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Migranti, la denuncia di Msf: a un anno da Cutro nessuna seria risposta istituzionale

A un anno dal tragico naufragio di Cutro dove persero la vita 94 persone, nel Mediterraneo centrale si continua ad assistere a naufragi e morti in mare, mentre le autorità italiane non hanno assunto una sola iniziativa concreta per prevenire altre tragedie
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È quanto dichiara MSF, che nelle ore immediatamente successive a quella tragedia ha offerto supporto psicologico ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime.

“Dopo il tragico naufragio di Cutro e la spaventosa media di 7 vite spezzate ogni giorno nel disperato tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale, ci saremmo aspettati che i governi nazionali e le istituzioni europee mettessero al centro delle loro priorità questo tema. Eppure, al di là della retorica vuota e scomposta del giorno successivo, una risposta istituzionale seria semplicemente non è arrivata. Le autorità italiane non hanno assunto una sola iniziativa concreta per prevenire altre tragedie: nessuna azione per rafforzare il soccorso in mare, che anzi è stato indebolito con la criminalizzazione del ruolo della società civile; nessuna iniziativa specifica, salvo la cieca prosecuzione di quelle politiche di deterrenza che continuano a impedire modalità di accesso legale e sicuro.

A partire dal primo decreto-legge del 2023 (poi convertito nella legge 15/2023), il governo italiano ha messo in atto misure sempre più rigide per ridurre la capacità delle ONG, attive nel Mediterraneo, di essere presenti in mare e di effettuare soccorsi – afferma Marco Bertotto, direttore dei programmi di MSF in Italia. – Mentre alle ONG viene imposto di ignorare richieste d’aiuto, di effettuare salvataggi multipli e di dirigersi verso porti di sbarco sempre più lontani, le persone continuano a morire. Il decreto che è stato varato all’indomani del naufragio del 26 febbraio, rinominato decreto-Cutro, piuttosto che evitare che le persone muoiano in mare, minaccia con la detenzione chi sopravvive, riduce i diritti dei richiedenti asilo, limita i servizi di protezione, facilita le espulsioni ed espone migliaia di persone migranti alla condizione di irregolarità. Queste misure hanno il chiaro obiettivo di dissuadere e impedire gli sbarchi sulle coste italiane, anche se il prezzo da pagare sono le vite delle persone migranti”.

Un anno dopo Cutro, ricordando l’impegno delle équipe di MSF che erano a Crotone per offrire supporto psicologico ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime nelle ore immediatamente successive al naufragio,  i governi nazionali e le istituzioni europee non sono riusciti a mettere al centro delle loro priorità iniziative volte al non ripetersi di queste tragedie.

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