamo ricevuto un’altra segnalazione da Alarm Phone di un’imbarcazione in difficoltà con caratteristiche analoghe, ma dopo 1,5h di pattugliamento non siamo riusciti a individuarla e ci siamo confrontati con l’MRCC che riteneva la segnalazione corrispondesse con l’imbarcazione già soccorsa. Siamo ora in viaggio verso nord ma abbiamo dato la nostra disponibilità all’MRCC per eventuali altri casi in distress. Ci è stato assegnato Napoli come porto di sbarco e attraccheremo in porto il 14 mattina”.
Tra le persone a bordo non ci sono casi critici, ma tutte le persone sono molto provate dal viaggio – spiega Juan Mira Vilches, medico a bordo della Life SupportAlcuni dei naufraghi soccorsi portano segni di bruciature dovute alla miscela di acqua salata e carburante a cui sono stati a contatto per ore. Abbiamo anche riscontrato problemi legati alla deambulazione, dovuti alla lunga permanenza immobili a bordo. Il nostro staff medico si sta prendendo cura di loro e nelle prossime ore effettueremo visite più approfondite”.

La Life Support, che a bordo ha 28 persone tra marittimi, medici, mediatori e rescuers, è alla sua decima missione nel Mediterraneo Centrale e ha salvato finora quasi 950 persone.

Dopo aver concluso le operazioni di soccorso e aver informato le autorità, la Life Support ha chiesto un “porto sicuro” dove sbarcare i 76 naufraghi. Pet Dorina per una volta l’attesa non è stata lunga ed è stati assegnato dall’MRCC il POS di Napoli. L’arrivo in banchina è previsto per la mattina di lunedì 14 agosto.
E noi saremo lì per raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti e di questi operatori coraggiosi.
Perché questo sono, non “taxi del mare”  che incentivano le partenze per interesse.
Con questa giustificazione, l’Italia ha deciso di osteggiare il lavoro delle ONG perché togliere “le ambulanze del mare” dal Mediterraneo  avrebbe interrotto i flussi poiché la loro presenza generava speranza e quindi spingeva le persone a rischiare la vita. Nulla di più sbagliato.
Chi è disperato, chi no ha alternative, non si lascia fermare dalla paura e dall’incertezza.
E oggi vediamo le conseguenze di quella scelta scellerata.

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