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Mediterraneo, Sea-Watch e MSF annunciano collaborazione per salvare vite in mare

MSF e Sea-Watch saranno insieme a bordo della Sea-Watch 4, la nuova nave umanitaria dedicata alle operazioni salvavita nel Mediterraneo centrale, che prenderà il mare nelle prossime settimane.

In un momento in cui gli ostacoli ai soccorsi in mare continuano e la pandemia di Covid-19 viene usata come pretesto per limitarli ulteriormente, la Sea-Watch 4 è espressione di un diffuso supporto sociale verso le navi umanitarie: acquistata grazie alla coalizione. La collaborazione è stata avviata con urgenza mentre gli stati membri dell’Unione Europea usano il Covid-19 come pretesto per limitare ulteriormente le attività di ricerca e soccorso, perpetuando le spirali di abusi in Libia ed esponendo le persone al rischio di annegare attraverso deliberate politiche di non-assistenza.

Mentre la criminalizzazione dei soccorsi continua, le navi umanitarie stanno raccogliendo un diffuso supporto sociale. La Sea-Watch 4 è stata acquistata e si prepara a entrare in mare grazie alla coalizione United4Rescue, fondata a dicembre 2019 su iniziativa della Chiesa protestante in Germania, e oggi composta da oltre 500 organizzazioni della società civile europea. La nave sarà gestita da Sea-Watch mentre il team medico di MSF, composto da quattro persone tra cui un medico e un’ostetrica, fornirà assistenza medica e gestirà la clinica di bordo, con specifica attenzione alle misure richieste dalla pandemia di Covid-19.

“Nessun essere umano dovrebbe essere lasciato annegare o subire torture e sofferenze, eppure sono queste le conseguenze della colpevole inosservanza del dovere da parte dei governi europei” dice la dott.ssa Claudia Lodesani, presidente di MSF in Italia. “Come organizzazione medico-umanitaria, conosciamo bene le sfide imposte dal Covid-19 ma sappiamo anche che tutte le vite vanno salvaguardate, a terra come in mare. Le recenti misure dei governi per ostacolare i soccorsi, presentate come misure di salute pubblica, sono sconsiderate e puramente politiche. Sostenendo la guardia costiera libica e negando assistenza a chi tenta la traversata, gli stati europei mandano il chiaro messaggio che queste vite per loro non contano.“

“La Sea-Watch 4 e l’ampia alleanza che rappresenta sono la risposta univoca della società civile alle politiche discriminatorie dell’UE, che preferisce lasciare annegare le persone purché non raggiungano le coste europee” dice Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch. “È un simbolo di solidarietà verso le persone in movimento e un chiaro segnale all’UE perché, nonostante tutti gli sforzi per ostacolare i soccorsi, noi non smetteremo di salvare vite. Le persone vengono lasciate morire in mare, o vengono respinte nello stesso luogo da cui stanno cercando di fuggire, mentre gli aerei di pattugliamento europei osservano dall’alto, complici nel definire il loro destino. Finché gli stati europei lasceranno morire le persone come deterrente, andremo avanti e riceveremo supporto.”

 

Negli ultimi cinque mesi, Italia e Malta hanno troppo spesso negato assistenza a persone in imminente pericolo, fino a chiudere ripetutamente i loro porti alle navi umanitarie. Con la deliberata e sistematica inadempienza nei compiti di coordinamento dei soccorsi da parte delle autorità competenti si sono abbandonate persone in mare per ore, giorni o anche settimane senza alcuna assistenza.

 

La Libia è categoricamente definita non sicura per migranti, rifugiati e richiedenti asilo da istituzioni internazionali ed europee come le Nazioni Unite, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e la Commissione Europea. Eppure dall’inizio dell’anno 5.650 persone sono state intercettate e riportate forzatamente in Libia nell’ambito di accordi bilaterali finanziati e facilitati dall’Unione Europea e dai suoi stati membri, mentre le navi civili di ricerca e soccorso – tra cui la Sea-Watch 3 e la Ocean Viking – vengono sistematicamente bloccate nei porti italiani per futili tecnicismi.

 

Di molte delle centinaia di persone riportate alla detenzione in Libia vengono perse le tracce, altre vengono trattenute in centri di detenzione sovraffollati dalle precarie condizioni igienico-sanitarie, senza adeguato accesso a cibo e acqua. L’intensificarsi del conflitto in Libia quest’anno ha messo ulteriore pressione su un sistema sanitario già vicino al collasso e a un’emergenza umanitaria nel paese.

 

Senza possibilità di accedere ad alternative sicure e legali, migliaia di persone tentano la traversata mortale come ultima possibilità. La mancanza di capacità di ricerca e soccorso non scoraggia le persone dal partire, ma rende ancora più estremi i rischi che sono costrette a correre. Solo a giugno, almeno 101 persone sono state dichiarate morte o scomparse nel Mediterraneo centrale – la settimana scorsa, tre giovani sono stati uccisi e due feriti dopo essere stati riportati forzatamente in Libia – mentre il numero di chi ha tentato di attraversare il mare su fragili imbarcazioni non adatte alla navigazione è quadruplicato in confronto allo stesso periodo dell’anno scorso.

 

La collaborazione Sea-Watch e MSF

La Sea-Watch 4 era una nave per la ricerca oceanografica chiamata Poseidon. È stata acquistata a febbraio da Sea-Watch e dalla coalizione United4Rescue e poi equipaggiata per le attività di ricerca e soccorso in mare. MSF, la cui sezione tedesca è membro di United4Rescue, fornirà assistenza medica e umanitaria a bordo della nave. Il team medico di MSF a bordo, composto da quattro persone tra cui un medico e un’ostetrica, sarà responsabile di fornire cure mediche d’emergenza e gestire la clinica di bordo. Sea-Watch gestirà la nave e le operazioni di soccorso con un equipaggio di 21 persone, in parte volontari. Sea-Watch e MSF insieme forniranno assistenza umanitaria, distribuendo cibo e beni di prima necessità e individuando le persone particolarmente vulnerabili.

 

 

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